Tutte le aziende più famose si riconoscono subito dal loro simbolo. Un prodotto Apple dal simbolo della mela morsicata, un prodotto Nike dalla spunta che volge verso l’alto, e così via. Ma quando hanno iniziato, le pubblicità e i loghi, a diventare la chiave per la vendita di un prodotto? Come può un brand far distinguere un’azienda da tutte le altri?
Il logo non è un semplice simbolo: è il tratto che distingue ogni gruppo o azienda, è una figura che appartiene, solo e soltanto, alla corporazione o alla persona che decide di usarlo come firma. Questo serve, in maniera essenziale, per raccontare il fine, l’obiettivo, le origini o comunicare l’idea di base della società. La scelta di un logo è rilevante per l’efficacia che quel simbolo può avere, tanto è vero che per ogni figura sono molti i punti di vista da prendere in considerazione.
Il marchio in questo caso deve essere un’immagine visiva, facile da ricordare: oggetti inanimati, scritte, segni che si uniscono alle scritte, forme, segni e scritte che creano forme comuni, l’elemento distintivo di ogni forma e molto altro ancora.
Quando si osservano i tanti loghi delle centinaia di migliaia di aziende che, da ogni paese e angolo del globo, cercano di farsi conoscere, si trovano delle somiglianze nei loro brand. Da simbolo a simbolo, dunque, cosa permette di distinguere il logo Apple, per esempio, da tante altre mele disegnate su una custodia? Il ruolo fondamentale lo gioca un carattere che, nel logo, si distingue da altri e, per l’occhio del singolo, viene subito memorizzato. Nel caso della mela della Apple, è il morso sul lato destro. Non tanto il colore, quanto quel morso: nel corso della storia il logo Apple ha spesso cambiato tema, da quello arcobaleno all’azzurro fluo, fino a un grigio chiaro. Il morso, però, è sempre stato l’elemento distintivo di quel frutto.
Dietro i nomi delle aziende e dei loro loghi, molte pubblicità si muovo alla base di giochi di parole, frasi a effetto e messaggi secondari al fine di presentare e vendere nel modo migliore il prodotto.
Una storica pubblicità della Volkswagen mostrava un semplice sfondo bianco, con sopra solo una minuscola macchina stampata sul volantino, con una scritta “Pensa in piccolo”. In basso a tutto, il famoso logo della ditta produttrice di automobili.
Un’altra pubblicità della Apple, datata nel 1979, con un uomo nudo circondato dalla vegetazione, con sotto una scritta “Stiamo cercando il modo più originale di usare una Mela dai tempi di Adamo”. In basso a tutto, lo storico simbolo della Apple accompagnato dal (abbandonato e da poco ripreso) tema arcobaleno.
Queste sono solo alcune delle storiche pubblicità che nel corso del tempo hanno accompagnato, e testimoniano, la crescita e lo sviluppo dei nomi più grandi. Ed è nella pubblicità la chiave di un’azienda: una volta che si ha un prodotto e un logo, la pubblicità è il tocco finale che garantisce popolarità. Perché utilizzano frasi semplici, compatte, che mirano a un gruppo di persone che sono interessate e vogliono quel servizio e quel prodotto.
Un’azienda crea la sua immagine: un logo, una frase a effetto, un tema, un prodotto, un obiettivo da seguire. Bisogna però considerare che esistono varie specie di pubblicità, diversi punti di riferimento e modi di interpretare un marchio. Sulla nascita del logo della Apple, continuando a usare questa come esempio, le storie sono molte. Alcuni tendono a ricollegare la mela alla morte di Alan Turing, definita “una meravigliosa leggenda urbana” dallo stesso creatore del logo, Janoff Rob. A dire il vero, il primo logo della Apple non è stato neanche un frutto, era semplicemente un disegno di Isaac Newton seduto sotto un melo. Janoff presentò a Steve Jobs due modelli per il logo, quando quest’ultimo decise di cambiare il disegno di Newton. La scelta della mela fu ovvia, essendo il richiamo diretto al nome dell’azienda. Janoff presentò un primo modello di una mela morsa e un secondo di una mela intera. Jobs non ci pensò due volte a scegliere la mela morsa. La motivazione era una ed era la più pragmatica: non confondere la mela con altri frutti.
Per un periodo la mela morsa, che poggiava sullo slogan “Think different”, era di colore arcobaleno. Essendo la bandiera arcobaleno simbolo della cultura LGBT, il pensiero di molti fu che si trattasse di un secondo omaggio a Turing.
La risposta la dà ancora Rob Janoff: Steve insisteva che il logo Apple non fosse monocromatico, come lo aveva presentato il designer, ma che desse l’idea di essere un prodotto per giovani. E soprattutto desse l’idea di un particolare: i colori che la Apple, in quel periodo, poteva riprodurre.
Un altro aneddoto che aiuta a comprendere è quello del motivo per il quale la Apple si chiami così. Il motivo riguarda l’idea che si era fatto Steve Jobs del suo prodotto. Un nome poco intimidatorio, semplice, conosciuto, che poteva da subito entrare nella mente di tutti senza ispirare schieramenti o ideologie negative.
E la grande storia di un marchio come Apple è, di fatti, l’esempio perfetto. Una storia fatta di aneddoti che è arrivata nelle vette delle classifiche mondiali, dalla vendita alla qualità dei prodotti.
Davide Zaino Pasqualone
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