Sono stati presentati a Torino lo scorso 26 ottobre i risultati della ventunesima edizione di Ecosistema Urbano, l’iniziativa promossa da Legambiente, con la collaborazione di Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore, che ha lo scopo di stilare una classifica delle città più vivibili d’Italia. Particolare attenzione quest’anno va alla qualità delle politiche ambientali messe in atto dai capoluoghi di provincia italiani e, nello specifico, la lente d’ingrandimento cade sui provvedimenti delle amministrazioni in materia di mobilità, gestione dei rifiuti e delle acque, qualità del territorio. Il quadro delineato dal rapporto, tuttavia, appare poco incoraggiante. Tra un inquinamento atmosferico in costante aumento, il tasso di motorizzazione in crescita, una gestione delle acque e dei rifiuti che lascia a desiderare e il sistema dei trasporti pubblici in crisi, sembra, infatti, che neanche le città piazzatesi sul podio come le più vivibili siano poi tanto virtuose.
Diciotto sono i criteri presi in considerazione per confrontare i capoluoghi di provincia oggetto dell’iniziativa. Tre sono indicatori della qualità dell’aria, prendendo in esame la concentrazione di polveri sottili, ozono e biossido d’azoto; tre concernono la gestione delle acque e due quella dei rifiuti (produzione e raccolta differenziata). Atri parametri riguardano la qualità dei trasporti pubblici, la mobilità, l’incidentalità stradale e il consumo e diffusione dell’energia.
In base a questi indicatori, tra i centoquattro capoluoghi analizzati da Legambiente si guadagna il primo posto Verbania, seguita immediatamente da Belluno, Bolzano, Trento e Pordenone. Eppure basta gettare uno sguardo sulle prestazioni di questi comuni per rendersi conto quanto neppure essi siano un modello di perfezione, anzi ottengano risultati parziali e, quindi, ancora lontani dalla sufficienza. Trento, per fare un esempio, presenta valori eccessivi di biossido di azoto, mentre Verbania e Belluno sprecano un terzo dell’acqua messa in rete. Pordenone, ancora, depura poco più della metà dei suoi scarichi fognari. Se persino le città in capo alla lista non soddisfano le aspettative, non sarà difficile immaginare, dunque, la situazione dei comuni in fondo alla classifica, tra i quali spiccano Catanzaro (100), Messina (101), Crotone (102), Isernia (103) e, dulcis in fundo, Agrigento, alla posizione 104.
Un dato interessante, comunque, è come siano le città medio-piccole, specialmente del centro-nord, a garantire un migliore stile di vita ai propri abitanti. I comuni al di sotto degli ottantamila abitanti, in effetti, occupano le posizioni più alte in classifica, mentre le grandi città non sembrano passarsela bene, con la sola Venezia che si aggiudica il decimo posto. Il rapporto di Legambiente, in conclusione, dimostra ancora una volta quanto i comuni italiani e le loro amministrazioni siano restii al cambiamento e come soltanto abbandonando le prospettive parziali sarà possibile realizzare delle città realmente vivibili.
Debora Guglielmino
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