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Per Cristiano Ronaldo e il Portogallo è il momento di guardare al futuro
12 Dicembre 2022
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Per Cristiano Ronaldo e il Portogallo è il momento di guardare al futuro

Home » Voci di Sport » Calcio » Per Cristiano Ronaldo e il Portogallo è il momento di guardare al futuro

In seguito alla sconfitta ai quarti di finale col Marocco, il sogno di Cristiano Ronaldo di portare il Portogallo sul tetto del mondo per la prima volta nella sua storia si è definitivamente infranto. È stato un Mondiale tutt’altro che semplice per lui, iniziato nel migliore dei modi, con un gol su rigore e una vittoria col Ghana, e conclusosi con un’uscita di scena a dir poco amara, da comprimario e non più leader di una squadra di cui ha contribuito a scrivere alcune delle più belle pagine di storia a suon di gol, record e trofei. Prima dell’era CR7, il Portogallo aveva sì potuto fare affidamento su numerosi fuoriclasse nel corso degli anni, tra cui il Pallone d’oro Eusébio e, più recentemente, i vari Figo, Deco, Rui Costa, ma non era mai riuscito ad inaugurare un vero e proprio ciclo vincente.

Tra i risultati più rilevanti della storia dei lusitani prima del 2004, infatti, spiccano soltanto due semifinali, rispettivamente una ai Mondiali del 1966 in Inghilterra e l’altra agli Europei del 2000 in Belgio e Olanda. Ben poco per poter tenere testa alle altre grandi potenze europee e mondiali, tra cui Italia, Germania, Francia, Inghilterra, Spagna, Olanda, Unione Sovietica, Cecoslovacchia e le sudamericane Brasile, Argentina e Uruguay, tutte capaci di vincere almeno un trofeo tra gli anni ‘30 del Novecento e il 2004 (alla lista vanno aggiunte alcune sorprese, come la Danimarca, campione d’Europa nel 1992 da ripescata, e la Grecia, capace di vincere gli Europei nel 2004 proprio ai danni del Portogallo).

Con l’avvento di Cristiano Ronaldo, a poco a poco, la musica in terra portoghese è decisamente cambiata. Il 20 agosto 2003 è il giorno in cui inizia ufficialmente una nuova era per il calcio portoghese, con il debutto di un giovanissimo Ronaldo in Nazionale nell’amichevole vinta col Kazakistan. Meno di un anno dopo, agli Europei del 2004 che si disputano proprio in Portogallo, i lusitani raggiungono la prima finale della loro storia, venendo sconfitti a sorpresa dalla Grecia, autentica rivelazione di un torneo in cui il 19enne Ronaldo segna due reti: una nella gara inaugurale persa con la Grecia, l’altra (decisiva) nella semifinale vinta con l’Olanda. Nonostante la dolorosa sconfitta, peraltro a domicilio, il Portogallo arriva in fondo anche ai Mondiali del 2006 in Germania, eliminando l’Olanda agli ottavi e l’Inghilterra ai quarti e arrendendosi soltanto al cospetto della Francia in semifinale.

È il primo Mondiale per CR7, che mette a referto un solo gol (rigore con l’Iran) ma si incarica del penalty decisivo nella lotteria dei calci di rigore che consente ai suoi di battere l’Inghilterra ai quarti di finale. Dopo due eliminazioni agli ottavi, agli Europei 2008 in Austria e Svizzera e ai Mondiali 2010 in Sudafrica (edizione in cui Ronaldo sigla il suo primo gol su azione in Coppa del mondo, timbrando il cartellino nel 7-0 alla Corea del Nord), rispettivamente contro Germania e Spagna, il Portogallo torna a conseguire un risultato degno di nota a Euro 2012, eguagliando il suo miglior piazzamento nella competizione (semifinale, persa con la Spagna), con Cristiano Ronaldo che si laurea capocannoniere del torneo con 3 reti, a pari merito con Mario Balotelli, Fernando Torres, Mario Gómez, Mandžukić e Dzagoev.

Il Portogallo di Ronaldo sul tetto d’Europa

Il nativo di Funchal, nel frattempo divenuto capitano della Nazionale, compie il suo più grande capolavoro agli Europei del 2016 in Francia, in cui contribuisce in maniera determinante allo storico successo finale dei lusitani, portando il Portogallo per la prima volta sul tetto d’Europa. È il primo trofeo nella storia della Seleçao das Quinas, con CR7 che sigla la doppietta decisiva nel 3-3 con l’Ungheria nell’ultima gara dei gironi che consente ai suoi di passare agli ottavi tra le migliori terze classificate, per poi andare nuovamente a segno in semifinale col Galles. Il 10 luglio 2016, in occasione della finalissima coi padroni di casa della Francia, Ronaldo è costretto a lasciare il campo dopo appena venticinque minuti di gioco a causa di un infortunio, ma dà comunque il suo apporto alla causa dalla panchina, incitando i suoi compagni dal primo all’ultimo minuto.

Il protagonista inatteso dell’ultimo atto del torneo è l’attaccante di scorta Éder, che al 109’ segna la rete che sblocca la gara, ma il supereroe per eccellenza del calcio portoghese è Cristiano Ronaldo, che alza tra le lacrime di gioia la coppa al cielo dello Stade de France di Saint-Denis. Di momenti a dir poco memorabili ne ha già vissuti tanti tra Manchester United e Real Madrid, ma essere il primo giocatore portoghese a vincere un trofeo con la propria Nazionale da capitano è senza alcun dubbio un traguardo impareggiabile, la cui importanza va ben al di là della sfera puramente calcistica. Ai Mondiali di Russia 2018, il Portogallo non riuscirà a ripetersi, fermandosi agli ottavi (ko con l’Uruguay), ma Ronaldo disputa la miglior Coppa del mondo della sua carriera, chiudendo a quota 4 reti, di cui una sontuosa tripletta nel 3-3 con la Spagna nella gara inaugurale e il gol decisivo nel successo di misura col Marocco.

Un anno più tardi, il Portogallo può tornare a festeggiare un trofeo, conquistando la prima edizione della UEFA Nations League tra le mura amiche (1-0 con l’Olanda in finale). Capitan Ronaldo risulta ancora una volta decisivo, facendo registrare la tripletta che stende la Svizzera in semifinale (3-1). Tra il 1921, anno della sua fondazione, e il 2016 (quasi un secolo), il Portogallo non aveva mai vinto un titolo. Nel giro di tre anni, tra il 2016 e il 2019, trascinato da Ronaldo e da un gruppo sempre più ricco di talento, ne conquista ben due. A Euro 2020, CR7 è nuovamente capocannoniere del torneo (vi era già riuscito nel 2012) con 5 reti, di cui due nel 3-0 con l’Ungheria, uno nel ko per 4-2 con la Germania e due nel pareggio per 2-2 con la Francia. La corsa dei campioni in carica, però, si ferma agli ottavi col Belgio.

L’inesorabile declino e la delusione Mondiale

Nel frattempo, avvengono numerosi cambiamenti nella carriera di Cristiano Ronaldo, che nell’estate 2021 decide di tornare al Manchester United, lasciando la Juventus dopo tre anni. In Inghilterra, l’asso portoghese si era fatto conoscere al mondo intero alla corte di sir Alex Ferguson, per poi consacrarsi  definitivamente al Real Madrid e lasciare il segno anche alla Juventus. Il 1 settembre 2021, Ronaldo sigla una doppietta contro l’Irlanda in un match valevole per le qualificazioni ai Mondiali 2022, permettendo ai suoi di vincere in rimonta e diventando il miglior marcatore di sempre con le Nazionali (111 gol). Ai Mondiali in Qatar, Ronaldo arriva in una condizione fisica e mentale tutt’altro che impeccabile.

Il secondo anno al Manchester United, infatti, inizia nel peggiore dei modi. Il suo posto nell’undici titolare non è più garantito e il rapporto con l’ambiente è ai minimi storici: il tutto porta alla risoluzione del contratto tra le due parti, avvenuta pochi giorni dopo l’inizio della Coppa del mondo. Nella prima gara, vinta 3-2 col Ghana, il numero 7 apre le marcature dal dischetto, diventando il primo giocatore della storia capace di segnare almeno un gol in ben cinque edizioni dei Mondiali (2006, 2010, 2014, 2018 e 2022). Contestualmente, Ronaldo è il primo calciatore portoghese a disputare cinque Mondiali. Dopo la terza partita del girone con la Corea del Sud, il capitano e leader imprescindibile del Portogallo perde il posto da titolare, ufficialmente per motivi disciplinari, partendo dalla panchina sia nell’ottavo di finale vinto con la Svizzera che nei quarti persi col Marocco, match in cui diventa il giocatore con più apparizioni nella storia delle Nazionali di calcio (196), eguagliando Bader Al-Mutawa del Kuwait.

Al fischio finale, Ronaldo scoppia in lacrime e si dirige negli spogliatoi: si conclude (molto probabilmente) così l’avventura di una delle più grandi leggende del gioco nella competizione più affascinante e prestigiosa di tutte, in cui ha messo a referto 8 reti in 22 presenze tra Germania 2006, Sudafrica 2010, Brasile 2014, Russia 2018 e Qatar 2022. Per il cinque volte Pallone d’oro è il momento di rimettere in ordine le idee e capire come ripartire. Attualmente svincolato dopo la fine del suo rapporto col Manchester United, l’attaccante – che compirà 38 anni il prossimo 5 febbraio – ha smentito le numerose indiscrezioni che ritenevano che avesse già messo nero su bianco su un contratto da ben 200 milioni di euro per due anni e mezzo con l’Al-Nassr, club di Riyad, capitale dell’Arabia Saudita.

Testa al futuro: fine di un’era per CR7 e il Portogallo?

Pur non essendo più esplosivo e decisivo come un tempo, Ronaldo è un campione indiscutibile e quanto fatto in quasi vent’anni di carriera tra Sporting Lisbona, Manchester United, Real Madrid, Juventus e Portogallo ha segnato indelebilmente la storia del calcio ed è sotto gli occhi di tutti. Il suo nome fa ancora gola a numerosi top club europei e la sua competitività potrebbe anche portarlo a decidere di restare in Europa e rimanere nel giro della Nazionale ancora un po’, almeno fino a Euro 2024. Molto dipenderà anche dalla sua tenuta fisica. Se l’era Ronaldo dovesse giungere al termine, il Portogallo avrebbe l’obbligo di inaugurare un nuovo corso e ripartire dai numerosi giovani interessanti che hanno già avuto modo di entrare nel giro della Nazionale negli scorsi anni (undici di questi, che hanno tutti tra i 19 e i 25 anni, hanno preso parte alla spedizione in Qatar).

Insomma, se trovare un nuovo Ronaldo da cui ripartire è un’impresa piuttosto proibitiva, costruire una rosa competitiva e in grado di ambire a traguardi importanti può essere invece ritenuto un obiettivo ampiamente alla portata del Portogallo, che si ritroverebbe nella stessa situazione della scorsa decade e dei primi anni 2000, quando nel giro di pochi anni lasciarono la Nazionale giocatori importanti del calibro di Paulo Sousa e Vítor Baía (2002), Sérgio Conceição (2003), Rui Costa e Fernando Couto (2004), Figo, Pauleta e Costinha (2006), Ricardo (2008), Deco e Paulo Ferreira (2010) e Nuno Gomes (2011). Anche il commissario tecnico Fernando Santos, in carica dal 2014, potrebbe presto salutare la Nazionale portoghese, pur avendo annunciato di non avere intenzione di dimettersi.

In molti gli imputano la maggior parte delle responsabilità per il deludente Mondiale, soprattutto in virtù della scelta di non schierare tra i titolari Cancelo, Leão e lo stesso Ronaldo. Se quest’ultimo dovesse decidere di proseguire la propria avventura in Nazionale, potrebbe anche mettere nel mirino una partecipazione ai Mondiali 2026, che si terranno tra Stati Uniti d’America, Canada e Messico e prevedono la partecipazione di 48 squadre. Un’eventualità che avrebbe del clamoroso, soprattutto alla luce del post pubblicato dal calciatore dopo l’eliminazione dai Mondiali. Ronaldo non ha mai ufficialmente dichiarato che Qatar 2022 sarebbe stato il suo ultimo Mondiale e ha più volte sostenuto, anche di recente, di non pensare al ritiro.

Nel 2026, CR7 avrà 41 anni e partecipando al Mondiale stabilirebbe tanti altri record. In primo luogo, diventerebbe il primo calciatore della storia a prendere parte a sei edizioni della Coppa del mondo (Leo Messi, che di anni ne avrà 39 nel 2026, potrebbe eguagliarlo) e, nel caso in cui dovesse trovare la via del gol, sarebbe anche l’unico giocatore capace di segnare almeno una rete in sei Mondiali. Per ciò che concerne i record di longevità, Roger Milla, a segno a USA ‘94 a 42 anni, un mese e 8 giorni, rimarrebbe il marcatore più anziano nella storia della Coppa del mondo. Attualmente, Ronaldo è terzo in questa speciale classifica, avendo segnato su rigore col Ghana a 37 anni, 9 mesi e 19 giorni, preceduto dal connazionale Pepe (39 anni, 9 mesi e 13 giorni) e da Milla.

La cura maniacale per il fisico gli ha permesso di essere tra i migliori al mondo per anni, ecco perché non è affatto scontato che il suo declino sia destinato a durare a lungo. Meno di un anno fa, CR7 ha messo a segno 24 reti in 38 presenze stagionali con la maglia del Manchester United, mostrando di avere una condizione fisica a dir poco invidiabile anche in un campionato come la Premier League, ritenuto dai più il più competitivo al mondo. Nei primi mesi della stagione attualmente in corso, le cose si sono complicate, anche se per questioni che non riguardano direttamente il campo. A quasi 38 anni, è difficile immaginare che il fuoriclasse portoghese torni a ripetere le prestazioni offerte in quasi vent’anni di carriera, soprattutto nei nove anni al Real Madrid, quelli in cui toccò l’apice della sua forza fisica e tecnica.

Al contempo, Cristiano Ronaldo ha senza alcun dubbio tutti i mezzi, fisici, tecnici e mentali, per giocare al livello più alto possibile ancora a lungo. La conditio sine qua non per far sì che ciò accada è che la leggenda portoghese ritrovi la serenità e la spensieratezza con cui ha affrontato anche e soprattutto le sfide più impegnative della sua carriera, superando anche gli ostacoli a tratti più insormontabili. Il presunto accordo con l’Al-Nassr, di cui si è già parlato a lungo sui principali tabloid e siti di informazione, lo renderebbe il giocatore più pagato della storia del calcio e gli permetterebbe di concludere la carriera senza tutta la pressione di cui si è dovuto far carico in quasi vent’anni di attività. L’amore dei tifosi e appassionati di calcio arabi lo farebbero tornare a sentirsi un re, ma per la sua insaziabile fame di sfide apparentemente impossibili farebbe da contraltare un inevitabile calo di motivazioni.

Una vera e propria prigione dorata fatta su misura per tanti calciatori che hanno fatto la storia nel Vecchio Continente, ma non per uno che ha la Champions League, i gol e l’abitudine a vincere nel DNA. Se è vero che anche le storie più belle sono destinate a concludersi prima o poi, è pur vero che quella di Cristiano Ronaldo nel calcio che conta non può non avere un lieto fine. In caso di addio alla Nazionale portoghese, Ronaldo saluterebbe da primatista per presenze (196) e reti (118) e con due trofei vinti da capitano, ma soprattutto con un enorme bagaglio di esperienza e leadership che ha permesso ai tanti talenti portoghesi emergenti di seguire le sue orme e far sì che il Portogallo possa guardare con fiducia e ottimismo al futuro, anche senza il giocatore più rappresentativo della sua storia.

Dennis Izzo
Fonte foto in evidenza: talkSPORT

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Coordinatore editoriale di Voci di Città, nasce a Napoli nel 1998. Nel 2016 consegue il diploma scientifico e in seguito si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli. Tra le sue tanti passioni figurano la lettura, i viaggi, la politica e la scrittura, ma soprattutto lo sport: prima il calcio, di cui si innamorò definitivamente in occasione della vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006 in Germania, poi il basket NBA, che lo tiene puntualmente sveglio quasi tutte le notti da ottobre a giugno. Grazie a VdC ha la possibilità di far coesistere tutte queste passioni in un’unica attività.

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