Il film drammatico vincitore del premio “miglior regia” al Festival di Cannes attrae lo spettatore e svela un mondo femminile crudo, in cui prevalgono istinti troppo a lungo sopiti e animalesche pulsioni, in un clima di tensione eccitante, intrisa di solitudine e paura. L’inganno estirperà l’umana fiducia trionfando tragicamente.
Basato sul romanzo “A Painted Devil” di Thomas P. Cullinan, già adattato cinematograficamente nel 1971 da Don Siegel, narra le vicenda di una comunità di ragazze che vivono nel Farnsworth Seminary, un collegio femminile in Virginia, nel 1864 in piena Guerra di secessione. Un giorno la loro vita tranquilla, fatta di lezioni di lingua francese, cucito, musica, passeggiate e preghiere seroline per la fine della guerra e il ritorno dei loro cari, viene turbata dall’arrivo di un caporale nordista, trovato ferito nel bosco da una di loro, durante una passeggiata per funghi. Le donne decidono di accogliere il nemico, ma la sua presenza non le lascerà indifferenti e si scoprirà ben presto che, dietro la carità cristiana che le aveva mosse all’accoglienza, si celano il desiderio, la stanchezza della solitudine, il brivido della novità e l’illusione che qualcosa cambierà dopo la fatica e la sofferenza a cui la guerra le ha costrette.
Cast stellare in una performance eccellente. Tutti protagonisti. Nicole Kidman è Martha Farnsworth, direttrice del seminario, una donna indurita dalla guerra, il perno della comunità, severa, lucida e rigida, che non dà spazio alle sue emozioni e resta razionale anche nella vendetta. «Il coraggio è fare ciò che occorre nel momento in cui occorre» afferma l’attrice. L’insegnante Edwina Morrow, interpretata da Kirsten Dunst, incarna la disillusione; emancipata rispetto alle altre perché proveniente dalla città di Richmond, il suo sguardo stanco ha smesso di credere in quello che più desidera: «Vorrei essere portata lontano da qui». Non aspetta altro che un appiglio che le si ritorcerà contro, ma ciò nonostante conserverà un’ammirevole sensibilità e alla fine cederà alla passione. Le alunne: Elle Fanning è Alice, bella, maliziosa, temeraria, intraprendente ma anche bugiarda e pavida. Jane, Amy, Emily e Marie impersonano l’innocenza, la spensieratezza e l’ immaturità, fin troppo civettuole, a tratti stereotipate, sono la scoperta del nemico (Amy) e la sua tragica fine. L’idea del tragico inganno finale sarà di Marie, la più piccola e innocente si spoglierà di tutta la sua innocenza macchiando sé stessa e tutte le altre con una colpa mortale. Colin Farrell diventa il caporale John Mc Burney, soldato yankee, è un animale ferito, spaventato, solo e in parte sincero, autore e vittima di incomprensioni e inganni.
Grande merito va alla fotografia dai colori scuri e opachi, con luce solo naturale, che riporta fedelmente lo spettatore nell’epoca di ambientazione. La scenografia appare raffinata ed esteticamente ricca, grande cura per i particolari (le danze dell’epoca, la scrittura finemente traslata su foglio con calamaio, i quadri d’autore delle stanze, perfino gli accenti di ogni ragazza, se ascoltati in lingua originale, sono curati per sottolinearne lo stato di provenienza). I temi trattati stupiscono e inducono a riflettere: l’innocenza perduta, un microcosmo fragile in cui tabù, ancora attuali, sono infranti per sempre, le ferite della guerra, la piaga della solitudine, la paura del nemico, la contraddizione dell’animo e il lato animalesco dell’essere umano che, sopito, soggiace alle passioni conducendo ad un tragico epilogo: «Tutti quanti facciamo cose che non avremmo immaginato».
Gilda Angrisani
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