Da una settimana a questa parte abbiamo sentito parlare di una delle tante vicende di Revenge Porn. La vittima, un’insegnante di Torino che aveva mandato foto “hot” al fidanzato, ha passato negli ultimi giorni le pene dell’inferno. Fortunatamente il Revenge Porn è stato dichiarato un reato a tutti gli effetti dall’anno scorso e come tale è stato trattato.
Infatti la madre dell’alunno che l’aveva minacciata e denunciata alla preside dell’istituto è sotto accusa per estorsione, oltre che per diffamazione e per la diffusione del video. Di questi ultimi due reati è accusato anche il marito, nonché padre dell’alunno. La preside è sotto processo per diffamazione mentre per l’ex fidanzato è previsto un anno di servizi socialmente utili e il risarcimento del danno.
Cosa ne pensate di queste punizioni? Giustizia è stata fatta? O si poteva fare qualcosa di più?
Tutta questa storia, giustamente, ha acceso molti animi che hanno preso le difese della giovane insegnante. Tanto che più di 200 giornaliste, attiviste, docenti, redattrici, politiche, scrittici hanno deciso di manifestare la loro solidarietà con una lettera aperta.
“Cara Franca, abbiamo appreso la vicenda che ti riguarda dai giornali, non conosciamo il tuo nome e per indirizzarci a te abbiamo scelto il nome di una donna che ha cambiato la storia di questo paese, Franca Viola. Come Franca, che fu la prima a rifiutare la vergognosa pratica del “matrimonio riparatore”, anche tu hai trovato la forza di denunciare la violenza che ti è stata inflitta e possiamo solo immaginare quanta ce ne sia voluta. Ti vogliamo dire grazie. Grazie perché non sei stata zitta, come tanti avrebbero voluto. Grazie perché non ti sei arresa e a chi ti ha detto che avresti dovuto provare vergogna hai risposto rendendo pubblica questa storia, in cui a vergognarsi dovrebbero essere tutte le altre persone coinvolte. Non tu. Perché nel sesso, libero e consensuale, non c’è vergogna. Vergogna dovrebbe invece provare chi, senza alcun consenso da parte tua, ha pensato di violare te e il tuo privato. Si chiama Revenge Porn, ed è un reato. Vergogna dovrebbe provare chi ti ha costretto a dimetterti, come se nel sesso ci fosse qualcosa di sporco, di immorale. Non è così. Immorale è ciò che hai dovuto sopportare. La storia di Tiziana Cantone sembra non aver insegnato niente. All’epoca della sua morte abbiamo pensato tante volte a quello che avremmo potuto fare per farle sentire che non era sola. Per questo oggi neanche noi stiamo zitte. Cara Franca, grazie”.
Parole che fanno riflettere, commoventi e importanti. Questa vicenda dovrebbe crearci un esame di coscienza: nell’epoca dei social, quanti di noi hanno mandato foto “hot” a qualcuno? Quanti di noi potevamo essere quella ragazza?
Nicole Rastelli
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