ROMA – Era il 28 aprile 1937 quando Mussolini e Giacomo Paulucci inaugurarono gli stabilimenti di Cinecittà. A 80 anni dalla sua nascita, con l’acquisizione del ramo d’azienda di Cinecittà Studios, sottoscritto dal presidente di Luce Cinecittà Roberto Cicutto e il dg Giuseppe Basso, lo storico complesso di Via Tuscolana e le sue attività di produzione, tornano sotto la gestione pubblica.
Cosi l’Istituto Luce Cinecittà, prende in mano la gestione dei teatri di posa, con le realizzazioni scenografiche, la produzione esecutiva e una varietà di servizi essenziali alla realizzazione di opere audiovisive filmiche, televisive, seriali e allo sviluppo dei nuovi media.
Saranno prese in carico pure le attività di Cinecittà Digital Factory e il polo digitale degli Studios con il restauro delle opere post produzione, fino alla loro conservazione. Alla guida figurano anche le attività della società Cinecittà District Entertainment: mostre, eventi, ricezione turistica e tutti i servizi di visita al Sito, e una vasta attività di produzione e diffusione di editoria, audiovisivi, merchandising a marchio Cinecittà.
Lo scopo sarà quello di attrarre più visitatori possibili, ma soprattutto, come ai tempi d’oro, le grandi produzioni internazionali. Il progetto di sviluppo e rilancio è stato presentato dal Presidente e Consiglio di Amministrazione di Istituto Luce-Cinecittà al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo onorevole Dario Franceschini, dietro l’approvazione del socio unico, Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Non di meno importanza, assieme al sostegno del MiBACT, è stato quello del Ministero dello Sviluppo Economico, a fianco dei quali sarà fondamentale il rapporto con gli Enti locali: Roma Capitale, Regione Lazio e Roma Lazio Film Commission, oltre alla storica collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e con la sua rete di Istituti di Cultura in tutto il mondo.
Con l’inserimento nel quadro della nuova Legge Cinema e nel piano industriale, è prevista anche la costruzione di almeno due nuovi grandi teatri di posa pensati per le grandi produzioni -tremila metri quadri ciascuno- e un museo super tecnologico per raccontare la storia del cinema italiano.
Il tutto ruota a tre assi strategici del piano di rilancio: valorizzazione culturale degli spazi con un ‘attività di formazione declinata in formato Erasmus per gli scambi internazionali; servizi per le produzioni audiovisive e attività complementari per lo sviluppo. E a questo si aggiunge l’auspicio del coinvolgimento alle produzioni delle reti pubbliche, quindi la Rai, che darebbe vita al più grande patrimonio audiovisivo e culturale che un paese possa offrire.
Marcello Strano
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