Dopo aver riportato una sonora sconfitta per 3-1 a San Siro col Milan, l’ennesimo ko da inizio campionato a oggi, per l’esattezza il sesto in otto giornate di campionato, il Chievo ha deciso di esonerare Lorenzo D’Anna, risultando dunque la prima squadra a licenziare il proprio tecnico, seguita poi – poche ore più tardi – dal Genoa, che ha interrotto la propria collaborazione con Davide Ballardini per affidare nuovamente la panchina del Grifone a Ivan Jurić, per l’ennesimo avvicendamento tra l’allenatore ravennate e l’ex centrocampista croato. I gialloblu, dal canto loro, ripartono da Gian Piero Ventura, che avrà il difficile compito di risollevare una squadra attualmente ultima in classifica con -1 punti, frutto di una penalizzazione di tre punti comminatale dalla Giustizia Sportiva.
Tornato in Serie A nel 2008, il Chievo ha sempre raggiunto, più o meno faticosamente, la salvezza, riuscendo a mantenere la categoria per ben dieci stagioni consecutive. La striscia positiva dei clivensi, però, sembra destinata a giungere al termine, anche se la stagione è appena iniziata e il campionato è ancora lunghissimo. Quel che è certo è che si tratta di una stagione in cui i gialloblu hanno sin qui dato l’impressione di non essere in grado di dire la loro e giocarsi le proprie carte in ottica salvezza. Non è soltanto la penalizzazione di tre punti a gravare sulla situazione del club veneto, quanto piuttosto la scarsa coesione del gruppo, con il mix di veterani d’esperienza e giovani talenti in rampa di lancio che per ora non sta sortendo gli effetti sperati.
Eppure, il Chievo aveva cominciato la propria stagione dando filo da torcere alla Juventus, contro cui si arrese soltanto per 3-2 in rimonta alla prima giornata, per poi dare l’impressione di potersi rialzare dopo il pareggio per 2-2 con la Roma all’Olimpico, un’ottima dimostrazione di carattere e forza di volontà, ma soprattutto il modo migliore per lasciarsi alle spalle il tennistico 6-1 incassato con la Fiorentina al Franchi. Il pari con i giallorossi di Di Francesco sembrava poter rappresentare l’inizio effettivo della stagione per i veneti, apparsi in salute e decisamente più convinti dei propri mezzi e delle proprie possibilità, ma si rivelerà soltanto un fuoco di paglia.
La squadra di D’Anna – storica bandiera del Chievo dal 1994 al 2007 e tra i protagonisti della favola dei Mussi Volanti – perde le successive quattro partite, arrendendosi rispettivamente al cospetto di Udinese (2-0 per i friulani al Bentegodi), Genoa (2-0 a Marassi), Torino (1-0 in quel di Verona) e, appunto, Milan (3-1 a San Siro). Il licenziamento del tecnico classe ’72 è inevitabile e in pochi saranno rimasti di stucco leggendo la notizia del suo esonero. Quel che invece ha stupito e non poco è che a sostituirlo sarà Ventura, reduce da un’esperienza tutt’altro che da incorniciare sulla panchina della Nazionale italiana.
Arrivato alla guida degli Azzurri nel 2016, in seguito all’addio di Antonio Conte dopo un ottimo Europeo in Francia (eliminazione ai quarti di finale per mano della Germania ai rigori), Ventura avrebbe dovuto rappresentare un commissario tecnico di transizione, raccogliendo l’ottimo materiale lasciatogli in eredità dall’ex allenatore della Juventus e ponendo le basi per il ciclo del suo successore, che poi si sarebbe rivelato Roberto Mancini. Del resto, l’esperto allenatore ligure era stato scelto dalla Federazione perché sembrava avere tutte le carte in regola per ricoprire tale ruolo, avendo avuto esperienze degne di nota alla guida di Lecce, Cagliari, Sampdoria, Udinese, Napoli, Messina, Verona, Pisa e, più recentemente, Bari e Torino.
Approdato in Nazionale, però, Ventura ha provato ad andare oltre i propri limiti e quelli di una squadra che necessitava soltanto stabilità e non grossi stravolgimenti tecnico-tattici, essendo in una parziale fase di ricostruzione. Il 4-2-4 che aveva fatto le fortune del Bari e del Torino si è rivelato tutt’altro che efficace: in questo senso, l’immagine più simbolica del fallimento del classe ’48 genovese alla guida dell’Italia e dell’inadeguatezza al contesto del suo credo calcistico è la pesantissima sconfitta per 3-0 riportata a Madrid con la Spagna il 2 settembre dello scorso anno, nel match valevole per le qualificazioni ai Mondiali disputatisi la scorsa estate in Russia.
La partecipazione alla rassegna iridata in programma in terra russa sembrava poco più che una formalità, ma sia la Federazione che il commissario tecnico hanno sottovalutato lo straordinario valore della Spagna (capace di rialzarsi immediatamente dopo un Mondiale e un Europeo da dimenticare) e le doti di avversari più modesti, come l’Albania, la Macedonia e l’Israele. Risultato? Il cammino degli Azzurri è contrassegnato da polemiche, dubbi e perplessità di ogni tipo, Ventura perde in breve tempo il controllo della situazione e viene di fatto delegittimato dal gruppo, rassegnando le dimissioni che poi vengono respinte dal presidente federale Carlo Tavecchio.
Dopo aver concluso il proprio girone di qualificazione al secondo posto alle spalle della Spagna, all’Italia rimaneva soltanto una possibilità per salvarsi la faccia, ossia superare il confronto con la Svezia ai playoff: dopo una clamorosa sconfitta per 1-0 in trasferta, però, l’entusiasmo di San Siro non basta al ritorno per sconfiggere gli scandinavi. Lo 0-0 finale segna la fine di un’esperienza che si conclude formalmente con l’eliminazione dalla Coppa del Mondo dopo ben 60 anni, ma sulla quale in realtà il sipario era già calato da svariati mesi. Nella conferenza stampa post-partita, però, Ventura non annuncia le dimissioni, sprecando un’ulteriore chance per andarsene a testa alta o, quantomeno, per mitigare le tante critiche nei suoi confronti.
Nei mesi successivi, il tecnico genovese ha spesso fatto riferimento al doppio confronto con la Svezia e, più in generale, alla sua esperienza sulla panchina della Nazionale, sottolineando come fosse divenuto il capro espiatorio di una situazione vergognosa per la quale non hanno pagato tutti i responsabili. Il fallimento in senso calcistico è anche tollerabile, anche perché nel calcio non sempre tutto va secondo i piani e talvolta si è chiamati a fare i conti con situazioni particolarmente scomode. Quel che non è andato giù ai tanti appassionati e tifosi della Nazionale è come sia stata gestita la preparazione ad un appuntamento storicamente tanto importante per l’Italia (i Mondiali, appunto), sia dal punto di vista sportivo che mediatico.
Ventura, più di Marcello Lippi otto anni prima di lui (quest’ultimo, però, vinse il Mondiale in Germania nel 2006 e portò gli Azzurri alla Coppa del Mondo in Sudafrica quattro anni più tardi, per poi dimettersi dopo la prematura uscita di scena dei suoi, prendendosi le responsabilità del caso), è divenuto bersaglio di critiche di tutti i tipi, più o meno costruttive da un lato, più o meno feroci dall’altro. A 70 anni compiuti lo scorso 14 gennaio, però, la sua carriera da allenatore non si concluderà con il mesto e amaro anno trascorso alla guida della Nazionale, bensì con un’esperienza in Serie A al Chievo, una sfida piuttosto complicata.
I gialloblu, infatti, sono appaiati all’ultimo posto in classifica, avendo raccolto due pareggi e sei sconfitte nelle prime otto giornate. Sul campo hanno portato a casa due punti, ma la penalizzazione di tre punti li costringe a rimanere all’ultima piazza a quota -1. Per Ventura, dunque, non sarà affatto semplice risollevare le sorti di una squadra che ha tanti limiti tecnico-tattici e buona parte dei principali protagonisti degli ultimi anni ormai a fine carriera (Sorrentino e Pellissier su tutti). Oltre a ciò, i veneti hanno sempre avuto uno stile particolarmente equilibrato, improntato non alla ricerca di un gioco bello e spumeggiante, ma alla conquista di quanti più punti possibili per centrare la salvezza.
Quest’ultimo è sempre stato l’obiettivo principale del Chievo negli ultimi dieci anni ed è stato raggiunto più o meno agevolmente dai vari Mimmo Di Carlo, Stefano Pioli, Eugenio Corini e Rolando Maran. Questi ultimi, però, hanno avuto a disposizione una squadra molto più amalgamata e compatta di quella che fino ad oggi era dell’ex capitano Lorenzo D’Anna e che Ventura si appresta ad ereditare. Inoltre, i gialloblu non hanno mai ricevuto alcuna penalizzazione da quando sono tornati in massima serie, vivendo dieci stagioni piuttosto serene e soddisfacenti. Riuscirà Ventura a compiere un’autentica impresa, ossia permettere al Chievo di mantenere la categoria? E, soprattutto, se dovesse farcela, basterebbe per cancellare il ricordo della disastrosa esperienza con la Nazionale?
Dennis Izzo
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