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Serie A: di digiuni spezzati e porte stregate
26 Ottobre 2017
CalcioSerie AVoci di Sport

Serie A: di digiuni spezzati e porte stregate

Home » Voci di Sport » Calcio » Serie A: di digiuni spezzati e porte stregate

La decima giornata di Serie A, il secondo turno infrasettimanale stagionale, non ha regalato grandi sorprese, né scossoni in vetta alla classifica, considerando che tutte le big hanno portato a casa i tre punti. Non era scontato, però, che ci riuscisse il Napoli di Maurizio Sarri, che mai aveva segnato sul campo del Genoa da quando il tecnico toscano siede sulla panchina azzurra.

A spezzare la maledizione, nemmeno a dirlo, Dries Mertens, che da un anno a questa parte vive in uno stato di perenne onnipotenza in zona realizzativa. Dopo la doccia fredda iniziale firmata dal cavallo pazzo Taarabt, il belga si è caricato la squadra sulle spalle, mettendo a segno una doppietta e provocando l’autorete di Zukanovic per l’1-3, punteggio poi reso meno netto dal colpo di testa di Izzo. Il secondo gol del centravanti partenopeo, in particolare, è un gioiello di rara bellezza, con controllo delizioso e conclusione sotto la traversa, il tutto con il sinistro, sulla carta il piede debole dell’ex PSV.

Mertens Napoli Genoa

Anche il Milan, dopo quattro gare consecutive senza vittorie, aveva bisogno di invertire la tendenza, e per farlo, sul campo del Chievo, ha avuto bisogno di una prova di grande personalità, in particolare da parte degli uomini più esperti, su tutti Lucas Biglia, capitano in assenza dello squalificato Bonucci, e Ricardo Rodriguez, molto positivo anche in questa nuova veste di difensore centrale di sinistra, peraltro già spesso indossata nell’ultima stagione con la maglia del Wolfsburg.

Il vero mattatore della serata è certamente Suso, autore di un gol, un assist e del cross che ha propiziato la sfortunata autorete di Cesar. Il fantasista spagnolo, finalmente libero di partire dalla fascia destra per liberare il suo mancino a giro, ha potuto sfruttare appieno le proprie doti, apparse ingabbiate nelle uscite in cui era costretto a giocare accanto alla prima punta.

Suso

Dalla tribuna, approva Leonardo Bonucci, il capitano rossonero che ha voluto far sentire la propria vicinanza alla squadra, prendendo parte alla trasferta nel momento di difficoltà. Sabato, a San Siro, arriva la Juventus, e il grande ex di giornata sarà ancora costretto a seguire la gara dagli spalti. Per questo Milan in piena fase di degenza il test con la squadra di Allegri, ancora vittima di pericolose amnesie difensive ma devastante dal centrocampo in su, rappresenta un importante banco di prova, quando il primo terzo di campionato volge ormai al termine.

I bianconeri, dal canto loro, si coccolano la coppia argentina Dybala-Higuain, tornata al gol nella sfida interna contro la matricola SPAL – non segnavano nella stessa gara da Juve-Chievo del 9 settembre -, e un Douglas Costa finalmente nel vivo del gioco della Vecchia Signora, nonostante qualche errore tecnico di troppo. Il gruppo a disposizione di Allegri resta con ogni probabilità il più completo e competitivo, e in un certo senso la sconfitta patita con la Lazio potrebbe aver fatto scattare quella scintilla necessaria, a livello emotivo, per trovare le motivazioni e la voglia di vincere dei momenti migliori.

Chi, invece, si è trovato a fare i conti con una vera e propria maledizione, nella serata di ieri, è Ciro Immobile. Il bomber della Lazio, capace di mettere insieme diciassette gol (tredici in Serie A) in questo avvio di stagione, si è scontrato con una porta, quella sottostante la Curva San Luca del Dall’Ara, per lui stregata sin dai primissimi minuti. Tre pali, uno dei quali sul rigore concesso al ventesimo dall’arbitro Massa, il primo errore dagli undici metri dopo uno score di cinque realizzazioni su altrettanti tentativi in campionato. Biancocelesti che, in ogni caso, hanno continuato il proprio passo da zona Champions, passando sul campo del Bologna grazie alle reti di Milinkovic-Savic e Lulic nel primo tempo, pur correndo qualche pericolo di troppo nella ripresa, dopo l’autorete del capitano.

Immobile Serie A

Stesso destino, con una prova sfortunata in una vittoria del collettivo, è toccato a Ivan Perisic, che nell’anticipo di martedì tra la sua Inter e la Sampdoria ha come di consueto messo a ferro e fuoco la fascia sinistra, svariando su tutto il fronte offensivo e servendo la palla del momentaneo 3-0 a Mauro Icardi, in quella che è la connection più calda della stagione, almeno fino a questo momento. Per il croato, però, l’appuntamento con il gol dev’essere rimandato: due i legni centrati, uno in particolare con un pallonetto dalla distanza che, se fosse terminato in rete, avrebbe fatto esplodere San Siro.

Simile sorte anche per Edin Dzeko, fermato dal legno nella sfida interna col Crotone, decisa da un rigore di Perotti, tornato a essere infallibile dagli undici metri dopo l’errore con l’Udinese. Già sabato sera, nella gara interna con il Bologna, il bosniaco avrà la possibilità di interrompere un digiuno che in Serie A dura da tre giornate, un’eternità se si considera la continuità con la quale l’ex di Wolfsburg e Manchester City è andato a segno negli ultimi dodici mesi. 

Perisic Serie A

Dopo dieci giornate di Serie A, sembra lecito trarre le prime conclusioni sulla lotta Scudetto. Al momento, la Juventus sembra ancora la formazione più attrezzata per gestire tutti gli impegni, sia sul fronte interno che su quello europeo, mentre il Napoli, brillantissimo quando in campo scendono gli undici “titolarissimi”, fatica a trovare i giusti equilibri non appena Sarri, accusato spesso di troppo conservatorismo nelle sue scelte, prova a sperimentare qualche opzione diversa.

L’Inter, a dispetto di una campagna acquisti passata sottotraccia, è una realtà già solida, grazie al sapiente lavoro svolto da Spalletti, che ha raccolto un gruppo reduce da stagioni di grandi delusioni e motivato a riscattarsi, in particolare nelle sue stelle Icardi e Perisic, decisi a dimostrare tutto il loro valore e ormai beniamini indiscussi di un pubblico che in passato aveva storto il naso anche nei loro confronti. La Lazio di Simone Inzaghi, uno degli allenatori più preparati del campionato, rappresenta un ostacolo insidioso per qualsiasi avversaria, e, se saprà gestire al meglio le tre competizioni, potrà giocarsela fino in fondo per un posto in Champions League.

Qualche incognita in più sembra accompagnare i cugini giallorossi, che alternano, in questo avvio di stagione, prestazioni in cui si vede l’impronta del gioco predicato da Di Francesco ad altre in cui, a causa di ritmi eccessivamente bassi e mancanza di intensità, deve affidarsi solo ed esclusivamente ai guizzi dei singoli per vincere la partita. In tal senso, Aleksandar Kolarov si è dimostrato uno degli acquisti più azzeccati dell’ultima sessione di mercato, capace con la sua spinta sulla fascia sinistra e la sua abilità sui calci piazzati di portare punti quasi da solo. Il gruppo a disposizione del tecnico abruzzese è ampio e variegato, ma restano ancora da comprendere appieno le effettive potenzialità.

Kolarov Roma Serie A

Discorso diverso per il Milan, avviato in estate a una ricostruzione più rapida del previsto e, forse, del dovuto, che ha lasciato quei pochi elementi rimasti dalla scorsa stagione privi di certezze, insieme a una quantità eccessiva di nuovi acquisti che, per ovvi motivi, faticano ad amalgamarsi in breve tempo. L’obiettivo Champions, sbandierato con orgoglio come prospettiva minima dalla dirigenza in estate, sembra adesso poco realistico.

Una riflessione a parte merita la lotta per non retrocedere. Il Benevento, in dieci giornate di Serie A, ha messo insieme appena tre reti e zero punti in classifica, uno score desolante, record in negativo nella storia del campionato. La SPAL, che pure aveva mostrato qualche spunto interessante nelle prime uscite, fatica a portare a casa punti, al pari del Verona di Pecchia, che completa un trittico di neopromosse decisamente preoccupante.

Il reale problema è che, con squadre provenienti dal campionato cadetto così poco competitive, la classe medio-bassa tende progressivamente ad adagiarsi: le squadre si indeboliscono, consapevoli del basso rischio di retrocedere, dando vita a un torneo in cui le sorprese, giornata dopo giornata, sono sempre meno, e le prime della classe non perdono punti, se non negli scontri diretti.

Francesco Nardi

 

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