Francesca Viola, detta Franca, è stata la prima donna italiana, a rifiutare il matrimonio riparatore negli anni 60. Nasce ad Alcamo, il 09 gennaio del 1947, cittadina del trapanese dove la bellezza e la verginità erano considerate l’unica dote in quegli anni. Coraggiosa quando respinge il pretendente Filippo Melodia, rampollo dell’aristocrazia mafiosa. La famiglia Viola fu soggetta ad una serie di violente minacce ed intimidazioni: il loro vigneto venne distrutto, il casolare annesso bruciato e Bernardo Viola, il padre di Franca, addirittura minacciato con una pistola al grido di “chista è chidda che scaccerà la testa a vossia”, ma tutto ciò non cambiò la sua decisione.
Infine il 26 dicembre 1965, Franca Viola fu rapita (insieme al fratellino Mariano di 8 anni, subito rilasciato) da Melodia, che agì con l’aiuto di dodici amici, con i quali devastò l’abitazione della giovane ed aggredì la madre che tentava di difendere la figlia. La ragazza fu segregata e violentata per otto giorni in un casolare al di fuori del paese e poi in casa della sorella di Melodia, ma nonostante le minacce e il dolore lei si rifiutava di sposarlo. Il giorno di Capodanno, il padre della ragazza fu contattato dai parenti di Melodia per la cosiddetta “paciata”, ovvero per un incontro volto a mettere le famiglie davanti al fatto compiuto e far accettare ai genitori di Franca le nozze dei due giovani. Il padre e la madre di Franca, d’accordo con la polizia, finsero di accettare le nozze riparatrici e addirittura il fatto che Franca dovesse rimanere presso l’abitazione di Filippo, ma il giorno successivo, 2 gennaio 1966 la polizia intervenne all’alba facendo irruzione nell’abitazione, liberando Franca ed arrestando Melodia ed i suoi complici. Secondo la società di quel tempo, una ragazza uscita da una simile vicenda, ossia non più vergine, avrebbe dovuto necessariamente sposare il suo rapitore, salvando l’onore suo e quello familiare. In caso contrario sarebbe rimasta zitella, segregata in casa, malvista, oggetto di pettegolezzi e infine una vergogna per tutta la famiglia. All’epoca, la legislazione italiana, in particolare l’articolo 544 del codice penale, ammetteva la possibilità di estinguere il reato di violenza carnale, anche ai danni di minorenne, qualora fosse stato seguito dal cosiddetto “matrimonio riparatore”, contratto tra l’accusato e la persona offesa; la violenza sessuale era considerato oltraggio alla morale e non reato contro la persona.
Un articolo molto discutibile che venne abolito nel 1981, vale a dire poco più di trent’anni fa. E’ solamente nel 1996, lo stupro venne considerato dalla legge italiana , un reato contro la persona e non più solamente un reato contro la morale. Fino al 1981, lo stupro si cancellava con due firme ad inchiostro su un registro dagli sposi. Con questa legge da carnefice si diventava marito della vittima. Non solo ma anche la Chiesa Cattolica era d’accordo, così almeno la morale era salva e la signorina deflorata era convenientemente sistemata. Ma a Franca tutto ciò non fu d’accordo e il suo carnefice lo portò al processo anche se non fu semplice, lei venne denigrata, accusata, spogliata della sua dignità, ma rimase forte, salda sui suoi principi, e accanto a lei sempre suo padre Bernardo che per lei combatté contro la stampa, in tribunale, contro gli avvocati e contro la legge, contro il suo paese e contro l’Italia intera.
Nella vita di Franca Viola ad amarla c’era pure Giuseppe Ruisi, un suo amico d’infanzia che, mentre il mondo guarda la ragazza con disonore, lui la guarda con gli occhi dell’amore, chiedendola in moglie e sposandola nel 1968. A congratularsi per le nozze anche il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, e Papa Paolo VI dal quale vengono ricevuti in udienza privata, e poi il regalo dell’allora Ministro dei Trasporti Oscar Luigi Scalfaro: un viaggio di nozze, un biglietto per viaggiare su qualsiasi tratta ferroviaria per un mese. Il marito Giuseppe, un ragazzo rispettabile con un buon lavoro all’uscita della cerimonia del matrimonio ad un giornalsita aveva detto: «che Franca sia stata coraggiosa e dignitosa, altro che verginità e purezza quel che conta “è la purezza del sentimento” e non un mero dettaglio fisico». Franca e Giuseppe hanno due figli, e vivono ancora oggi in Sicilia, proprio ad Alcamo e l’8 marzo 2014, in occasione della Festa della Donna, Franca è stata insignita al Quirinale dell’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Le parole di Franca durante un intervista rilasciata a Riccardo Vescovo: «Non fu un gesto coraggioso. Ho fatto solo quello che mi sentivo di fare, come farebbe oggi una qualsiasi ragazza: ho ascoltato il mio cuore, il resto è venuto da sé. Oggi consiglio ai giovani di seguire i loro sentimenti; non è difficile. Io l’ho fatto in una Sicilia molto diversa; loro possono farlo guardando semplicemente nei loro cuori».
Marcello Strano
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