Non è una novità che nel Masters 1000 di Parigi-Bercy, con una lunga stagione che volge al termine, giocatori meno quotati riescano ad andare in fondo al torneo e conquistare punti importanti sul cemento parigino. Negli scorsi anni, le vittorie di giocatori come Nalbandian, Berdych o Ferrer avevano testimoniato come alla AccorHotels Arena il dominio dei Fab Four sia sempre stato più tenue rispetto agli altri 1000.
Stavolta, però, si è andati ben oltre un semplice vincitore a sorpresa, considerando che comunque l’albo d’oro vedeva tutti giocatori con una storia da Top 10 e finalisti slam. I forfait annunciati di Djokovic, Murray, Wawrinka, Nishikori e Raonic, cui si sono aggiunti quelli di Federer alla vigilia e di Nadal dopo gli ottavi (quando aveva la certezza di mantenere il numero 1 del ranking), hanno creato un vuoto di potere, in cui si sono inseriti i protagonisti più inaspettati. Nel frattempo, in assenza dei big, a infiammare il torneo è stata la corsa agli ultimi due posti per le ATP Finals di Londra, che alla vigilia vedeva coinvolti otto giocatori.
Carreno Busta, che lunedì scorso occupava l’ottava posizione nella race verso Londra, ha completato il suicidio tennistico che ha accompagnato la sua stagione dopo la semifinale US Open, venendo eliminato già al secondo turno dal redivivo Mahut, al pari di Tsonga, Kevin Anderson e Sam Querrey, di fatto tagliati fuori dalla corsa al torneo di fine anno, mentre il catalano poteva ancora sperare in una serie di risultati negativi dei suoi avversari. Chi ha ottenuto agevolmente il pass, invece, è stato David Goffin, cui è bastata la qualificazione agli ottavi per centrare la settima posizione.
Nel frattempo, ad accendere la lotta per l’ultimo spot utile avanzavano le rispettive candidature Juan Martin del Potro, John Isner, Jack Sock e il beniamino di casa Lucas Pouille, di fatto i principali antagonisti, almeno sulla carta, di Marin Cilic, l’unico giocatore di un certo spessore rimasto in tabellone dopo le precoci eliminazioni di Alex Zverev (per mano di Haase) e Grigor Dimitrov, superato dal gigante americano. Il croato, però, ha compiuto il solito passo indietro sul piano psicologico nel momento più delicato, cedendo misteriosamente nei quarti di finale in due set a Julien Benneteau, vecchio leone francese che, a quasi trentasei anni, beneficiario di una wild card, ha trovato il miglior risultato in carriera a livello di Masters 1000 a casa sua, a Parigi-Bercy, centrando la semifinale.
Parallelamente, nello stesso turno, Isner avanzava prepotentemente la propria candidatura verso le ATP Finals, superando in tre set delPo in una battaglia tirata a suon di servizi vincenti, mentre Jack Sock spezzava i sogni del beniamino locale Pouille, altro giocatore che nei momenti chiave della partita e, più in generale, della stagione, quest’anno ha spesso faticato a trovare il suo miglior tennis. A completare l’improbabile quartetto di semifinalisti, lo Steven Bradbury di questa edizione del 1000 parigino: Filip Krajinovic, proveniente dalle qualificazioni e lanciato dal ritiro di Nadal a poche ore dal match di quarti di finale.
Il serbo, venticinque anni e una lunga serie di infortuni alle spalle, a maggio si trovava a occupare la posizione numero 294 del ranking ATP. Da lì in poi, una lenta ma inesorabile risalita, prima attraverso i successi nei challenger (con le vittorie in cinque tornei diversi), soprattutto sulla terra rossa, poi anche nel circuito maggiore, fino al tanto atteso ingresso nei primi ottanta alla vigilia di Parigi-Bercy. Qui, Krajinovic ha messo in riga avversari magari non di primissimo piano, ma comunque sulla carta a lui superiori come Sugita, Querrey e Mahut, beneficiando poi del forfait di Rafa per sfidare, riposato, un Isner che aveva sulle sue spalle tutta la pressione dettata dalla necessità di vincere il torneo per raggiungere le Finals. Un peso che Long John non è riuscito a reggere, nel tiebreak del terzo set, quando era arrivato a due punti dalla partita, prima di cedere di schianto.
Dopo questo risultato, inevitabilmente l’altra semifinale vedeva Benneteau vestire ancora di più i panni del guastafeste, nei confronti di un Jack Sock che aveva a portata di mano le Finals, dovendosi limitare a superare due avversari di livello modesto per centrare un posto tra i migliori otto della stagione. L’americano, a differenza del suo connazionale, non ha tremato nel momento decisivo, ed è riuscito a imporsi in due set sul beniamino di casa, sostenuto fino alla resa dal pubblico della AccorHotels Arena.
Nella finalissima di domenica, poi, Sock ha accusato di più la stanchezza e la pressione, andando sotto in partenza e perdendo il primo parziale 5-7, ma da lì in poi è riuscito a compiere il salto di qualità a livello mentale, complice anche l’inevitabile braccino che aveva colpito il suo avversario, alla prima finale in assoluto nel circuito ATP. In apertura di secondo set, il nativo del Nebraska è riuscito a strappare il servizio all’avversario, dando il via a una rimonta che si è concretizzata nella terza, decisiva partita, quando le energie del serbo sono venute meno.
A venticinque anni, con il successo di Parigi-Bercy, Jack Sock è solo il terzo giocatore nato negli anni Novanta a vincere un Masters 1000, dopo le vittorie di Zverev e Dimitrov sul cemento nordamericano. La settimana prossima, avrà la possibilità di competere con i vari Federer e Nadal nelle Finals di Londra, pur non essendo mai andato oltre gli ottavi di finale a livello di Slam in questo 2017. Dati piuttosto indicativi di quelle che sono le attuali condizioni del ricambio generazionale nel tennis. Probabilmente, del Potro sarebbe stato più competitivo nell’evento dell’O2 Arena di Londra, ma paga la prima parte di stagione deficitaria. Per attendere il primo titolo major di un Next Gen bisognerà aspettare almeno un altro anno, ma già nelle Finals Thiem e Zverev vorranno mostrarsi in grado di vincere quello che, per prestigio, è nei fatti il quinto slam.
Francesco Nardi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Ti piacerebbe entrare nella redazione di Voci di Città? Hai sempre coltivato il desiderio di scrivere articoli e cimentarti nel mondo dell’informazione? Allora stai leggendo il giornale giusto. Invia un articolo di prova, a tema libero, all’indirizzo e-mail entrainvdc@vocidicitta.it. L’elaborato verrà letto, corretto ed eventualmente pubblicato. In seguito, ti spiegheremo come iscriverti alla nostra associazione culturale per diventare un membro della redazione.