Forse, dopo il trasferimento a New York City per motivi di studio, la ventiseienne venezuelana Michelle Poler ha fatto propria la cultura del Paese che l’ha accolta, tanto da ispirarsi, per rivoluzionare la sua vita, all’ormai celebre monito: «L’unica cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa», pronunciato dal presidente Roosevelt nel lontano 1933.
Sin da bambina, infatti, Michelle è stata schiava delle proprie paure, paure grandi e piccole che le hanno impedito di godere a pieno i momenti fondamentali dell’infanzia e dell’adolescenza: le persone, gli animali, il cibo; a farle paura era l’intero mondo che le stava intorno. Una paura, quella assoluta, che Michelle nutriva nei confronti di cose come andare dal medico o mangiare un cibo particolare per cena, che deriva unicamente da uno stato mentale, cosa di cui, sin da ragazzina, era perfettamente consapevole. Nonostante ciò, non è mai riuscita a vincere il desiderio di tenere tutto sotto controllo e la paura di cose e situazioni che, a quel controllo, sfuggivano per i motivi più svariati.
O almeno non c’è riuscita fino al giorno in cui, ormai entrata nell’età adulta, pur portandosi dietro le paure dell’infanzia, Michelle ha deciso di fare le valige e recarsi a New York per frequentare il corso di Arti Visive presso la prestigiosa School of Visual Arts ed è stato proprio lì che è avvenuta la magia. Cogliendo l’occasione di un lavoro di classe, infatti, la Poler ha dato il via al proprio progetto creativo, 100 Days Without Fear (100 Giorni Senza Paura) che per i tre mesi necessari a raggiungere tutti e 100 i giorni stabiliti, l’ha vista confrontarsi con tutto ciò che da sempre la terrorizzava.
Dalle piccole sfide come la ceretta brasiliana, l’assaggio di cibi esotici e le coccole ad animali non proprio domestici, a sfide ben più impegnative, come lanciarsi col paracadute dopo un volo in elicottero, salire sulle montagne russe e cavalcare un toro meccanico; «Dopo aver accettato che la paura era solo nella mia testa ed averla fatta uscire» ha ammesso Michelle «mi sono chiesta come avessi fatto ad avere paura di certe cose per tanto tempo». Così ha smesso di dire no e ha cominciato a dire sì alla vita, aggiungendo alle sfide che da tempo aveva programmato con se stessa, tutte le altre che le venivano in mente col passare dei giorni.
Tra tutte le paure vinte, è però quella del giudizio degli altri che ha permesso a Michelle di sentirsi finalmente libera: l’ha superata il giorno in cui, fingendo di essere sola al centro della piazza, si è messa a ballare proprio nel bel mezzo della trafficata Times Square. «È stato uno dei più bei giorni della mia vita,» ha dichiarato con entusiasmo «per la prima volta mi sono sentita come chi vive la vita al massimo.» Una vita, quella che Michelle Poler ha deciso di reinventarsi, che, a ben guardarla, di straordinario ha proprio il fatto che da adesso in poi potrà finalmente essere normale.
Simona Raimondo
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