Oggi il nostro viaggio alla scoperta della città di Sciacca, ci porta alla scoperta della Chiesa del Collegio.
Dedicata a San Giovanni Battista, la chiesa fu eretta nel 1613 nell’area della dimora di Giovanni Battista Perollo.
Si iniziò a costruire nel 1619, ma nel 1625 intervenne la peste che rallentò i lavori, che furono ripresi grazie ad un benefattore. Nel 1626 fu ultimata la volta, ma a causa di errori commessi durante la costruzione, già l’anno successivo vennero fatte delle riparazioni: probabilmente l’errore fu quello di togliere le impalcature prima dell’effettiva consolidazione. Nel 1627 la nuova chiesa venne aperta al culto.
L’attuale aspetto fu assunto dalla chiesa negli interventi successivi realizzati nel 1749. Il transetto sfondò con la sporgenza dei due emicicli il perimetro murario, mentre la funzione di raccordo fra transetto e abside fu assunto da una cupola dipinta in prospettiva.
Internamente si presenta ad un’unica navata, impostazione che obbedisce a una impostazione liturgica scaturita dalla Controriforma; la scelta aveva lo scopo di concentrare l’attenzione dell’uditorio sul sacerdote. La compattezza della chiesa è accentuata dall’eliminazione del coro e da un sistema di circolazione che mette in comunicazione le cappelle laterali, gli oratori, la sacrestia, la zona absidale dietro l’altare, in modo da lasciare libero lo spazio centrale della chiesa in modo da poter accogliere un gran numero di fedeli. La capienza viene aumentata da tribune dalle quali i monaci assistevano alle funzioni rimanendo separati dai fedeli. Queste tribune erano poste sulle cappelle laterali e si affacciavano o sulla navata o sul presbiterio.
La molteplicità degli altari si riconduce ad un maggiore culto che si vuole dedicare ai santi in modo tale da consolidare la fede dei fedeli più umili. Sull’altare maggiore viene venerato San Giovanni Battista, attribuito al Domenichino, ai lati sono poste la Decapitazione di San Giovanni e San Giovanni che battezza Gesù. A Tommaso Rossi si fanno risalire i quadri d’altare raffiguranti: la Trasfigurazione, il Trionfo della Croce, Sant’Alfonso in estati davanti alla visione della Madonna, Sant’Alfonso che consegna la Regola alle suore e ai Padri Redentoristi.
La navata di destra inizia con la Natività e i Re Magi ritratti di notte; una grande accuratezza di disegno e pregevoli note cromatiche. Quello che si volge verso lo spettatore probabilmente è l’autoritratto del pittore Giovanni Portaluni.
La cappella successiva conserva un Crocifisso ligneo con ai piedi l’Addolorata e l’Angelo piangente. Nel braccio a crociera, sull’altare si trova una statua lignea di provenienza napoletana raffigurante Sant’Alfonso. In basso, un’urna contenente le reliquie di San Vittore Martire. Nella cappella si trova il sarcofago marmoreo in stile barocco di Giovan Battista Perollo.
Nella navata di sinistra si succedono le cappelle dell’Assunta, della Sacra Famiglia e dei SS. Redentoristi. La cappella della crociera è dedicata al Santo Redentore e lateralmente reca la Resurrezione e l’Ascensione, entrambe di autore ignoto.
In un locale di passaggio per la Sacrestia si possono ammirare: La Morte di Ciro, attribuita a Pietro Novelli, un ritratto di Giovan Battista Perollo e un’epigrafe a lui dedicata. In sacrestia si conserva: il Gesù Redentore attribuito a Calogero Tresca datato 1798; la Deposizione, di autore ignoto; la Sacra Famiglia e due piccoli dipinti secenteschi che raffigurano uno Sacra Famiglia e l’altro Sant’Agnese, la Madonna e San Stanislao con Gesù Bambino. Incassata nella parete, una statua in cera della Vergine Addolorata.
Esternamente il prospetto si presenta con forme sobriamente barocche e si fa rientrare nello schema compositivo a doppio ordine che era tipico delle chiese romane della seconda metà del ‘500, che si diffuse in Sicilia nella prima metà del secolo successivo.
Anche per oggi il nostro viaggio termina qui, sempre con la speranza che sia stato piacevole scoprire assieme tante meraviglie della nostra terra. Alla prossima.
Letizia Bilella
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