Che il cervello sia una fonte inesauribile di immaginazione è una cosa già risaputa, ma cosa succede quando la nostra mente è capace di fondere percezioni di sensi distinti? Questo fenomeno, che prende il nome di sinestesia, consiste nel sincronismo funzionale di due organi di senso: un’esperienza percettiva che consente all’individuo di “vedere” i suoni e “sentire” i colori. Un sinesteta associa le lettere dell’alfabeto a colori ben precisi, collega le parole di un libro a un odore o un sapore e una forma geometrica ai giorni della settimana. Questo “superpotere” coinvolge solo il 4% della popolazione mondiale e si manifesta più frequentemente – circa 7 volte di più – tra artisti, scrittori e musicisti. Come spiega Alicia Callejas, ricercatrice del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Granada, « in questi soggetti non aumentano solo le capacità mnemoniche, ma anche il pensiero creativo».
Se da un lato è abbastanza chiaro ciò che può fare un individuo affetto da sinestesia, dall’altro sono ancora in corso le ricerche per capirne le cause: la teoria più accreditata riguarda i cambiamenti nelle connessioni tra le aree cerebrali. Infatti, durante il processo di sfoltimento delle sinapsi meno utilizzate, – che avviene durante la crescita cerebrale – alcune connessioni ridondanti possono non essere eliminate nel soggetto sinestetico; o, ancora, si può parlare di una comunicazione eccessiva tra aree cerebrali contigue. La teoria che però interessa maggiormente gli studiosi riguarda il patrimonio genetico: sembra infatti che un terzo dei sinestetici abbia almeno un parente che presenta lo stesso potenziale.
Ma una domanda sorge spontanea: è possibile apprendere la sinestesia? Nadia Bolognini, ricercatrice di Psicobiologia e Psicologia Fisiologica dell’Università Milano-Bicocca sottolinea che «siamo tutti potenzialmente sinestetici: il cervello umano possiede meccanismi che permettono una fusione fra i sensi. Tali meccanismi sono nella popolazione generale latenti, così che non siamo consapevoli del loro funzionamento, mentre nel sinesteta, si suppone per fattori genetici, è come se fossero iper-attivi». Anche attraverso l’assunzione di droghe allucinogene, si possono provocare sinestesie temporanee; in condizioni normali, l’ipnosi può portare allo stesso risultato, grazie alla modifica dell’eccitabilità in specifiche aree della corteccia cerebrale. «Di recente abbiamo dimostrato che in soggetti non-sinestetici, la sinestesia del tocco a specchio – quella che permette di percepire sensazioni tattili alla vista di una persona che viene toccata – può essere indotta innalzando temporaneamente il livello di eccitazione di aree del cervello deputate all’elaborazione delle sensazioni corporee, attraverso una stimolazione transcranica non invasiva a corrente elettrica. Anche lesioni cerebrali da ictus o l’amputazione di arti possono determinare l’insorgenza di sinestesia», prosegue la Bolognini.
All’Università di Amsterdam, alcuni ricercatori hanno indotto, attraverso un esperimento, una forma di sinestesia conosciuta come “grafema-colore”. È stato chiesto ad un gruppo di volontari di leggere un testo con le lettere e, t, a ed s colorate e tutte le altre nere: i soggetti, associando in maniera corretta i colori alle lettere, hanno normalmente letto il testo, senza alcuna difficoltà. In un secondo momento, quando sono stati mostrati loro alcuni screenshot che presentavano le lettere precedentemente utilizzate ma di un colore diverso, i volontari hanno avuto alcuni attimi di esitazione: ai fini della ricerca, è emerso che nelle loro aree cerebrali si erano formate associazioni temporanee lettera-colore, tipiche dei sinestetici. Un fenomeno del genere, come si evince, può interessare sia adulti che bambini, i quali potrebbero trovare la convivenza con la sinestesia un po’ difficile, perché complicata da gestire, soprattutto per le percezioni visive.
Questo, però, non è il caso di Melissa McCracken, ragazza americana che ha scoperto a 15 anni di essere “speciale”. «Io disegno la musica. Fino all’età di 15 anni credevo che tutti potessero vedere costantemente colori. Colori nei libri, colori nelle formule matematiche, colori ai concerti. Ma quando ho finalmente chiesto a mio fratello di che colore fosse la lettera C (giallo canarino, per vostra informazione) ho capito che la mia mente non era così normale come pensavo. Vedo la musica, sai, un po’ come quel ragazzino de Il Sesto Senso».
Se tentiamo di non pensare alla sinestesia come ad una semplice figura retorica utilizzata in ambito letterario, possiamo renderci conto di come questa multisensorialità influenzi la vita quotidiana degli individui che ne sono affetti, trascinandoli costantemente in un mondo che ruota a 360° tra odori, sapori e colori infiniti. Aspettando che la scienza ci regali altri progressi, noi “comuni mortali” non possiamo far altro che ammirare una percezione diversa dalla nostra, immaginando come possa essere un suono nero o un profumo luminoso.
Martina Lo Giudice
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