CATANIA – I miti, le leggende popolari, ma anche tanta storia, come la fame della Seconda Guerra Mondiale, la lotta separatista del Movimento Indipendentista Siciliano, il riconoscimento dell’autonomia della Sicilia e le elezioni politiche del 2 giugno 1946, abilmente cuciti nella pièce La vera storia del bandito Salvatore Giuliano dal regista Carmelo R. Cannavò, direttore del Centro Studi Artistici di Acireale, rivivono sul palco del Teatro Metropolitan per raccontare la parabola umana e criminale di un uomo giudicato da molti come un patriota e da altri come un delinquente.
Da sempre la figura del “re di Montelepre” è stata oggetto di interesse e di studio da parte di cinema e letteratura, i cui misteri a quasi settantanni da quel 5 luglio 1950, quando il corpo di “Turiddu” Giuliano è stato ritrovato nel cortile della casa di un avvocato di Castelvetrano, non sono ancora stati svelati.
L’operazione culturale intrapresa da Carmelo R. Cannavò risulta vincente ed esaustiva in quanto riesce a destare curiosità ed interesse stimolando alla riflessione e al dibattito su come Salvatore Giuliano sia stato utilizzato dai poteri forti dello Stato con l’illusione di un possibile cambiamento reale per la sua vita e la sua gente.
Uno spettacolo corale dal monumentale cast composto da ben 33 attori che non fa l’errore di osannare o condannare Giuliano ma si pone l’obiettivo di offrire al numeroso pubblico, generoso negli applausi, un resoconto dei fatti partendo dalla vita del colonnello dell’Evis ancora quattordicenne, interpretato da un convincente Davide Cannavò, tra primi amori e voglia di studiare per non farsi comandare dai signori fino al momento della latitanza dopo l’uccisione del carabiniere Mancino durante un posto di blocco mentre trasportava dei sacchi di frumento provenienti dal mercato nero.
Fondamentale nella scena il passaggio del cambio d’età dei protagonisti, in cui Diego Cannavò veste abilmente i panni di “Turiddu” Giuliano ’u bandito dimostrando abili doti canore e recitative, con la capacità di mantenere viva l’attenzione del pubblico per ben due ore di messa in scena.
Le musiche originali di Michele Romeo, il videomapping di Andrea Ardizzone e le coreografie di Rossella Madaudo riescono a realizzare l’idea del regista Carmelo R. Cannavò, protagonista sulla scena in ben due ruoli, Iano lo scemo del paese e il politico Concetto Gallo, esponente del Movimento Indipendentista Siciliano, di non copiare i tanti lavori realizzati su Giuliano e la sua storia ma di dare vita a qualcosa di diverso e unico allo stesso tempo, che grazie all’incontro con il nipote Giuseppe Sciortino Giuliano e alle sue rivelazioni tenta di far luce sui misteri legati all’ultimo bandito dell’Italia post unitaria e il primo dell’Italia contemporanea.
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