Il 15 dicembre 2016 Craig Sager se ne andava in seguito a una forma acuta di leucemia mieloide diagnosticatagli nel 2014, portando con sé il suo pressoché infinito bagaglio di professionalità e simpatia innate, doti che lo hanno fatto entrare nei cuori di tutti gli amanti della pallacanestro NBA e non solo e con le quali ha combattuto la battaglia più difficile della sua vita. Reporter per TNT per circa trentacinque anni (1981-2016), il nativo dell’Illinois è stato un giornalista diverso dagli altri, capace di svolgere il proprio ruolo con la massima precisione, ma al contempo di farsi apprezzare per la sua spontaneità nelle interviste a giocatori, allenatori, dirigenti e per le stravaganti ed eccentriche giacche che ha sfoggiato nel corso della sua gloriosa carriera da giornalista, in cui ha calcato tutti i campi NBA da bordocampista.
The NBA community showed off its best #SagerStrong style tonight pic.twitter.com/eUl1TF6X6I
— NBA on TNT (@NBAonTNT) November 30, 2018
A quasi due anni dalla sua scomparsa, la grande famiglia della NBA non lo ha affatto dimenticato, anzi. Sager continua ad essere uno dei volti più amati del basket made in USA e tanti protagonisti dell’associazione non perdono mai occasione di ricordarlo, come avvenuto in occasione degli NBA Awards degli ultimi due anni, tenutisi rispettivamente al Pier 36 di New York e al Barker Hangar di Santa Monica, in cui – tra i tanti premi individuali assegnati ai migliori giocatori, allenatori e dirigenti della regular season 2017-2018 – è stato consegnato anche il Sager Strong Award, istituito per onorare la memoria dell’ex giornalista della CNN e per premiare chiunque si distingua per atti di coraggio e bontà d’animo: la prima edizione del particolare riconoscimento se l’è aggiudicata il vicepresidente dei San Antonio Spurs – nonché ex giocatore NBA – Monty Williams, mentre l’attuale detentore del premio è l’otto volte All-Star e quattro volte Difensore dell’anno, nonché Hall of Famer dal 2015, Dikembe Mutombo. Entrambi hanno omaggiato Sager indossando una delle sue particolari giacche al ritiro della statuetta.
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Più recentemente, tanti altri volti di spicco della lega cestistica più famosa e spettacolare al mondo hanno voluto fare un tributo al mai dimenticato giornalista: dagli allenatori Luke Walton (Los Angeles Lakers), Michael Malone (Denver Nuggets), Rick Carlisle (Dallas Mavericks), Erik Spoelstra (Miami Heat), Steve Clifford (Orlando Magic), Nick Nurse (Toronto Raptors) e Dwane Casey (Detroit Pistons) all’assistant coach dei Boston Celtics Jay Larranaga, fino ad arrivare ai giocatori, in particolar modo l’MVP 2017 Russell Westbrook, il 3-and-D dei Dallas Mavericks Wesley Matthews, il veterano dei San Antonio Spurs Patty Mills e la stella degli Houston Rockets James Harden, detentore del premio di MVP, e all’ex campione NBA e attuale opinionista di TNT Shaquille O’Neal. L’anno scorso, invece, in tanti tra giocatori, allenatori e dirigenti decisero di dare un sostegno concreto all’associazione benefica intitolata proprio a Sager, tra cui il proprietario degli Houston Rockets Tilman Fertitta, il coach dei Razzi Mike D’Antoni e quello dei San Antonio Spurs Gregg Popovich. Oltre a ciò, gli Orlando Magic hanno recentemente deciso di indossare una divisa con degli inserti che ricordano quelli delle particolari giacche indossate da Sager.
Coach Pop speaks on the beloved Craig Sager. #SagerStrong pic.twitter.com/Z2uGswwolv
— NBA (@NBA) December 1, 2018
“Non era semplicemente un personaggio iconico per il mondo della TV e della NBA. La sua personalità, il suo modo di vestire e la sua competenza erano soltanto una piccola parte di ciò che è stato. Lo abbiamo imparato a conoscere nella sua parte più profonda solamente negli ultimi mesi della sua vita ed è entrato nella memoria e nel cuore di tante persone. Un amico del genere non lo si può mai dimenticare, per questo è importantissimo mettere in mostra tutto l’affetto e l’amore che proviamo nei suoi confronti. Craig era un amico e nessuno ha dimenticato il senso della sua lotta.”, ha dichiarato lo stesso Popovich, tra i suoi tantissimi amici nel mondo del basket a stelle e strisce e protagonista di divertenti siparietti col giornalista nelle interviste, al pari di tanti altri pezzi da novanta della lega, tra cui Michael Jordan, Shaquille O’Neal, Kevin Garnett, Dwyane Wade, Kobe Bryant, Chris Paul e LeBron James, e delle mascotte delle squadre, da Rocky, il leone di montagna dei Denver Nuggets, a Benny, il toro rosso dei Chicago Bulls, e The Raptor, il dinosauro dei Toronto Raptors. Pochi giorni prima di morire, inoltre, Sager era stato inserito nella Sports Broadcasting Hall of Fame.
Miss you, Craig. #SagerStrong pic.twitter.com/bsA0Injoeh
— Toronto Raptors (@Raptors) November 30, 2018
“Gli abiti non sono mai scelti a caso. Ogni abbinamento è frutto di ragionamento ed è messo insieme secondo tre criteri: squadre, città, periodo dell’anno. Mi piacciono e basta. Mi interessa soltanto dei colori, non della moda. Mi fanno sentire a mio agio, per me sono belli nel momento in cui li scelgo.”, dichiarava a chi gli chiedeva chiarimenti in merito al suo stile estroso. Del resto, il suo modo di vestire particolarmente anticonformista non poteva che riflettere il suo modo di intendere la vita: sempre col sorriso sulle labbra, anche nella situazioni più difficili, e non certo per mancanza di consapevolezza o per troppa ingenuità.
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“Mi crede ingenuo? Nient’affatto, semplicemente ho la fede e la speranza che mi danno tutte le persone che mi sono vicine e mi vogliono bene”, rispondeva invece ai tanti che si interrogavano su come facesse ad andare avanti con tale naturalezza nonostante la gravità della sua malattia. Due trapianti di midollo, ventuno biopsie e circa venti cicli di chemioterapie gli hanno messo i bastoni tra le ruote, ma non gli hanno certo impedito di dedicarsi al suo amato lavoro, nonostante il parere dei medici fosse contrario. In molti lo andavano a trovare a casa e lui era sempre disponibile per tutti, ma non voleva mai far pesare la propria condizione.
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“Di sicuro hai cose più importanti di cui occuparti” disse al commissioner NBA Adam Silver quando andò a trovarlo, con quest’ultimo che lo contraddisse e gli fece capire che “sei importante per questa lega al pari di manager, allenatori e giocatori”. Il suo collega di TNT Ernie Johnson, invece, mise in luce il fatto che i suoi amici andavano a trovarlo pensando di dovergli tirare su il morale, ma in realtà accadeva l’opposto. Non è abbastanza? Ebbene, tra le tante cose fatte nel corso della sua carriera, Sager ha anche impedito a Dennis Rodman di suicidarsi.
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L’ex eccentrico Bad Boy dei Detroit Pistons e scudiero di Michael Jordan e Scottie Pippen tra le fila dei Chicago Bulls, infatti, nel ’93 tento di uccidersi con un colpo di fucile in uno strip club di Detroit, in seguito alla depressione causatagli dalla fine del suo matrimonio, rivelando la sua intenzione proprio a Sager. Quest’ultimo, che rivelò l’episodio circa tre anni fa – riuscì a calmarlo e a fargli capire quanto sarebbe stato stupido a compiere un gesto del genere. Perché la vita vale più di tutto, e il buon Craig Sager questo lo sapeva benissimo.
Dennis Izzo
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Coordinatore editoriale di Voci di Città, nasce a Napoli nel 1998. Tra le sue tanti passioni figurano la lettura, i viaggi, la politica e la scrittura, ma soprattutto lo sport: prima il calcio, di cui si innamorò definitivamente in occasione della vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006 in Germania, poi il basket NBA, che lo tiene puntualmente sveglio quasi tutte le notti da ottobre a giugno. Grazie a VdC ha la possibilità di far coesistere tutte queste passioni in un’unica attività.
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