Negli ultimi decenni il fenomeno della migrazione ha interessato particolarmente il continente europeo e le coste italiane. Adesso, più che mai, stiamo assistendo a una situazione critica molto vicina a noi che si sta verificando a Lampedusa. L’isola, infatti, che accoglie migranti sin dal 2013, è ormai arrivata al collasso e i lampedusani lanciano un grido di aiuto per essere ascoltati dai governi.
Sin dalla Preistoria, la migrazione è stata parte integrante del comportamento umano. Le ragioni che spingono le persone a fuggire dal proprio Paese possono essere molteplici. Si scappa da conflitti politici, disastri ambientali o semplicemente per andare alla ricerca di più opportunità di lavoro. Ripercorriamo, dunque, le tappe più importanti delle migrazioni umane facendo un breve excursus storico da ieri a oggi.
Una delle migrazioni di massa più importanti della storia fu certamente quella verso il continente americano, che interessò in particolare Stati Uniti, Brasile e Argentina. In quegli anni, tra il 1850 e il 1914 furono circa 60 milioni i migranti in viaggio verso il nuovo continente, di cui 9 milioni erano italiani che abbandonarono il proprio Paese in cerca di fortuna, alcuni senza fare ritorno in patria. Seppur esisteva quella speranza del “sogno americano”, la vita per i migranti non era facile: chi approdava a New York veniva sbarcato a Ellis Island dove si veniva sottoposti a umilianti attese ed estenuanti visite mediche. Inoltre l’integrazione non risultava altrettanto semplice e si finiva per essere vittime di discriminazione.
Un’altra migrazione che segnò la storia europea fu quella dei tedeschi della Germania Orientale. Nell’estate del 1989 viaggiarono in massa verso l’Ungheria e l’Austria per lasciare la DDR (Repubblica Democratica Tedesca). Fu un evento molto importante che rappresentò il preambolo di quella che, da lì a poco, sarebbe stata la fine del regime comunista e della caduta del muro di Berlino. Questo episodio viene ricordato dai libri di storia come “picnic paneuropeo” poiché molti giovani provenienti da tutta Europa vi accorsero e i vicini della Germania Occidentale erano disposti ad accogliere i fratelli rifugiati.
Tutto iniziò la notte del 3 ottobre 2013, quando un’imbarcazione si rovesciò al largo dell’Isola dei Conigli, a Lampedusa. A bordo c’erano circa 600 persone, quasi tutte di origine eritrea. Solo 155 di loro si salvarono. L’episodio scosse la coscienza collettiva, per questa ragione il 3 ottobre si decise di istituire la Giornata nazionale in memoria delle vittime di immigrazione.
Le persone arrivate in questi giorni a Lampedusa provengono per lo più da Nigeria, Sierra Leone, Sudan, Ciad, Tunisia, Guinea e Camerun. Per imbarcarsi verso l’Europa il prezzo da pagare è caro, pagano dai mille a 5mila dinari tunisini che corrispondono a circa 1.500 euro. Invece il numero di migranti approdati sull’isola nell’ultima settimana, corrisponde a circa settemila persone. Ma facciamo chiarezza: per quale motivo si è creata questa situazione satura sull’isola? Il motivo per cui i centri di accoglienza di riempiono subito ad ogni svuotamento è dovuto al fatto che la rotta del flusso migratorio è cambiata. Generalmente, infatti, i migranti partivano dalla Libia, ora invece dalla Tunisia che è appunto vicinissima a Lampedusa. Questo permette di arrivare sull’isola in meno tempo, dal momento che non si effettuano salvataggi ma lo sbarco avviene in maniera diretta.
Intanto, gli isolani chiedono provvedimenti poiché un’isola così piccola non è fisicamente in grado di accogliere così tante persone. A tal proposito il governo nazionale e le cariche europee si stanno mobilitando.
Alla luce della storia delle migrazioni umane e della situazione attuale di Lampedusa, possiamo notare, dunque, come l’essere umano abbia sempre avuto quella necessità di spostarsi per andare alla ricerca di condizioni di vita migliori e di stabilità, per se stessi e per la propria famiglia. Di come possa essere resiliente e capace di ricominciare tutto daccapo anche in terre completamente ignote, a dispetto delle avversità che si lasciano alle spalle.
Fonte immagine in evidenza: Wikimedia (Sara Prestianni)
Alessia Scandurra
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