Una neonata collaborazione dall’underground romagnolo quella tra Bremo e Parini Secondo per la ricerca di nuove possibilità sceniche con 2020, videoclip tra atmosfere disorientanti e riferimenti a spazi virtuali.
2020 non parla di pandemia: scritto già tre anni prima, è un’espressione di incomunicabilità, i cui versi si aprono senza concludersi mai, portando in loro ferite ancora non rimarginate. Pensato come auspicio per un futuro più sereno, si è rivelato premonitore di disorientamenti e distanze.
In particolare, la scena DIY romagnola si è ritrovata dispersa e privata dei contesti sociali dove aggregazione e sperimentazione davano ossigeno ai progetti artistici. I Bremo riprendono in mano il brano come primo singolo della produzione di un nuovo album: coinvolgendo il collettivo di ricerca Parini Secondo, cercano di delineare insieme un nuovo spazio che attraversi musica, coreografia, aspetti scenici ed elementi visivi.
Il contributo di Parini Secondo approfondisce la loro recente ricerca attorno alla Para Para (SPEEED, 2020): attraverso il campionamento coreografico, ricontestualizzano i movimenti del ballo giapponese in maniera inedita e aperta. 2020 è solo il loro primo banco di prova.
«Con 2020 vogliamo aprire una nuova strada nel nostro progetto musicale. Dopo anni di concerti nella scena underground e le recenti chiusure e limitazioni, abbiamo capito che per esprimere il nostro potenziale e le nostre idee dobbiamo portare il nostro show a un livello successivo, in un contesto che gli dia abbastanza ossigeno. Vogliamo costruire un’esperienza di spettacolo e un immaginario che con la musica attraversi aspetti visivi e scenici, narrativi e inediti. Complice di questa sperimentazione è il gruppo di ricerca Parini Secondo, che ha deciso di accompagnarci nella metamorfosi che ci porterà al lancio di un nuovo album e un nuovo show nel 2022» ha affermato Nicolò, membro del gruppo.
«2020 è brano premonitore, una visione di quello che sarebbe stato il futuro: nel 2017, quando abbiamo composto la prima versione, ci sembrava un turning point lontano, un modo per fuggire dal presente. Il testo e la base sono aspri e parlano di incomunicabilità. Quando io canto sento ancora quella tensione che lo ha fatto nascere. La composizione ha una struttura serrata, concisa ed essenziale. All’inizio era puramente dark, che è il mio modo istintivo di scrivere musica, poi arriva sempre Nicolò che porta una ventata di pop. Ci sembrava giusto quindi partire da questo singolo per raccontare il nostro nuovo percorso, in una sintesi meno lo-fi e più strutturata», ha affermato Sara.
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