Tra i primi a parlarne e a realizzare un’inchiesta su i potenziali rischi di morte dovuti all’uso delle pillole anticoncezionali di ultima generazione ci sono i francesi: nel 2013, infatti, il giornale Le Monde, se n’è occupato in seguito ai decessi di alcune giovani, che da qualche tempo utilizzavano pillole anticoncezionali di terza e quarta generazione fra le più nuove e comuni, come Yasmine, Meliane e Yaz. Il primo episodio trattato è stato quello di Théodora, morta nel 2007 all’età di 17 anni; la ragazza è crollata per strada, nel tragitto tra casa e scuola e, una volta soccorsa e portata in ospedale, è stata accertata la correlazione tra la sua morte e l’uso dell’anticoncezionale. Altro caso che ha atterrito la popolazione è stato quello di Adèle Bertrand, morta nel 2011 di embolia polmonare massiccia. La 22enne, riporta il quotidiano, era una sportiva, con un’alimentazione equilibrata. Non fumava, «prendeva solo la pillola da dieci mesi: una leggera, di terza generazione». Infine, nell’inchiesta del giornale francese è stata riportata la testimonianza di una sopravvissuta, un’infermiera di 32 anni di nome Carolina, la quale ha spiegato come per lei (che per mestiere si occupava di sanità) siano stati tempestivi alcuni controlli, fatti non appena notato che il cuore le batteva un po’ più rapido del normale e che le cominciava a mancare il fiato. Poco dopo, le si è manifestata un’embolia polmonare massiva, che per fortuna è stata mantenuta sotto controllo quanto è bastato per mettere in salvo Carolina; anche per lei, comunque, esami successivi hanno collegato il malore con l’utilizzo della pillola di ultima generazione.
Tuttavia, quelli riportati da Le Monde non sono stati gli unici avvenimenti negativi capitati a donne facenti uso di contraccettivi orali: anche negli Stati Uniti, in Canada, in Australia, in Svizzera e in Germania sono avvenute vicende simili e molte sono le famiglie delle vittime che hanno fatto ricorso alla giustizia contro le case farmaceutiche responsabili della realizzazione e del commercio delle suddette pillole. Secondo alcuni dati, ad esempio, la Bayer, produttrice della pillola Yaz, avrebbe già speso circa 1,6 miliardi di dollari per risarcire 6800 persone gravemente lese e le famiglie di 100 donne decedute. Tali morti hanno, naturalmente, destato il timore dell’opinione pubblica, tanto che l’Agenzia Europea del Farmaco ha cercato di capire quali siano realmente i rischi di tali contraccettivi. Le pillole di terza e quarta generazione, rispetto alle prime realizzate, pare contengano alcuni principi attivi – quali drospirenone, etonorgestrel e desogestrel – i quali, oltre a garantire l’efficacia contraccettiva, servirebbero nella cura di alcune patologie, fra cui policistosi ovarica, acne, irsutismo o alopecia. La presenza di questi componenti, se da un lato aiuterebbe a raggiungere alcuni obbiettivi terapeutici specifici, dall’altra sembrerebbe raddoppiare il rischio di trombosi e ictus, motivo che spiegerebbe perché per alcuni soggetti ne sia sconsigliata l’assunzione.
In particolare, tramite alcuni esami è emerso che molte delle decedute a causa dell’uso di contraccettivi erano affette da una anomalia genetica, ovvero erano portatrici del fattore V di Leiden, una variante della proteina fattore V umana, la quale aumenterebbe il rischio di trombosi venosa. Nessuno, evidentemente, aveva messo in guardia le giovani sui pericoli potenziali, prima che si verificassero; per lo più, i rischi di trombosi causati dalla pillola non erano nemmeno presenti nei foglietti illustrativi dei medicinali utilizzati. Le famiglie delle vittime, dal canto loro, hanno quindi chiesto in maniera unanime che fosse fatta chiarezza sull’ effettiva natura delle pillole, evitando di spacciare per innocuo qualcosa che, per determinati individui, potrebbe invece rivelarsi letale. Per raccogliere le testimonianze adeguate, il giornale The Guardian ha realizzato un interessante filmato dal titolo Sweeting the pill: Could some birth- control methods Kill you?, in cui la dottoressa Kelly Brow fa notare che «quando usi un farmaco e lo somministri alla popolazione sana è facile dimenticare ci si sta sottoponendo a un trattamento medico».
Per il momento, rimane il fatto che la percentuale di rischio di trombosi e ictus legata all’uso dell’anticoncezionale rimane bassa: i suoi pericoli vengono ufficialmente reputati nettamente inferiori rispetto ai benefici.
Lorena Peci
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