Il principe di Minneapolis, Rogers Nelson, ci ha lasciati. Leggendario compositore, chitarrista e polistrumentista, si può certamente definire un rivoluzionario anche in fatto di estetica del nostro tempo. Capace di mettere a nudo la fragilità maschile, il suo stile carismatico si fonde con la grandiosità della sua musica.
«Non intendevo causarti nessun dolore / Non intendevo causarti nessuna pena / Volevo solo vederti ridere una volta / Volevo solo vederti ridere nella pioggia viola». La strofa è estratta dalla celebre canzone Purple Rain, indiscusso capolavoro di Prince. E, siamo certamente sicuri, che se Prince non l’avesse eseguita durante le sue esibizioni e concerti con quegli abiti di scena che del viola ne fecero un leitmotiv, la struggente ballata non avrebbe raggiunto quel lirismo e quelle suggestioni oniriche. Per Prince, la moda non era un concetto poi di così lontano dalla musica. Non la subì, bensì irruppe con il suo stile da vero principe contemporaneo.
Se oggi possiamo parlare di moda genderless, certamente in parte dobbiamo dire grazie a Prince. La moda definita new romantic ha assunto con lui una modernità intravista da pochi; ha fatto propri i tessuti damascati, le piume, i pizzi e i volant senza perdere un grammo di carisma (anzi, scatenando orde di seguaci e imitatori). Ha persino provocato il pubblico esibendosi in slip e tacchi a spillo, ispirando una seduzione ambigua. Ha ammaliato innumerevoli donne, da Vanity ad Apollonia, da Kim Basinger a Sheena Easton, fino alle due mogli. La cifra stilistica è evidente nei concerti, dove si spinse sempre un passo in avanti laddove gli altri rimanevano indietro. Ha saputo sfruttare al meglio la sua figura minuta, riuscendo così a ribadire quanto fosse diverso dagli altri.
Non mancarono, infatti, nel suo guardaroba completi maschili dai colori sgargianti, anticipando ciò che più avanti sarebbe stato definito il trend del color block; immancabili anche le tute in pizzo e i pois, temi attualissimi presenti nella maggior parte delle collezioni dei maggiori stilisti. Importanti furono anche i ricami, le trasparenze, il leopardato e le tantissime rouches, per stabilire un nuovo concetto di sensualità maschile. Che dire, poi, del pigiama in versione gold e lurex, adesso sdoganato dalle donne per il look da giorno? Per non parlare del trench, utilizzato anche nel suo colore preferito, il viola. Prince prediligeva, inoltre, grossi accessori come collane eccentriche con croci. A renderlo iconico e immortale, quindi, è proprio quell’immagine di personaggio strano, talvolta bizzarro, soprattutto nella sua tendenza a cambiare identità e nome d’arte tanto quanto cambiavano le palette cromatiche dei suoi completi.
Chiara Grasso
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