La Pasqua è una festività antichissima che, modificandosi nel tempo e cambiando spesso identità, accompagna l’uomo da generazioni. Al di là della nostra ricorrenza, che fonda le sue radici nella tradizione cristiana, la Pasqua è da sempre carica di simbologie, anche le più insolite.
Senza approfondire gli innumerevoli passaggi iconografici che legano la figura di Gesù di Nazareth a quelle di Mitra, Dioniso o di antiche tradizioni sumere, limitiamoci a citare un culto romano che ha molto in comune con la Pasqua.
Nella Roma antica troviamo il culto di Attis, figlio della dea Cibele (vergine, un possibile legame con la Maria cristiana): si celebrava la sua morte e resurrezione, non a caso, nel mese di marzo, a simboleggiare il ciclo di rinascita della natura con l’avvento della Primavera.
Attis thymiaterion Crediti: Wikipedia
Da dove deriva però il termine “Pasqua”? Provenendo la nostra festività da quella ebraica, anche il termine è di origine giudaica: da pesach, ha il significato di “andare oltre” o “trapassare”. È quindi chiaro il legame con la morte e resurrezione di Cristo. Tuttavia, per gli ebrei aveva altro significato: essi con la pesach celebravano la liberazione del popolo di Israele, grazia a Mosè, dalla schiavitù in Egitto.
Non finiscono però qui i collegamenti tra culto ebraico e cristiano: i primi, nel corso della festa, usavano mangiare l’agnello e il pane azzimo. Questi elementi, ripresi in maniera diretta o meno, li ritroviamo anche nella nostra Pasqua: Gesù è l’agnello, sacrificato in questo per liberare il mondo dal peccato; il pane azzimo, se ricordate, è possibile legarlo al famoso momento dell’Ultima cena (per altro, il nazareno e i suoi seguaci si apprestavano a celebrare proprio la pesach ebraica).
L’Ultima Cena di Leonardo Da Vinci – Crediti: Wikipedia
Ogni anno ci ritroviamo a ripetere la solita frase di rito legata alla Pasqua: “ma quando cade?”. La festività cade convenzionalmente di domenica, dato che, secondo la tradizione, Gesù risorse il giorno dopo sabato. Vi è però un calcolo complesso alla base: molti si occuparono di determinare il giorno della Pasqua, giorno strettamente legato al primo plenilunio dopo l’equinozio di Primavera e che quindi comporta una notevole oscillazione.
La festa, dunque, può cadere in un periodo che va dal 22 marzo al 25 aprile – risultato ad opera di Dionigi Il Piccolo – e fa riferimento al calendario gregoriano. Nella Chiesa d’Oriente, che segue il calendario giuliano, la Pasqua cade in un periodo compreso tra il 4 aprile e l’8 maggio.
Un po’ in ogni cultura, dall’origine dei tempi, l’uovo ha sempre avuto una forte simbologia legata al nascere della vita. Ecco perché, da sempre, varie culture hanno mantenuto la tradizione dello scambio di uova. Un motivo cristiano antico lega il guscio inerme al sepolcro di Cristo, tuttavia, la moderna consuetudine affonda le sue origini nel medioevo. Allora, però, non si trattava di uova di cioccolato, invenzione contemporanea – anche perché proveniente dalle Americhe, quindi un’impossibile presenza prima del 1492 -, bensì vere e proprie uova decorate, come oggigiorno talvolta si fa ancora.
L’ulivo e la colomba – al di là del dolce – sono simboli di buono auspicio, speranza e pace di ascendenza biblica: ricorderete di certo l’episodio al termine del Diluvio Universale, quando Noè riceve come segno proprio una colomba recante nel becco un ramo d’ulivo; oppure la consueta iconografia che vede lo Spirito Santo rappresentato come l’animale.
Il coniglio, tradizione estera e che di fatto è quasi del tutto assente sul nostro territorio, ha anch’esso un’origine antichissima: era in realtà una lepre, cara a Venere, simbolo di fecondità ed è infatti un animale altamente prolifico. La moderna tradizione però, che si lega più a quelle delle uova, deriva dalla festa germanica dell’Eostre (da cui easter egg): essa era infatti la dea protettrice di uova e lepri.
Ostara by Johannes Gehrts
Crediti: Wikipedia
Oltre all’uovo di cioccolato, un dolce tipico e specifico della tradizione italiana è la colomba pasquale: di casa Motta, fa la sua apparizione nei primi del Novecento e presenta una preparazione simile a quella del panettone.
Tipico dolce siciliano è invece l’agnello: si tratta di una piccola scultura in pasta reale, tendenzialmente decorativa. La sua origine si deve, seconda la tradizione, alle suore del Collegio di Maria del quartiere Batia di Favara.
Usanza molto curiosa viene invece da Firenze: la città in occasione di Pasqua, seguendo un’antica tradizione medievale, prima caratterizzata da roghi, consiste in un carro su cui vengono accessi dei fuochi d’artificio.
Riccardo Bajardi
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