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Alzheimer: come scoprirlo con dieci anni di anticipo
21 Settembre 2017
After Big Bang

Alzheimer: come scoprirlo con dieci anni di anticipo

Home » After Big Bang » Alzheimer: come scoprirlo con dieci anni di anticipo

Oggi l’Alzheimer in Italia colpisce circa 600.000 persone. Più di mezzo milione di anziani è affetto dalla malattia neurodegenerativa che si accanisce contro memoria e ricordi, recando problemi tanto alle funzioni cognitive, quanto al comportamento. La forma di demenza che di solito ha declino lento e progressivo inizia con segnali silenti e spesso sottovalutati e arriva, poi, a coinvolgere linguaggio e pensiero insediandosi nella quotidianità del soggetto.

Le conoscenze sul morbo oggi sono innumerevoli, ma ancora troppo poche per arrivare a curarlo. Uno studio portato avanti da alcuni studiosi dell’università di Bari, recentemente pubblicato anche sul Times, ha scoperto la possibilità di diagnosticare l’Alzheimer con un anticipo di ben dieci anni rispetto a come avviene attualmente. Si tratta di una tecnica incentrata sull’analisi delle risonanze del cervello svolta da un’intelligenza artificiale, nettamente più capace di un uomo nell’individuarne precocemente le caratteristiche.

I ricercatori pugliesi guidati dalla dottoressa Marianna La Rocca e Nicola Amoroso hanno insegnato all’algoritmo a distinguere i cervelli sani da quelli malati, sperimentando rispettivamente su 29 fasi di individui in buona salute e 38 pazienti affetti. L’esperimento ha in una seconda fase coinvolto una cerchia più ampia di persone, tra le quali 48 con problemi cognitivi minori che avrebbero sviluppato l’Alzheimer nel corso di un decennio. L’intelligenza artificiale non solo è stata in grado di riconoscere con esattezza, in un’alta percentuale di casi, quando si trovasse davanti a risonanze di pazienti colpiti da demenza, ma addirittura di diagnosticare chi nel futuro avesse sofferto di Alzheimer, nonostante nel presente non manifestasse alcun sintomo.

Il risultato sembrerebbe essere di grande importanza dato che permetterebbe ai pazienti di essere seguiti e affiancati precocemente, da un lato, e offre alla scienza buone speranze per la ricerca di un trattamento volto quantomeno a ritardarne i sintomi giocando d’anticipo. Anche in Massachusetts gli scienziati dell’Institute of Technology, della Case Western University dell’Ohio e della McGill University in Canada hanno fatto ricorso all’intelligenza artificiale per predire lo sviluppo dell’Alzheimer ottenendo esiti simili a quelli italiani. La dottoressa La Rocca ritiene inoltre che lo stesso metodo potrebbe essere utilizzato per scovare preventivamente altre malattie quali, ad esempio, il morbo di Parkinson.

Concetta Interdonato

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