VERONA – L’evento Innovabiomed, tenutosi alla Fiera di Verona il 23 e il 24 gennaio, ha visto come protagonista l’innovazione nel settore biomedicale e nella nanomedicina impiegata nella lotta ai tumori. La sezione di Repubblica dedicata all’Oncologia ci racconta quanto le nuove tecnologie impiegate nella medicina siano di grande importanza per lo sviluppo e la sconfitta di terribili malattie.
Secondo quanto affermato Giampaolo Tortora, membro del Comitato Scientifico di Innovabiomed e Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Oncologia Medica dell’Università di Verona, presto il cancro potrebbe diventare la prima causa di morte. «Nonostante gli straordinari progressi compiuti negli ultimi decenni – ha affermato Tortora – le malattie neoplastiche rappresentano una grande sfida scientifica. L’avvento delle tecnologie di analisi genetiche e molecolari ha favorito una migliore diagnosi, lo sviluppo di nuovi farmaci a bersaglio molecolare e la rivoluzione in corso dell’immunoterapia. Restano tuttavia ampie aree di ricerca e applicazione fino ad oggi poco perseguite. L’imponente potenziale delle nanotecnologie, della loro applicazione a scopo diagnostico e terapeutico per identificare le cellule tumorali e per colpirle in modo efficiente e selettivo, si sono solo appena affacciati al mondo dell’oncologia».
Il nuovo farmaco presentato all’evento a Verona è il Nab paclitaxel, legato all’albumina presente nel corpo umano in nanoparticelle. La suddetta proteina racchiuderebbe agenti terapeutici trasportabili direttamente nella sede del tumore. «Si è dimostrato efficace contro una patologia oncologica molto insidiosa come il carcinoma del pancreas ed è in grado di bloccare la proliferazione della neoplasia», ha dichiarato Tortora. Dall’evento è emerso quanto l’Italia sia sempre in ritardo nell’impiego delle nuove tecnologie, come quella della nanomedicina. «Il nostro Paese gioca un ruolo di primo piano a livello internazionale e che riguarda diverse aree scientifico-tecnologiche: dalla fisica alla meccanica, dalla biologia alla scienza dei materiali, dall’ingegneria clinica all’elettronica. Solo una più proficua collaborazione potrà consentire al biomedicale di essere sempre», ha concluso Tortora.
Valentina Friscia
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