La polizia di stato di Agrigento ha eseguito una misura cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento a carico di C.G. (di 45 anni) residente a Canicattì, disoccupato, percettore di reddito di cittadinanza, responsabile dei reati di usura ed estorsione ai sensi degli articoli 644 e 629 del Codice penale.
Le attività d’indagine della IV sezione della Squadra Mobile di Agrigento diretta da Giovanni Minardi e coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Agrigento con a capo il Procuratore Facente Funzioni Salvatore Vella, sono state svolte dagli inquirenti in condizioni di difficolta dettate dalla ritrosia iniziale delle vittime a collaborare, anche per effetto del clima di paura che sarebbe stato in loro generato dalle reiterate minacce che avrebbero subito dall’indagato.
Malgrado il muro di omertà, gli inquirenti sarebbero riusciti a raccogliere molteplici evidenze investigative nel corso del tempo, avvalorate da elementi oggettivi davanti i quali le stesse vittime sarebbero state spinte a denunciare quanto da loro subito.
Dalle indagini sarebbe emerso che dal dicembre 2022, C.G. avrebbe concesso somme di denaro a titolo di prestito personale, pretendendo dalle proprie vittime la restituzione, oltre che della somma inziale, di ulteriori somme a titolo di interessi ed altri vantaggi usurari pari a circa il 112% mensili.
L ‘indagato avrebbe terrorizzato e soggiogato le proprie vittime a tal punto da sottrarre ad una di loro la Carta Bancomat, con la quale avrebbe prelevato in autonomia le cifre pretese a titolo di restituzione del prestito originariamente concesso, con prelievi sproporzionati rispetto a quanto dato.
Con la misura cautelare veniva disposta anche la sospensione della corresponsione del reddito di cittadinanza percepito da C.G.
Durante l’esecuzione della misura sono stati sequestrati a carico dell’arrestato denaro e documentazione. che potrebbero essere pertinenti alle condotte contestate.
Terminati gli adempimenti di rito, C.G. veniva sottoposto agli arresti domiciliari, in attesa della procedura di installazione del braccialetto elettronico.
Sulla vicenda sono in corso ulteriori indagini tese ad accertare l’effettiva responsabilità dell’arrestato.
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