A 25 anni dalla morte di Bettino Craxi, l’ultimo grande protagonista della “Prima Repubblica”, emergono nuove lettere che gettano una luce diversa sulla sua figura e sulle sue relazioni personali e politiche.
Il libro Bettino Craxi, Lettere di fine Repubblica, curato dallo storico Andrea Spiri, raccoglie corrispondenze private che rivelano lati inaspettati della sua vita. Dalle difficoltà politiche agli affetti familiari e alle interazioni con colleghi e avversari. Queste lettere, che coprono un arco temporale che va dal 1989 al 1999, offrono uno spunto interessante su un uomo che ha dominato la scena politica italiana per decenni, ma che negli ultimi anni della sua vita si trovava a fare i conti con un drammatico destino.
Tra le scoperte più rilevanti nel volume c’è la corrispondenza tra Craxi e Silvio Berlusconi. In una lettera del 1999, Craxi si lamenta del trattamento riservato dalla stampa controllata dal leader di Forza Italia: «Mi dicono che le parole che ho chiesto a mio figlio di riferire ti hanno sorpreso e forse anche infastidito. Mi scuso se ho creato incomprensioni», scrive, ma poi prosegue con durezza, accusando i media di Berlusconi di averne completamente cancellato l’immagine: «La mia figura è stata praticamente annullata dai tuoi giornali e dalle tue televisioni, salvo rare eccezioni».
Nella stessa missiva, Craxi sottolinea il mancato supporto personale da parte di Berlusconi, che non si è mai fatto vedere a casa sua, nonostante le difficoltà che stava affrontando.
Le lettere di Craxi non si limitano solo alle polemiche politiche, ma anche a riflessioni più intime. Un’altra lettera, inviata nel 1989 a Giovanni Falcone dopo il fallito attentato dell’Addaura, testimonia la sua gratitudine per essersi salvato, ma anche una consapevolezza amara: «Sono felice di essere scampato al pericolo. Mi guardo e guardo avanti». Questo scambio riflette un Craxi che, nonostante l’apparente sicurezza, si trova costantemente sotto assedio, sia dal punto di vista fisico che politico.
Anche i messaggi di solidarietà di vecchi compagni e avversari fanno parte di questo epistolario. Francesco De Martino, che aveva combattuto per la leadership del PSI con Craxi, gli invia una lettera in cui esprime preoccupazione per la sua salute, pur riconoscendo le divergenze politiche del passato. «Seguo con preoccupazione le tue condizioni. Ti invio il mio affetto e la mia vicinanza», scrive De Martino, dimostrando un’umanità che supera le divisioni politiche.
Nel volume, non mancano anche lettere che riflettono la sua posizione rispetto alla Chiesa.
Nel 1992, infatti, Craxi riceve un messaggio da Papa Wojtyla tramite Don Verzè e, in risposta, scrive un breve ma intenso messaggio: «Santo Padre, grazie per il tuo pensiero. Offro le mie sofferenze per il mio Paese e per le tue intenzioni».
Ma non sono solo le figure politiche e religiose a entrare in scena. Nel 1992, Sandra Milo, attrice e sostenitrice di Craxi, gli scrive offrendo il suo aiuto, un gesto di solidarietà che riflette la realtà del periodo: «Caro Bettino, vorrei davvero aiutarti in questo momento. Quando posso, cerco di fare la mia parte», scrive l’attrice, consapevole delle difficoltà che il leader socialista sta attraversando.
Anche la corrispondenza con Antonio Di Pietro, il magistrato simbolo di Mani Pulite, è rivelatrice. Durante il processo Enimont del 1994, Craxi chiede un rinvio per motivi di salute. Di Pietro, ironizzando sulle condizioni di Craxi, aveva commentato in aula dicendo che «l’imputato ha un furuncolone sul piede». Tuttavia, poco dopo, il magistrato invia una lettera di scuse a Craxi, facendo capire che le sue parole erano state fraintese: «Mi scuso per il tono della mia osservazione. So bene cosa significa affrontare problemi di salute e non era mia intenzione essere irrispettoso».
Le lettere raccolte nel volume di Spiri non offrono solo uno spunto per comprendere le vicende politiche della «Prima Repubblica», ma gettano anche una luce intima e personale sulla vita di uno dei politici più controversi della storia italiana. Queste corrispondenze non solo raccontano la fine di un’epoca, ma anche le difficoltà personali di un uomo che ha visto crollare attorno a sé un’intera classe dirigente, e che, malgrado tutto, cercava di mantenere una dignità e una speranza nel futuro, spesso con una chiara consapevolezza della sua solitudine.
Fonte immagine in evidenza: ilgiornale.it
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