A poche settimane dall’inizio dalla regular season NBA, giunge al termine la telenovela Damian Lillard, con il sette volte All-Star che lascia i Portland Trail Blazers e si accasa a sorpresa ai Milwaukee Bucks in una trade a tre squadre che coinvolge anche i Phoenix Suns, i quali ricevono Jusuf Nurkić, Nassir Little, Keon Johnson e Grayson Allen e mandano Deandre Ayton e Toumani Camara ai Blazers. Questi ultimi ricevono anche Jrue Holiday, una prima scelta non protetta al Draft 2029 e due pick swaps (2028 e 2030) dai Bucks.
33 anni compiuti lo scorso 15 luglio, Lillard saluta i Trail Blazers dopo ben undici anni. Con la franchigia dell’Oregon, che lo selezionò con la sesta scelta assoluta al Draft 2012, il nativo di Oakland ha totalizzato 830 partite tra regular season e playoff, mettendo a referto medie di 25.2 punti, 4.3 rimbalzi, 6.7 assist e una palla recuperata col 44% dal campo, il 37% da dietro l’arco e l’89% ai tiri liberi, vincendo il premio di Rookie of the Year nel 2012-2013 e venendo convocato in sette occasioni all’All-Star Game (2014, 2015, 2018, 2019, 2020, 2021 e 2023).
Reduce dalla sua miglior stagione in carriera per media punti (32.2) e percentuale al tiro (46.3%, come nel 2019-2020), Lillard detiene numerosi record della storia dei Portland Trail Blazers, di cui è il miglior realizzatore di tutti i tempi con 19.376 punti, nonché il terzo giocatore per presenze (769) e il primo per partite da 40+ punti (55), 50+ punti (15), 60+ punti (5) e 70+ punti (1). Quest’ultimo primato lo ha centrato lo scorso 27 febbraio, stabilendo il suo career-high con ben 71 punti nella vittoria per 131-114 contro gli Houston Rockets tra le mura amiche. Nonostante il suo apporto, Portland non è riuscita a qualificarsi ai playoff, piazzandosi al terzultimo posto della Western Conference col quinto peggior record in NBA (33-49) e mancando l’accesso alla post-season per il secondo anno consecutivo.
In dodici anni con la maglia numero 0 dei Trail Blazers, Lillard ha disputato i playoff in otto occasioni, perdendo ben cinque volte al primo turno e raggiungendo le Finali di Conference soltanto nel 2018-2019. La scarsa appetibilità di Portland sul mercato ha complicato e non poco i piani del front office della franchigia dell’Oregon, che non è mai riuscito a mettere su una squadra in grado di competere ad alti livelli. Lillard ha spesso e volentieri dichiarato di voler vincere un titolo coi Trail Blazers, ma la direzione intrapresa dalla squadra negli ultimi anni ha inevitabilmente influito sulla sua decisione di chiedere la trade.
I Milwaukee Bucks, reduci da una bruciante quanto inattesa eliminazione al primo turno dei playoff coi Miami Heat (4-1) e già campioni NBA nel 2021, offrono a Dame la chance di giocare i playoff con continuità e lottare fino in fondo con l’obiettivo di vincere il titolo, soprattutto grazie a un roster che può contare su stelle del calibro di Giannis Antetokounmpo e Khris Middleton, veterani affidabili e giocatori solidi come Brook Lopez, Jae Crowder, Bobby Portis e Malik Beasley. In panchina siede l’esordiente Adrian Griffin, che ha preso il posto di Mike Budenholzer, licenziato al termine della passata stagione.
L’arrivo di Lillard rilancia prepotentemente i Bucks nella corsa al titolo, essendo il classe ‘90 un giocatore capace di spostare gli equilibri con il suo incredibile arsenale offensivo. Il nativo di Oakland, infatti, è uno dei migliori tiratori in circolazione e la sua capacità di segnare da ogni posizione lo rende un giocatore pressoché immarcabile. Oltre a ciò, Dame è anche un giocatore che si esalta sotto pressione, risultando uno dei più letali scorer nei momenti decisivi, come dimostrano i tanti canestri nel clutch time che hanno permesso ai Portland Trail Blazers di vincere innumerevoli gare, tra cui la tripla del 99-98 nella decisiva gara-6 del primo turno dei playoff vinto 4-2 contro gli Houston Rockets nel 2014 e quella del 118-115 in gara-5 della serie vinta 4-1 contro gli Oklahoma City Thunder nel 2019, sempre al primo turno.
La sua mentalità vincente e la grande etica del lavoro sono caratteristiche che contribuiscono ulteriormente a renderlo un profilo ideale per i Milwaukee Bucks, che dopo un paio di stagioni in cui non sono riusciti a lottare fino in fondo per l’anello, fermandosi alle semifinali di Conference nel 2022 (ko per 4-3 coi Boston Celtics) e al primo turno lo scorso anno, hanno intenzione di tornare a recitare un ruolo di primo piano non solo in regular season (tre primi posti a Est col miglior record della lega negli ultimi cinque anni), ma anche e soprattutto ai playoff. Lillard si appresta a formare una coppia a dir poco devastante con Giannis Antetokounmpo, che rimarrà il primo violino della squadra ma potrà integrarsi alla grande con l’ormai ex Blazer, essendo il greco un giocatore con un bagaglio tecnico e uno stile di gioco decisamente diversi da quelli del prodotto di Weber State University.
Il due volte MVP, infatti, non ha bisogno di avere troppo la palla in mano e domina nel pitturato, sia in attacco che in difesa. La velocità di Lillard nell’attaccare il ferro, in questo senso, può essere oro colato per Antetokounmpo e permettere al greco di recuperare energie. Inoltre, la fisicità del numero 34, che attira su di sé la pressione della difesa e sa farsi spazio in post, può creare tante occasioni invitanti a Lillard dalla lunga distanza. Dame ha spesso e volentieri detto la sua sui super team, non risparmiando critiche alle franchigie che negli anni hanno scelto di mettere insieme tante stelle, con risultati non sempre memorabili.
Rispetto a un classico super team, che per assorbire i contratti di tre stelle devono spesso accontentarsi di veterani al minimo salariale per completare l’organico, i Bucks hanno un core che da anni è l’anima pulsante della squadra ed è perfettamente integrato. Inoltre, le stelle di Milwaukee, Antetokounmpo e Middleton, fanno parte di quella categoria di giocatori che gli americani definiscono “unselfish”, ossia altruisti, perché pur essendo All-Star non si soffermano sulle proprie statistiche o sui propri traguardi individuali, ma antepongono l’interesse della squadra a ogni cosa. In un contesto del genere, un giocatore come Lillard ha dunque tutto ciò che cercava da tempo e che Portland non era mai stata realmente in grado di garantirgli negli ultimi anni.
Com’è noto, però, le trade che coinvolgono giocatori di una certa portata vanno anche a minare pericolosamente meccanismi collaudati nel tempo. Milwaukee ha sì piazzato quello che si candida ad essere il colpo dell’anno, ma ha anche perso Jrue Holiday, uno di quei giocatori che ogni squadra che punta a vincere vorrebbe nel proprio roster. Il 33enne, infatti, oltre ad essere un giocatore estremamente intelligente e dotato di una forte personalità, è anche un ottimo uomo spogliatoio e, soprattutto, è uno dei migliori difensori perimetrali al mondo, tanto da essere stato inserito in cinque occasioni nell’NBA All-Defensive Team. Tassello fondamentale del roster dei Bucks per tre stagioni, Holiday ha anche offerto un contributo determinante nella cavalcata verso il titolo nel 2021, in particolare con una grande palla rubata a Devin Booker e un lob per la schiacciata di Antetokounmpo nei secondi finali della gara-5 delle Finals vinta 123-119 contro i Phoenix Suns.
La sua partenza, messa inevitabilmente in secondo piano dall’arrivo di Lillard, potrebbe pesare e non poco, soprattutto nella metà campo difensiva, costringendo magari Antetokounmpo a fare più fatica del dovuto in difesa e, dunque, ad avere meno energie dall’altro lato del campo. Inoltre, se è vero che la coppia Lillard-Antetokounmpo promette spettacolo, è altrettanto vero che l’integrazione tra due stelle assolute non è mai semplice. Le enormi differenze nei rispettivi stili di gioco possono rappresentare un valore aggiunto, ma anche un grattacapo non di poco conto per l’head coach Griffin, che avrà il compito di far coesistere un giocatore noto per la sua notevole mole di tiri vincenti da dietro l’arco e uno che domina sotto canestro.
Entrambi avranno bisogno di sfruttare i propri punti di forza e nascondere i rispettivi limiti per formare un duo inarrestabile e fare il bene di una squadra che sarà ancor più sotto i riflettori nella stagione che sta per cominciare. Il coup de théâtre con cui i Milwaukee Bucks intendono lanciare un messaggio alle rivali fa anche parte della strategia per convincere Antetokounmpo a restare nel Wisconsin a lungo termine (il greco ha altri due anni di contratto con player option per il 2025-2026). Lillard, dal canto suo, ha altri tre anni di contratto e la possibilità di esercitare la player option nel 2026-2027, per un totale di poco più di 216 milioni di dollari (153 nei prossimi tre anni e 63 qualora dovesse esercitare l’opzione giocatore nell’estate 2026).
I rischi di un affare del genere sono dietro l’angolo per i Bucks, perché se è vero che la franchigia del Wisconsin non ha sacrificato molte delle sue pedine più importanti, trattenendo i vari Middleton, Lopez, Portis, è pur vero che ha di fatto affidato presente e futuro a un progetto molto diverso da quello degli scorsi anni. Nel frattempo, i bookmakers statunitensi danno i Bucks favoriti nella corsa al titolo (prima dell’arrivo di Lillard erano al quarto posto). Con Dame, dunque, Milwaukee non è semplicemente tra le favorite, ma ha di fatto quasi l’obbligo di tornare a giocare le Finals, con tutti i rischi che ne conseguono. In attesa dell’unico giudizio insindacabile, quello del campo, Milwaukee e l’NBA si preparano per l’inizio di una nuova, entusiasmante era, che prenderà il via con la gara del 27 ottobre contro i Philadelphia Sixers.
Dennis Izzo
Fonte foto in evidenza: NBA.com
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Coordinatore editoriale di Voci di Città, nasce a Napoli nel 1998. Tra le sue tanti passioni figurano la lettura, i viaggi, la politica e la scrittura, ma soprattutto lo sport: prima il calcio, di cui si innamorò definitivamente in occasione della vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006 in Germania, poi il basket NBA, che lo tiene puntualmente sveglio quasi tutte le notti da ottobre a giugno. Grazie a VdC ha la possibilità di far coesistere tutte queste passioni in un’unica attività.
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