Non è un momento facile per la Nazionale. Il trionfo della Roma di José Mourinho in Conference League ha riportato una coppa europea in Italia dodici anni dopo la vittoria dell’Inter dello Special One in Champions League, ma la mancata qualificazione dell’Italia alla Coppa del mondo in Qatar è una ferita ancora aperta e ci vorrà del tempo per rimarginarla del tutto. Gli Azzurri sono chiamati a voltare immediatamente pagina e, in questo senso, il mese di giugno rappresenta l’occasione ideale per porre le basi per un nuovo ciclo vincente.
Leo Messi, numero 10 e capitano dell’Argentina, di cui è il miglior marcatore di tutti i tempi, e Roberto Mancini, commissario tecnico dell’Italia dal 2018.
Nelle prossime due settimane, infatti, gli uomini di Roberto Mancini disputeranno ben cinque partite, tra cui quattro gare di Nations League (il 4 giugno con la Germania al Dall’Ara di Bologna, il 7 con l’Ungheria al Manuzzi di Cesena, l’11 con l’Inghilterra al Molineux di Wolverhampton e il 14 nuovamente con la Germania, stavolta al Borussia Park di Mönchengladbach) e la Finalissima con l’Argentina, in programma questa sera a Wembley. Quest’ultimo appuntamento mette di fronte le due vincitrici delle principali competizioni dei rispettivi continenti.
Da una parte l’Italia, detentrice degli Europei. Dall’altra, l’Argentina, che ha trionfato nella scorsa edizione della Copa América. Entrambe hanno riprovato il gusto di un trionfo continentale che mancava loro da tanto tempo (al 1968 risaliva l’ultimo Europeo vinto dagli Azzurri, mentre l’Albiceleste non vinceva la Copa América dal 1993). Italia e Argentina sono due delle nazionali più gloriose e leggendarie della storia del calcio e hanno spesso e volentieri recitato un ruolo di primo piano sul palcoscenico continentale e internazionale.
La Finalissima contro l’Argentina sarà l’ultima gara di capitan Giorgio Chiellini con la maglia della Nazionale.
Quindici vittorie in Copa América (record condiviso con l’Uruguay), una Confederations Cup (1992) e due Mondiali (1978 e 1986) per i sudamericani, quattro Mondiali (1934, 1938, 1982 e 2006), due Europei (1968 e 2021) e un oro olimpico (1936) per gli Azzurri. L’Albiceleste, inoltre, può vantare la vittoria di una Coppa Artemio Franchi, ossia la Supercoppa tra la vincitrice della Copa América e i campioni d’Europa. La sfida è stata precedentemente organizzata in sole due occasioni. Nel 1985, a trionfare fu la Francia (2-0 all’Uruguay al Parco dei Principi di Parigi). Otto anni più tardi, nel 1993, fu la volta dell’Argentina, capace di imporsi ai rigori sulla Danimarca dopo l’1-1 maturato tra tempi regolamentari e supplementari allo stadio José María Minella di Mar del Plata, a Buenos Aires.
L’Italia avrà la possibilità di alzare un’altra coppa a Wembley, ma i precedenti con l’Argentina sono tutt’altro che confortanti. La Nazionale, infatti, non batte i sudamericani da ben cinque gare. L’ultimo successo azzurro risale addirittura al 10 giugno 1987. 3-1 in amichevole a Zurigo, con reti di De Napoli e Vialli e autogol di Garré per gli uomini di Azeglio Vicini e gol di Diego Armando Maradona per la squadra guidata da Carlos Bilardo. Da quel momento, l’Italia ha raccolto soltanto due pareggi (0-0 in amichevole al Sant’Elia di Cagliari il 21 dicembre 1989 e 1-1 al San Paolo il 3 luglio 1990, in occasione della semifinale dei Mondiali di Italia ‘90) e tre sconfitte, peraltro consecutive, negli ultimi tre confronti, tutti in amichevole: 2-1 il 28 febbraio 2001 e il 14 agosto 2013 all’Olimpico di Roma, 2-0 il 23 marzo 2018 all’Old Trafford di Manchester.
Il pallone e il trofeo della “Finalissima” che Italia e Argentina disputeranno questa sera a Wembley.
L’ultima vittoria italiana in una gara ufficiale è datata 29 giugno 1982 (2-1, a segno Tardelli e Cabrini per l’Italia e Passarella per l’Argentina campione del mondo in carica). Un successo che spianò la strada agli Azzurri di Enzo Bearzot verso la conquista della Coppa del mondo in Spagna. La partita di stasera non vale certo un Mondiale, ma può e deve rappresentare l’occasione ideale per dimostrare al mondo intero che l’Italia è ancora tra le migliori squadre in circolazione e ha tutte le carte in regola per affrontare ad armi pari le altre big, come già ampiamente dimostrato meno di un anno fa contro Belgio, Spagna e Inghilterra agli Europei.
Saranno proprio i campioni d’Europa (eccezion fatta per gli indisponibili Verratti, Chiesa, Immobile e Berardi) a scendere in campo a Wembley. Per molti di loro, tra cui il capitano Giorgio Chiellini (che toccherà quota 117 presenze, staccando l’ex compagno di squadra Andrea Pirlo e eguagliando Daniele De Rossi al quarto posto all-time) e, probabilmente, Insigne e Sirigu (che si è lussato un dito ma sarà comunque a Londra), si tratterà dell’ultima presenza con la maglia della Nazionale, che con la Nations League inaugurerà ufficialmente il nuovo corso. Tuttavia, non ci sarà un vera e propria rivoluzione come qualche anno fa.
L’attaccante dello Zurigo Wilfried Gnonto, 18 anni, è stato convocato per la prima volta in Nazionale maggiore da Mancini.
Più semplicemente, il commissario tecnico Mancini darà sempre più spazio ai giovani emergenti – Tonali, Bastoni, Scamacca, Raspadori, Frattesi, Ricci, Gnonto (quest’ultimo, classe 2003 scuola Inter e attualmente in forza allo Zurigo, è tra i 30 convocati per la gara con l’Argentina) tra i tanti – per ricompattare un gruppo che intende recitare un ruolo da protagonista nell’imminente Nations League e a Euro 2024 in Germania.
Tra le file dell’Argentina di Lionel Scaloni, che ha un passato da calciatore in Italia (alla Lazio nel 2007-2008 e dal 2009 al 2013 e all’Atalanta dal 2013 al 2015), militano numerose conoscenze del nostro calcio. Quattro i calciatori che hanno lasciato il segno nel nostro campionato prima di trasferirsi all’estero, ossia German Pezzella (alla Fiorentina dal 2017 al 2021, capitano dal 2018 è tornato al Betis l’estate scorsa), Cristian Romero (al Genoa dal 2018 al 2020 e all’Atalanta lo scorso anno, milita nel Tottenham di Antonio Conte dalla scorsa estate), Rodrigo De Paul (all’Udinese dal 2016 alla scorsa stagione, ha da poco chiuso la sua prima annata con l’Atlético Madrid) e il Papu Gómez (dal 2010 al 2013 al Catania, dal 2014 a gennaio 2021 all’Atalanta, attualmente indossa la maglia del Siviglia).
I giocatori dell’Argentina festeggiano la rete decisiva di Di María nella finale di Copa América vinta contro il Brasile.
Giocano ancora in Italia, invece, il portiere Juan Musso (Atalanta, ex Udinese), i difensori Nahuel Molina e Nehuén Pérez (Udinese) e gli attaccanti Lautaro Martínez, Joaquín Correa (Inter) e Nico González (Fiorentina). Alla lista va aggiunto Paulo Dybala, da poco svincolato dopo aver terminato il suo ciclo di sette anni alla Juventus (a portarlo in Italia fu il Palermo nel 2013). La sua carriera potrebbe proseguire nel nostre paese, con Roma e, soprattutto, Inter sulle sue tracce. Al suo posto, alla Juve potrebbe arrivare Ángel Di María, che non ha rinnovato col Paris Saint-Germain ed è vicinissimo alla firma coi bianconeri.
L’Albiceleste è imbattuta da ben trentuno gare (20 vittorie e undici pareggi, con ben 56 reti segnate e 17 clean-sheets e appena 17 gol subiti) e va a caccia del record di risultati utili consecutivi, stabilito proprio dall’Italia di Roberto Mancini, capace di far registrare 37 partite consecutive senza sconfitte, dal 10 ottobre 2018 al 6 ottobre scorso (trenta vittorie e sette pareggi, con 93 gol segnati e appena 12 incassati). L’ultima sconfitta degli uomini di Scaloni risale al 6 luglio 2019 (ko per 2-0 col Brasile in semifinale di Copa América).
Dennis Izzo
Fonte foto in evidenza: it.uefa.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Coordinatore editoriale di Voci di Città, nasce a Napoli nel 1998. Tra le sue tanti passioni figurano la lettura, i viaggi, la politica e la scrittura, ma soprattutto lo sport: prima il calcio, di cui si innamorò definitivamente in occasione della vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006 in Germania, poi il basket NBA, che lo tiene puntualmente sveglio quasi tutte le notti da ottobre a giugno. Grazie a VdC ha la possibilità di far coesistere tutte queste passioni in un’unica attività.
“Se c’è un libro che vuoi leggere, ma non è stato ancora scritto, allora devi scriverlo.”