Una comunicazione sul sito ufficiale di Richard Benson ha reso nota la scomparsa del chitarrista “metal” all’età di 67 anni. Da tempo ricoverato in una clinica di Roma, il britannico naturalizzato italiano combatteva da tempo con una malattia.
“Carissimi amici e amiche, dobbiamo purtroppo darvi la notizia più brutta possibile. Richard ha lottato come un leone anche questa volta contro la morte e purtroppo non ce l’ha fatta. Ci ha lasciato. L’ultima volta però ci ha detto: ‘Se muoio, muoio felice'”, si legge nel comunicato.
Nato, nel 1955, in Inghilterra da padre inglese e madre italiana, il suo trasferimento in Italia gli permette di diventare un personaggio “leggendario“.
Proprio la leggende narra che, nel 1966, Benson fu il primo ad acquistare una chitarra elettrica nel nostro Paese. Ciò gli conferì, insieme alle sue straordinarie qualità musicali, il soprannome di “Profeta del metal“.
Il suo curriculum vanta qualsiasi tipo di esperienza. Da quella giovanile dei programmi radiofonici a quella di personaggio televisivo in programmi come “Quelli della notte“. Da quella di scrittore per varie carte stampate a quella di attore nel film di Carlo Verdone “Maledetto il giorno in cui t’ho incontrato“.
Proprio l’attore romano ha voluto dedicargli un post di commemorazione sul proprio profilo Facebook.
“Mi hanno comunicato in questo momento che Richard Benson, chitarrista, conduttore televisivo e radiofonico, e con me attore (Maledetto il Giorno che ti ho Incontrato) ci ha lasciato oggi. Rimasi folgorato quando lo vidi parlare di grandi chitarristi e gruppi a me sconosciuti in una emittente televisiva romana, ‘TVA 40’.
Era stravagante, un po’ folle ma decisamente un personaggio da tenere presente per un film. E così gli offrii il ruolo di un conduttore adrenalinico in un programma dal titolo “Jukebox all’Idrogeno” in Maledetto il Giorno…Fu fantastico. Professionale. Meticoloso.
La bellezza di quegli anni in televisioni minori era trovare personaggi eccessivi, strani, folli. Veniva fuori una Roma a noi sconosciuta dove si inventavano modi di dire, si creavano incredibili look, si sdoganava il proibito. Era sempre la periferia ad inventare. Perché la borghesia non ha mai inventato nulla. Massimo Marino, Alberto Marozzi, I Falchi della Notte erano il simbolo di una Roma moderna, futurista e trasgressiva.
Metti il distorsore in cielo, Richard!”
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Giuseppe, classe 1999, aspirante giornalista, è laureato in Scienze Politiche (Relazioni Internazionali) ma, fin da piccolo, è appassionato di sport e giornalismo. Simpatiche, si fa per dire, le scene di quando ancora bambino si sedeva nel bar del padre e leggeva la Gazzetta dello Sport “come quelli grandi“.
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