Secondo alcuni studi scientifici, milioni di pazienti nel mondo sono vittime di dispositivi tecnologici come pacemaker, protesi dell’anca e retine per il contenimento delle ernie, gli stessi che stanno causando sofferenze immani e, talvolta, anche la morte, hanno determinato l’avvio di un’indagine condotta dal Consorzio internazionale di giornalisti investigativi ICIJ. L’azione giunge dopo esser stati accertati i potenziali pericoli che riguarderebbero, in astratto, milioni di pazienti nel mondo.
Come tali, siamo abituati a considerare i dispositivi medici in qualità di piccole meraviglie tecnologiche che permettono di risolvere o alleviare problemi di salute anche molto debilitanti. L’ICIJ ha scoperto, però, come il mercato di questi apparecchi medici sia una specie di Far West, nei Paesi più industrializzati come in quelli più poveri. Gli standard dei test sono, spesso, di molto inferiori a quelli dei medicamenti: i produttori fanno la spola tra le numerose agenzie di certificazione, fino a quando non ne trovano una che dia loro il via libera a dispositivi dichiarati fuori legge, in un Paese dove non dovrebbero esserlo. Il risultato è che milioni di persone convivono con dolori e lesioni causati da impianti medicali difettosi o di scarsa qualità in tutto il mondo.
Negli ultimi dieci anni, solo negli Stati Uniti – unico Paese, tra quelli presi in considerazione, a registrare sistematicamente questo tipo di complicazioni – più di 1,7 milioni di pazienti hanno riportato ferite causate dalle protesi che avrebbero, invece, dovuto curarli. Ma le conseguenze, tuttavia, possono essere ben peggiori. Sempre oltreoceano, e nello stesso periodo, si sono registrati 83mila decessi legati all’utilizzo di impianti medici; nel Regno Unito, dal 2015 al 2018, segnalati 62mila “eventi avversi” legati all’uso di impianti: «1004 sono risultati nella morte del paziente», riporta il Guardian. In Germania, nel solo 2017, il numero complessivo di lesioni, decessi o altri tipi di problemi è arrivato a 14034 casi, secondo la Süddeutsche Zeitung. Gli Implant Files sono un’indagine giornalistica internazionale che ha coinvolto 250 giornalisti e data specialist di 58 mass media in 36 Paesi nel mondo. In Svizzera il progetto coinvolge il Recherchedesk e il Team dati di Tamedia.
«Stiamo iniziando a fare quello che le autorità non fanno», ha commentato il direttore dell’ICIJ, Gerard Ryle, sottolineando l’inefficienza della regolamentazione esistente. «È una questione globale, nonché problema globale», ha aggiunto. Alla luce di questi dati, Giovanni D’Agata, Presidente dello Sportello dei Diritti, si chiede se anche il nostro Paese abbia già affrontato il problema, giacché anche il mercato delle protesi risulta globalizzato, ricordando, a tal proposito, il recentissimo scandalo degli impianti mammari PIP diffusi su scala mondiale, e per tale scopo rivolge un invito al Ministero della Salute affinché avvii tutte le iniziative opportune per monitorare la consistenza del fenomeno anche in Italia, ed eventualmente prendere le misure idonee. In ogni caso, lo Sportello dei Diritti è pronto a ricevere le segnalazioni dei pazienti i quali presentano problemi, simili a quelli indicati, e ad avviare tutte le azioni a tutela nelle sedi competenti.
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