Vittoria significativa per Julian Assange nella sua battaglia contro l’estradizione dal Regno Unito negli Stati Uniti. Il giornalista australiano, fondatore di WikiLeaks, organizzazione divulgativa senza scopo di lucro che si occupa di diffondere documenti riservati coperti da segreto di Stato, militare, industriale o bancario, rischia fino a 175 anni di carcere negli USA, dove ha a suo carico 17 accuse di spionaggio per aver diffuso documenti del Dipartimento di Stato e del Pentagono riguardanti, tra le altre cose, crimini di guerra commessi in Iran e Afghanistan.
A marzo, l’Alta corte britannica aveva concesso temporaneamente la possibilità di ricorrere all’appello, dando però al contempo agli Stati Uniti la possibilità di garantire che non avrebbero fatto ricorso alla pena di morte per il giornalista in caso di estradizione e che gli avrebbero concesso di fare affidamento alla free speech clause del Primo Emendamento della Costituzione degli USA. Quest’ultimo dispone che chiunque possa diffondere qualsiasi contenuto, senza limiti, indipendentemente dal fatto che questo possa essere ritenuto passibile di disinformazione, discriminazione, discorsi d’odio o contenuti dolosamente e palesemente falsi e dannosi.
Proteste in supporto di Julian Assange all’esterno della Royal Courts of Justice di Londra. (Fonte: USNews.com).
La difesa ha sin da subito espresso ragionevoli dubbi sulle garanzie offerte dall’amministrazione Joe Biden, con il Presidente statunitense che un mese fa aveva dichiarato di essere intenzionato a valutare seriamente la possibilità di far cadere ogni accusa nei confronti del giornalista, come richiesto dall’Australia. Detenuto dall’11 aprile 2019 presso la His Majesty’s Prison Belmarsh di Thamesmead, quartiere del sud-est di Londra, Assange è stato sostenuto da numerosi manifestanti, che gli hanno mostrato solidarietà in occasione di una protesta svoltasi davanti alla Royal Courts of Justice di Londra.
53 anni da compiere il prossimo 3 luglio, il giornalista e attivista nativo di Townsville, nel Queensland, avrà qualche mese per preparare un nuovo processo d’appello. Nel frattempo, rimarrà in custodia cautelare presso il carcere di massima sicurezza di Belmarsh. Un verdetto, quello emesso dai giudici Jeremy Johnson e Victoria Sharp, che ha fatto gioire i sostenitori di Assange e la moglie Stella Morris. La partita, che sembrava virtualmente chiusa fino a poco tempo fa, è ancora tutta da giocare.
Dennis Izzo
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