Lo scorso 28 settembre è uscito su Netflix il tanto atteso ‘Blonde’, film scritto e diretto da Andrew Dominik che vede Ana De Armas nei panni dell’iconica Marilyn Monroe. La pellicola è basata sull’omonimo romanzo di Joyce Carol Oates. Il web è ora spaccato in due, tra chi ha amato l’opera di Dominik e chi l’ha odiata, considerandola a dir poco irrispettosa nei confronti dell’ormai defunta diva. Ma perché?
Innanzitutto, bisogna precisare che il film non è un biopic, non è la trasposizione cinematografica della biografia di Marilyn. Il romanzo da cui è tratto è una biografia fittizia, dove la maggior parte dei fatti narrati, salvo i più emblematici, sono finzione. Per questo motivo non è del tutto corretto definire la pellicola come “il film sulla vita di Marilyn Monroe”, perché non lo è e non intende esserlo. La protagonista non è Marilyn, l’attrice, la diva, l’icona, ma è Norma Jeane, la donna dietro il mito, con i suoi traumi, le sue paure, le sue insicurezze, il suo dolore e la sua solitudine che l’accompagneranno fino a quel 5 agosto del 1962.
Con la sua opera, Andrew Domink vuole decostruire il mito e mostrare la parte più fragile e umana di una persona che ha dovuto smettere di essere tale diventando un personaggio nonché una delle attrici, e in generale delle donne, più sessualizzate mai esistite. La parte più reale di questa biografia, vera solo in parte, sta proprio nel dolore celato da quel sorriso luminoso sulla grata di Quando la moglie va in vacanza. Il film mostra come sia stato l’incessante conflitto tra Norma e chi il mondo voleva che lei fosse, cioè Marilyn, a segnare la sua fine.
Per quanto la pellicola e l’intenzione dietro ad essa vogliano essere contro la l’oggettificazione e la sessualizzazione subite dalla Monroe, presenta molte scene controverse ed esplicite che hanno destato la preoccupazione della stessa protagonista. “So cosa diventerà virale ed è disgustoso” – ha affermato Ana De Armas in un’intervista per il magazine ‘Variety’ – “È sconvolgente solo a pensarci. Non si può davvero controllare cosa fanno le persone e come estraggono le cose dal contesto. Non credo che la cosa mi abbia fatto avere ripensamenti, mi ha solo dato amarezza pensare al futuro di quelle clip”.
Sui social, in particolar modo Twitter e TikTok, il film è stato ampiamente discusso, soprattutto attraverso poche ma forti critiche condivise dalla maggior parte dell’audience.
Innanzitutto, si evidenzia il fatto che per tutta la durata di Blonde, di quasi tre ore, la protagonista subisca qualsiasi tipo di abuso, fisico, psicologico e soprattutto sessuale, in maniera del tutto passiva e senza riuscire mai ad opporvisi. Norma Jeane è infelice per tutto il film, non avviene alcun tipo di evoluzione, si assiste solo a un lento e doloroso percorso culminante nel suicidio.
Il film mostra tre aborti: uno spontaneo e due forzati. La loro narrazione è degna di un film dell’orrore, e anche in queste occasioni vediamo Norma Jeane assolutamente succube degli eventi. Inoltre, molti hanno trovato a dir poco disturbanti alcune scene in cui la Monroe “parla” col feto che ha in grembo, il quale è ben più grande e sviluppato di un feto del primo trimestre, ossia il periodo in cui generalmente si ha un’interruzione di gravidanza. Queste scene non solo hanno urtato la sensibilità di tantissime donne che hanno avuto un aborto, spontaneo e non, ma mandano un messaggio antiabortista quando appena tre mesi fa è stata abolita negli USA la legge che garantiva il diritto all’aborto a livello costituzionale: la sentenza Roe contro Wade.
Norma Jeane in Blonde viene ripetutamente traumatizzata ed è passiva a tutto ciò che la colpisce, ma dalla pellicola pare sia tutto riconducibile alla figura paterna del tutto assente nella sua vita e che lei continua a ricercare in ogni uomo che entri nel suo corpo e nel suo cuore, tanto da chiamare i suoi partner daddy. Molti hanno interpretato questo dettaglio quasi come un modo di rendere uno dei traumi più profondi di Norma Jeane qualcosa di eccitante da un punto di vista sessuale.
Quello che sostiene la maggioranza dell’audience a cui non è piaciuto il film è che questo sembri trasformare i traumi di Marilyn in fantasie sessuali. Sembra un’ipocrisia che Blonde voglia condannare chi ha sfruttato l’immagine e il corpo della Monroe, date le numerose, e a detta di qualcuno superflue, scene esplicite, specie quelle ritraenti abusi sessuali come la fellatio forzata a cui il regista ha dedicato un minuto abbondante. Il female gaze, sempre più presente in film e serie tv, manca in questo prodotto, definito da molte spettatrici palesemente diretto da un uomo.
Indipendentemente da quante persone abbiano amato la pellicola e quante l’abbiano odiata, tutti concordano sulla profonda e memorabile interpretazione di Ana De Armas, che senza aver ancora ricevuto la nomination viene considerata da tanti delle due fazioni con l’Oscar in tasca.
Ludovica Augugliaro
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E’ nata il 20/02/2002, e già dalla sua data di nascita palindroma la piccola ma egocentrica Ludovica si è sempre sentita “diversa”, come i protagonisti di ogni saga fantasy in cui si è sempre rifugiata. A 18anni ha finalmente rinunciato alla speranza che un mezzogigante barbuto le consegnasse una lettera d’ammissione per la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, perciò ha deciso di immatricolarsi in Scienze e Lingue per la Comunicazione all’UniCT. E’ una grandissima nerd e una colta cinefila, il che è un modo carino per dire che non ha amici. Sogna di diventare una scrittrice, perché, si sa, sono sempre le persone timide e silenziose ad avere tante cose da dire.