Ciao cari ragazzi,
è trascorso un anno da quella mattina infausta. C’è chi ha dimenticato quello che è accaduto 365 giorni fa tra i monti dell’Antioquia. L’ho vissuta male e per tre giorni non ho parlato con nessuno, come se fossero morte persone a cui ero legato da sempre. Invece eravate voi che nelle notti italiane mi facevate semplicemente compagnia e un po’ vi avevo adottati come fratelli maggiori. Vi ho visto gioire, vi ho visto emozionati e ho scritto di voi e delle vostre imprese sui campi più difficili del Sud America. Poi, tutto ad un tratto, siete spariti e avete lasciato un vuoto incolmabile anche per chi vi ammirava a un oceano di distanza.
Maledetto uomo vorrei dire. Se non fosse stato per la sua sete di denaro probabilmente voi avreste giocato quella partita che avevate conquistato con i denti, gettando il cuore oltre ogni ostacolo realizzando l’impossibile e ora vi allenereste con i vostri compagni e passereste del tempo con le vostre famiglie e con i vostri amici. Invece non è cosi. Non è cosi perché era troppo tardi per fare rifornimento, costava troppo altro carburante, era troppo difficile portarvi sani e salvi a Medellín per una partita di pallone. E pensare che solo una settimana prima i vostri i video avevano fatto il giro del mondo e i vostri nomi erano sulla bocca di tutti. Il calcio è un gioco bellissimo e voi l’avete reso speciale. Nei vostri occhi c’era quella fiamma che riscalda il cuore di ogni tifoso, di ogni appassionato e anche di ogni giornalista che parla di questo sport. Eravate l’essenza di questo sport, che non è altro che la voglia di rimanere bambini e rimanere puliti e senza pensieri, guardando quella palla rotolare e giocarci fin quando le forze nelle gambe svaniscono improvvisamente.
Il tempo è ladro e non vi ha dato la possibilità di vivere questa vita. Chissà che progetti avevate, chissà quali erano i vostri sogni, chissà se ci saremmo mai incontrati in un viaggio. D’altronde le vie del destino sono tante e non escludo a priori che tra dieci anni avrei potuto incontrarvi in Brasile o in Italia, magari ricordando assieme quelle notti magiche. Vorrei salutarvi per sempre, ma non ci riesco, anzi non voglio. Perché dovrei farlo? Voi mi avete fatto saltare sul divano con le vostre imprese e mi avete reso felice per mezzo secondo. Piuttosto preferisco guardare chi di voi si è salvato e che nonostante quello che gli è successo continua a credere in un sogno, quello che ci accomuna e ci unisce. Siete entrati nel mio cuore e non voglio che ne usciate. Vorrei ricordarvi per sempre, vorrei che le vostre gesta fossero ricordate da tutti così come le ricordo io.
Vi saluto solo con un ciao cari ragazzi. Mi auguro che lassù stiate continuando a giocare con la stessa passione che ci avete messo qui giù. Son convinto che anche lì c’è chi vi tifa e vi sprona a dare il 200% in ogni partita. Ciao ragazzi è stato bello conoscervi.
Lorenzo
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