Una bella storia fatta di speranza e riscatto sociale, che poggia le radici sulla storica rivolta dei migranti sfruttati e discriminati nelle campagne di Rosarno, dove si trascorrevano intere giornate riempiendo cassette di pomodori in cambio di pochi spiccioli. Un tempo vittime della piaga del caporalato, ora produttori di yogurt con idee chiare e una visione imprenditoriale. Questa è la storia dei ragazzi della cooperativa sociale Barikamà, termine che in lingua bambara significa per l’appunto “resistenza”, fondata nel marzo 2011 e composta per lo più da ragazzi provenienti dai Paesi dell’Africa occidentale (Mali, Senegal, Guinea e Costa d’Avorio).
La genesi dello yogurt solidale ebbe inizio qualche anno fa, quando alcuni migranti in fuga dallo sfruttamento dei braccianti agricoli, ormai stanchi di vivere di piccoli espedienti quotidiani e dormire in alloggi di fortuna, iniziarono ad acquistare modeste quantità di latte e fermenti per produrre il noto alimento. Il loro yogurt, fatto con latte biologico privo di addensanti, conservanti ed edulcoranti di ogni tipo, viene lavorato presso un casale situato vicino al lago di Martignano, alle porte di Roma, dove i ragazzi curano anche un’orto bio. Dai primi ricavi ottenuti rivendendo il frutto del duro lavoro presso i mercati contadini fino alla felice intuizione della consegna a domicilio, effettuata in bici, e del vuoto al rendere, un percorso lungo, tortuoso e irto d’insidie per una comunità che ha vinto la propria battaglia contro lo sfruttamento del lavoro in nero e la diffidenza. Barikamà oggi è una realtà imprenditoriale che cammina con le proprie gambe e si presenta come un’opportunità di speranza e riscatto sociale per coloro i quali hanno vissuto sulla propria pelle le piaghe della miseria e dello sfruttamento.
Gabriele Mirabella
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