Il nostro viaggio continua fra le bellezze saccensi. Oggi andiamo alla scoperta della Chiesa e del Monastero della Badia Grande (o di Maria SS. dell’Itria).
La chiesa venne fondata nel 1380, quando il Conte Guglielmo Peralta, volendo creare un monastero per le Benedettine, riedificò più a sud la Chiesa di San Michele (una delle prossime tappe del nostro viaggio). Soltanto, però, nel 1401, dopo la morte del Conte , la moglie Eleonora e il figlio Nicolò continuarono i lavori che nel frattempo erano stati interrotti: l’opera fu poi portata a compimento dal Conte Artale Luna.
La chiesa accoglieva le tombe gentilizie dei Peralta e dei Luna. In occasione di alcuni lavori di ristrutturazione fu rifatta di sana pianta su disegno dell’ingegnere trapanese Luciano Gambino, tra il 1776 e il 1784. Fu ulteriormente abbellita con decorazioni in oro zecchino e pregevoli quadri di Gaspare Testone. La pianta, originariamente a tre navate, durante la ricostruzione settecentesca fu ridotta ad una sola, con tre cappelle per parte. A destra, si trova una lapide del 1670, in cui donna Maria Lucchese-Luna dedica la sepoltura al marito don Giuseppe Luna. L’altare maggiore in marmo è in stile barocco con volute e angeli ai lati.
Sulle pareti compaiono un San Michele Arcangelo (a sinistra) e l’Angelo Custode (a destra). Nelle pareti si aprono due finestre provviste di un reticolato di ferro dette “comunichini” perché attraverso uno sportellino le monache di clausura ricevevano la comunione. Sugli altari di destra sono poste le tele con Santa Scolastica, la Sacra Famiglia e San Benedetto; a sinistra è posto il Martirio di Sant’Eufemia e il Transito di San Giuseppe. Sul pavimento una lapide copre la sepoltura delle religiose.
Il prospetto della chiesa è di stile rinascimentale, assume un tono maestoso grazie al loggiato di gusto barocco aggiunto nel 1799. Sulle superfici in conci di pietra si inserisce un geometrico portale, nelle cui vele compaiono due teste scolpite.
L’attiguo monastero era il più grande e il più ricco di rendite della città, ma nel 1867 le monache di Loreto e della Badia Grande passarono in un altro convento. All’interno si può ammirare una meravigliosa volta a crociera e un arco a sesto acuto e a doppia fascia, poggiate su due pilastri quadrati. L’intero complesso comprendeva 5 grandi dormitori, un appartamento per le novizie, un’ampia zona per le educande, due parlatori, moltissime stanze e diversi giardini. Le monache della Badia Grande erano famose in città per i loro dolci che vendevano facendoli passare all’esterno attraverso una finestra provvista di vano girevole. Il grande spazio antistante è stato location di alcuni film di Pietro Germi, fra cui In nome della legge, e Sedotta e abbandonata. Il nostro viaggio per oggi si ferma qui, ma continuate a seguirci, scopriremo assieme altre meravigliose bellezze.
Letizia Bilella
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