Imbattersi in un negozio Tiger è un’avventura, non è possibile uscirne a mani vuote, tante sono le cose più disparate che vi sono al suo interno. Si possono trovare copri-scarpe per la pioggia, poggia occhiali a forma di naso, copri-sella dalle diverse forme, scatole delle sorprese dal contenuto misterioso, conigli di ceramica con una carota in mano e tanto altro. Spesso chi esce da un tale “negozio delle meraviglie”, in realtà, si rende conto di aver comprato un articolo di cui non aveva un gran bisogno, ma si è lasciato tentare perché stuzzicato dai più disparati oggetti in vendita. Tiger è una catena di negozi di oggettistica varia, conta 17 categorie di prodotti diversi che vanno dal cibo alla casa, dall’ufficio alla cura della persona, è approdata anche in Italia conquistando tutti.
Flying Tiger Copenaghen è un brand che nasce in Danimarca nel 1995, ma fin da subito ha cominciato a diffondersi in ogni parte del mondo, approdando dapprima nelle grandi città e pian piano anche in quelle più piccole. Il primo negozio Tiger aperto in Italia è stato quello di Torino nel 2011, dopo qualche mese è approdato anche a Milano, Bologna e in tutte le altre città del territorio. Azienda operante con un meccanismo di gestione diretta sulle aree territoriali e non con un meccanismo di franchising tradizionale: «Tutte le società sono delle SRL e la casa madre Zebra vi partecipa al 50% » come spiega Javier Gomez Palacio, amministratore delegato di Tiger Italia 1, l’azienda di riferimento per quanto riguarda il Nord Italia, comprese anche Emilia e Toscana. «Una spartizione rara, perché solitamente le aziende madri tendono a detenere più quote per poter avere un potere decisionale maggiore, ma nella nostra ottica aziendale vige il modello 50 e 50» e aggiunge che tale ottica è stata prevista per evitare che si creino motivi di litigio fra i soci e in effetti in un posto così allegro e colorato è impossibile anche solo immaginarli.
I prodotti arrivano dalla casa madre, poi sta ai singoli negozi il potere di scelta quantitativo e dispositivo. Tra gli articoli ci sono gli steady item ovvero gli articoli di collezione permanente e poi ci sono quelli che ruotano periodicamente, posizionati nell’area vicino all’entrata di ogni negozio. I negozi sono disposti in modo tale che il cliente una volta entrato percorre un percorso dal quale non può tornare indietro, la rotazione dei prodotti è sufficientemente veloce da invogliarlo a comprare un articolo per la paura di non trovarlo più. Il design è opera degli uffici danesi, deputati anche allo scouting internazionale di idee che potrebbero fare la differenza, ma che verranno poi reinterpretate, prima di procedere con la produzione, secondo lo stile di casa Tiger. Ci sono stati, finora, molti prodotti che hanno registrato diversi risultati di settore: la teiera Tea Bird che ricorda la forma di un volatile e realizzata con la collaborazione di Andreas Skovgaard e Christian Vennestrøm ha vinto il Good Design Award, la confezione di biscotti danesi ha vinto il premio Award of Excellence dalla Communication Arts e un Golden Hammer International Advertising Festival, le bottigliette d’acqua con l’etichetta dello squalo hanno vinto l’IF Design Award 2016 e i prodotti plissè hanno vinto il Red Dot Design Award.
In alcuni negozi sono stati anche disposti degli spazi per il gioco e lo svago dei clienti con biliardini, tavoli da ping pong, poltrone e sedie, prese elettriche per chi necessita di fermarsi per ricaricare lo smartphone o armeggiare sui social media. Apparentemente, Tiger potrebbe essere un normale negozio di oggettistica eppure come spiega Javier Gomez Palacio «dalla nostra parte abbiamo la varietà, un po’ come quello che Decathlon ha fatto con lo sport, noi lo abbiamo fatto con i complementi di casa e il vantaggio è che sai che troverai quello che stai cercando. E poi i nostri negozi sono fatti apposta per trattenere il cliente il più possibile». A livello di convenienza si hanno anche prezzi concorrenziali, Palacio spiega che loro per primi pagano il prezzo di costo, un 25% va a Copenaghen per la logistica, per il resto i prezzi sono bassi per indurre la vendita immediata degli articoli. Ad essere innovativo è anche l’approccio: «cerchiamo di stressare il più possibile il concetto ludico. Nei negozi, inoltre, gli addetti spesso indossano accessori divertenti e anche questo dà l’idea di un ambiente di un certo tipo. Fondamentale è che chi lavora per noi sappia mettersi in gioco e sia estroverso, ricerchiamo una sorta di fattore Tiger insomma!» afferma il delegato del Nord Italia.
Il messaggio di base è, dunque, che all’interno dei negozi danesi i clienti possano trovare prodotti di cui hanno bisogno, prodotti che si sono sempre desiderati o cose di cui non si immaginava neanche l’esistenza, questo lo conferma lo stesso Roberto Valvo, amministratore delegato di Tiger Italia2, a capo di 16 negozi a Roma e altri 8 tra Lazio, Marche, Umbria, Abruzzo e Molise. Finora, sono stati creati prodotti disegnati dai loro designer interni all’azienda o collaborazioni con designer esterni, nel 2016 sono iniziate quelle con artisti come il giapponese Misaki Kaway e il britannico David Shrigley che hanno realizzato delle capsule collection in collaborazione con Flying Tiger Copenhagen e, Valvo aggiunge, la collaborazione con artisti e designer è sempre aperta, basta solo candidarsi spontaneamente presso la casa madre danese.
Elisa Mercanti
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