La cultura di un popolo la si vede anche dai giochi della propria tradizione. Giochi semplici, intuitivi, dove non servono grandi risorse né costosi strumenti perché appartengono a tutti. È affascinante vedere come ogni regione d’Italia abbia portato per le strade nei secoli un’impronta di sé anche nello svago e nel divertimento. Come in Sicilia, terra dal passato regale e glorioso, nel cui tessuto culturale i giochi tradizionali da strada rappresentano una forma di intrattenimento collettiva capace di trasmettere valori di socialità e memoria. Fin dall’infanzia, i giovani si confrontavano in attività ludiche praticate con semplicissimi oggetti o materiale di scarto, capaci tuttavia di creare legami forti tra coetanei e con lo spazio urbano. In epoca moderna, tali pratiche convivono con nuove forme di divertimento digitale:
La Strummula, nota anche come Tuppetturu e in italiano la trottola, è appunto la tradizionale trottola di legno artigianale con una punta metallica. Attorno ad essa veniva avvolto uno spago che, una volta tirato con decisione, imprime velocità facendola roteare fortissimo: lo scopo del gioco era mantenere la strummulain rotazione all’interno di un campo delimitato sul terreno il più a lungo possibile.
Questo gioco coinvolgeva due bastoni – uno più lungo (la mazza o biribisso) e uno più corto – con cui si colpiva quest’ultimo al fine di sollevarlo e lanciarlo il più lontano possibile. Richiedeva precisione e coordinamento, e spesso diventava tema di sfida tra ragazzi in contesti all’aperto.
Anche in Sicilia come nel resto d’Italia grande è da sempre la passione per le carte. Nella Trinacria ci sono tantissimi giochi come Ti Vitti, Cavadduzzo, la Stoppa e Cucù. Giochi che spesso si ritrovano anche in altre regioni del nostro paese con altri nomi. La tradizione per questi giochi di carte resiste nonostante questi passatempi popolino oggi anche le moderne sale da gioco digitale, che tendono a replicare proprio le attrazioni storiche aggiungendone anche di moderne: l’offerta è arricchita non solo con i giochi di carte, ma anche con le slot online o con le lotterie. Occasioni per giocare dovunque uno si trovi e che evidenziano come i giochi tradizionali restino sempre vivi nel cuore di tutti.
Un gioco di gruppo, popolarissimo per la sua componente fisica: i partecipanti si dividevano in due squadre e costituivano una sorta di “vacca” umana, in cui alcuni si appoggiavano al muro, mentre altri si arrampicavano sulle spalle dei compagni. Vinceva la squadra che riusciva a reggere il peso più a lungo, fino al momento in cui la struttura “s’ intravacca” e cede.
Il famoso gioco della campana, talmente famoso che persino a Milano hanno deciso di usarlo per celebrare il proprio santo patrono. Un gioco semplice dove bastava un gessetto per disegnare il percorso sulla strada, con una serie di caselle in cui saltarci dentro secondo un ordine preciso. Si prendeva un sasso, lo si lanciava e poi lo si andava a prendere saltellando e ritornando al punto di partenza.
Chi non ha mai giocato ad acchiapparella, il classico gioco di inseguimento? Ha fatto, e fa ancora, divertire intere generazioni di bambini con il “sotto” che deve cercare di toccare gli altri giocatori e, una volta riuscito, scambiare il ruolo con il “toccato”; il gioco continua in questo modo alternato.
Era una forma rivisitata e divertente della cavallina. Ci si divideva in due squadre con un giocatore che poggiava le mani sul muro e il suo compagno di squadra che doveva saltargli sulle spalle. Uno ad uno tutti i giocatori facevano lo stesso fino a quando reggevano le forze del primo, così da cadere a terra. Ma la cosa tipica e affascinante è che il primo che doveva saltare, mentre lo faceva diceva: “acchiana ‘u patri cu tutti ì so’ figghi” e tutti gli altri gli rispondevano: “lu figghiu”. Poi all’ultimo giocatore spettava la recita di una filastrocca: “Quattru e quattru ottu, scarrica lu bottu; l’aceddu cu li pinni scarrica e vattinni: unu, dui e tri fannu vintitrì, unu dui e tri fannu vintitrì, ti dugnu un pizzicuni e mi nni vaju”.
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