La questione del punto alla fine della frase è ormai dibattuta da tempo immemore, soprattutto ora che con l’avvento di Internet e della tecnologia digitale (smartphone, tablet, PC, app) la punteggiatura ha cambiato radicalmente il suo significato. Il punto alla fine di una frase nel texting di un messaggio è considerato oltraggioso e indisponente verso l’ interlocutore. Nel 2013 sono circolate delle ipotesi e studi al riguardo, in particolare si ricorda Ben Crair, l’editorialista del The New Republic che nel suo articolo Il punto è incazzato spiegava come il ruolo della punteggiatura fosse cambiato nelle conversazioni testuali e digitali: «Il punto sta diventando un simbolo che esprime aggressività, nettezza, fastidio e distacco» è quanto affermava. Un recente studio di un gruppo di ricercatori e psicologi della Birminghamton University dello Stato di New York ha confermato che terminare certi messaggi con un punto è terribile. La ricerca è stata guidata dalla professoressa associata di psicologia Celia Klin e si intitola Messaggiare in modo falso: il ruolo del punto nei messaggi; poi pubblicata sulla rivista accademica Computers in Human Behavior. Si è dimostrato che i messaggi che chiudevano la frase con un punto venivano percepiti meno veritieri, come se fossero quasi canzonatori, di conseguenza le persone che usavano il punto per chiudere una frase risultavano essere poco sincere.
Nello studio, guidato dalla professoressa Klin, i ricercatori hanno coinvolto centoventisei studenti universitari a cui è stato chiesto di leggere e interpretare una serie di messaggi di svariata natura, alcuni erano stati mandati tramite smartphone, altri sul PC, altri semplicemente scritti a penna su fogli di carta; le frasi da leggere erano molto semplici e colloquiali: messaggi in cui si chiedeva qualcosa a qualcuno: «Ehi, ho un biglietto in più per la partita, vieni?» e la risposta poteva essere «sì», «ok», «bello», «certo». Le risposte ai vari messaggi erano sempre affermative e positive, ma la differenza consisteva nel fatto che alcune erano seguite da un punto conclusivo mentre altre non avevano il punto. Si è dimostrato, appunto, che la maggior parte degli studenti percepiva i messaggi con il punto, mandati via telefono o via computer, come poco sinceri o addirittura venivano fraintesi, il segno di punteggiatura alla fine della frase destabilizzava colui che riceveva l’SMS. Nei testi scritti sulla carta, invece la sua presenza o meno era irrilevante: le risposte erano in ogni modo considerate veritiere, con o senza il punto. Gli autori hanno spiegato che nelle conversazioni odierne, via smartphone, in applicazioni quali Whatsapp, Messenger, Facebook, Viber e simili, il punto alla fine della frase non corrisponde più alla sua effettiva conclusione, ma lo si usa come se fosse una emoticon, per esprimere un significato che verbalmente non si saprebbe manifestare.
Mentre nella comunicazione verbale si può usare la mimica facciale, nel texting a questa corrispondono punti esclamativi e le emoticon. Klin spiega che oggi accade spesso che il significato del punto alla fine della frase viene associato a un’idea di fastidio e irritabilità, si vuole cercare di far capire che quello che viene prima del punto bisogna leggerlo in modo differente proprio perche è seguito da un punto. Il segno di interpunzione è visto come una sorta di porta in faccia, ma non avviene altrettanto se si rispettano i canoni della scrittura ordinaria, poichè la frase si deve chiudere con il punto e non comporta fenomeni di “misunderstanding“, anzi in questi casi si cerca di evitare il punto esclamativo, considerato troppo retorico e per questo se ne limita l’uso. Nei contesti digitali gli studiosi affermano: «il punto non è più il giusto modo per finire una frase: è un atto di guerra psicologica nei confronti dei propri amici ».
Negli sms e in tutti gli altri servizi di messaggistica istantanea per separare due frasi non si usa più la punteggiatura, bensì si preme “invio” per inviare la prima fase e la seconda viene inviata successivamente in modo tale che risulti in un livello immediatamente dopo nella schermata e di conseguenza verrà letta in una linea diversa. Facendo ciò, l’utilità del punto viene meno, non serve a niente. Ad oggi concludere la frase con un punto è diventata quasi una scelta e non più una necessità, da segno di interpunzione in alcuni contesti si è trasformato in un modo per far capire al destinatario di un messaggio il tono da usare per comprenderne meglio il senso. Crair affermava che non solo il punto stava cambiando il proprio significato, anche il punto esclamativo, infatti, non esprimeva più enfasi e stupore iniziale, ma stava diventando qualcosa che rimarcasse la sincerità di un’affermazione. Per cui una frase seguita da uno o più punti esclamativi ora può essere interpretata come la massima affermazione di verità. I risultati di questi studi cambieranno i nostri SMS e le nostre abitudini di scrittura, non resta che aspettare.
Elisa Mercanti
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