Quattro mesi dopo l’attentato di Parigi nella sede di Charlie Hebdo, stava per verificarsi un nuovo attentato terroristico nell’Occidente: stavolta non in Europa, bensì in Texas. In particolare a Garland, sobborgo di Dallas, presso il Curtis Culwell Center, dove era in corso una competizione promossa dall’American Freedom Defense Initiative che aveva offerto 10 mila dollari per il miglior disegno canzonatorio su Maometto. Erano esposte 350 vignette provenienti da tutto il mondo, ma con una minaccia comune: quella di un attentato terroristico. Così sarebbe stato se per l’evento non si fossero prese le giuste misure di sicurezza.
Alle 19 locali di domenica sera, infatti, due terroristi sono giunti nei pressi della manifestazione e hanno iniziato a sparare davanti all’ingresso, ma la polizia ha prontamente ucciso i due attentatori senza dispendio né di vittime civili né di agenti. Ancora i due non sono stati identificati, però secondo la ABC uno dei due sarebbe Elton Simpson: cittadino americano residente a Phoenix, capitale dell’Arizona, ha spesso espresso fedeltà ad Al Qaeda e all’ISIS, e l’FBI era già sulle sue tracce per alcuni programmi di antiterrorismo. Circa l’identità dell’altro estremista non si è avanzato nessun tipo di ipotesi. Nel frattempo, la polizia continua a ispezionare la vettura con cui sono arrivati i due terroristi, al cui interno hanno già trovato un ordigno incendiario.
Alla cerimonia era presente Geert Wilders, un politico olandese dagli ideali xenofobi, probabilmente sotto il mirino dell’ISIS ancora prima della manifestazione. In merito all’accaduto non ha dimenticato di spendere parole forti anche Pamela Geller, attivista e blogger americana dalle idee estremiste, che inoltre è stata la “madrina” dell’evento di Dallas. Dopo aver twittato quanto stava avvenendo, ha affermato: «Siamo in guerra». C’è da dire che il messaggio degli estremisti islamici è chiaro: nessun posto è al sicuro. E, come l’ISIS ha dimostrato finora oltre alle vittime, si punta ad un tipo di terrorismo più intellettuale che “meramente” fisico.
Claudio Francesco Nicolosi
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