Illusione: “Proiezione in ambito immaginario di elementi che non troveranno corrispondenza nella realtà contingente“. Più semplicemente, quella che Jannik Sinner ha creato (a tutti noi). O, se preferite, quella che Novak Djokovic ha prospettato per almeno due set al tennista azzurro.
Nel primo dei quarti di finale di un’edizione di Wimbledon, senza punti ATP in palio…senza atleti russi e bielorussi…e senza, beffardamente, Matteo Berrettini…il sei volte campione del torneo e vincitore delle ultime tre edizioni va sotto di due parziali contro il nostro Jannik ma poi, come al suo solito, rimonta chiudendo il match con il punteggio di 3 set a 2.
L’avvio di partita del tennista altoatesino non è stato dei migliori. D’altronde, nel campo centrale più famoso al mondo. Di fronte a uno dei “mostri sacri” del tennis contemporaneo. Sotto gli occhi della “Royal box“, tra cui quelli dei reali William e Kate, non poteva essere altrimenti.
In poco più di un quarto d’ora, infatti, il serbo si porta avanti per 4 giochi a 1. Il primo set sembra pratica chiusa ma Sinner, dopo aver annullato la chance di un ulteriore break a sfavore, entra mentalmente nel match e mette sù una rimonta che lo porta a chiudere il primo parziale con il punteggio di 7-5.
L’inerzia passata dalla parte del tennista azzurro e una reazione piuttosto stizzita di “Nole” che comincia a sbagliare qualsiasi palla passi dal suo lato, fa sì che Jannik porti a casa anche il secondo set con il parziale netto di 6-2.
Da questo momento in poi, però, l’ex numero uno al mondo (per 373 settimane) attiva la modalità “pilota automatico” che, nell’arco di tutta la sua carriera, gli ha permesso di vincere 20 tornei del Grand Slam. E chissà, forse, anche il ventunesimo.
Il terzo…il quarto…e il quinto set, difatti, sono un dominio serbo. Non solo nei punteggi, 6-3; 6-2; 6-2, ma anche dal punto di vista tecnico e tattico.
Nessun rammarico e nessun rimprovero per uno strepitoso Jannik Sinner. Con coraggio e personalità, ha vinto le prime partite sull’erba e annientato l’astro nascente Carlos Alcaraz. Con coraggio e personalità, oggi pomeriggio, ha affrontato una partita dalla quale o usciva vincitore o imparava qualcosa per il futuro. (Per questa volta, facciamo la seconda).
Con coraggio e personalità, sta affrontando una fase molto delicata del suo avvenire. Dopo il “divorzio” con il mentore e maestro di una vita Riccardo Piatti, sta affrontando quello “step successivo” con uno staff che si è completato con Simone Vagnozzi e l’arrivo di Darren Cahill.
Il tennista altoatesino paga l’inesperienza (è ovvio che sia così visti i 20 anni d’età) e qualche errore sotto rete di troppo. Uno dei punti da migliorare nell’immediato futuro. Ma, quello di oggi pomeriggio, resta uno dei match più belli e più importanti della sua ancora giovanissima carriera.
Per questo motivo, anche se “solo” per due set, anche se per circa due ore (delle tre e mezzo complessive), è stato bello illuderci tutti insieme.
Il futuro sarà dalla parte del nostro Jannik ma il presente è ancora di Nole (e Rafa)!
Fonte foto: Wimbledon
Giuseppe Tosto
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