Neanche l’inizio del Mondiale, accenna a placare le critiche e i dubbi della vigilia su Qatar 2022.
D’altronde, diritti umani e civili sono troppo importanti per essere affossati nella sabbia del deserto del Qatar. O, se preferite, nel lusso degli stadi che a fine manifestazione saranno smontati.
A tal proposito, per combattere la discriminazione e la diversità, ben dieci nazionali avevano lanciato la campagna “OneLove” in favore dell’inclusione.
Temi, questi, trattati nella cerimonia d’apertura di ieri anche dall’emiro al Thani ma che sembrano ancora molto lontani dal Paese qatariota.
Escludendo Norvegia e Svezia non presenti in questa ventiduesima edizione della Coppa del Mondo, i capitani delle nazionali di Olanda, Germania, Inghilterra, Francia, Belgio, Svizzera, Danimarca e Galles avrebbero dovuto indossare durante le partite una fascia con un cuore arcobaleno, il numero 1 e la scritta “Love“.
Peccato che a poche ore dall’inizio dei rispettivi match, le nazionali sopra elencate abbiano fatto con un comunicato congiunto che annunciava il fallimento dell’iniziativa.
Il motivo? Ha vinto il “vecchio e caro” ricatto. In particolare, su pressioni del Qatar (come nel caso della birra la cui vendita non è ammessa negli stadi), la Fifa ha minacciato di ammonire immediatamente i capitani che sarebbero scesi in campo con quella fascia.
Nelle ore precedenti, la Francia aveva già deciso di fare un passo indietro nel “rispetto delle leggi e tradizioni ospitanti“. Da oggi, però, più per minacce che per libera scelta, le faranno compagnia anche le altre.
Ecco, cosa si legge nel comunicato congiunto: “I nostri capitani non indosseranno la fascia arcobaleno perché la Fifa ha minacciato sanzioni per i giocatori.
Siamo molto frustrati dalla decisione della federazione internazionale, che riteniamo senza precedenti.
Eravamo pronti a pagare le multe, ma di fronte all’ammonizione e al rischio che i nostri giocatori possano essere allontanati dal campo prima della fine della partita, non possiamo fare altro che rinunciare.
Abbiamo scritto alla Fifa, già a settembre, informandola del nostro desiderio di far indossare le fasce da capitano “OneLove” per sostenere attivamente l’inclusione nel calcio ma non abbiamo avuto risposta.
I nostri giocatori e i nostri tecnici sono delusi“.
Immediata, la risposta dell’associazione calcistica più importante al mondo.
“La Fifa è un’organizzazione inclusiva e sostiene tutte le cause legittime, come ‘One Love’, nel quadro delle regole della competizione che sono note a tutti.
Il calcio si unisce dietro l’appello ‘NoDiscrimination‘, esteso a tutte le partite, (dopo esser stata inizialmente prevista dai quarti), così che i capitani di tutte le 32 squadre possano portare il messaggio sulla fascia.
Nelle competizioni finali, il capitano di ciascuna squadra deve indossare la fascia” fornita dalla Fifa stessa.
Insomma, le critiche e i “sospetti” su questo mondiale non si placano ma aumentano col passare dei giorni.
Solo il calcio, almeno per 28 giorni, potrà unire due culture e tradizioni totalmente agli antipodi come quella qatariota e occidentale. Alla fine, se ci pensiamo bene, lo sport è un utile strumento anche in questo.
Fonte foto: Ansa.it
Giuseppe Tosto
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Giuseppe, classe 1999, aspirante giornalista, è laureato in Scienze Politiche (Relazioni Internazionali). Fin da piccolissimo è appassionato di sport e giornalismo.
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