Al Fiserv Forum di Milwaukee, i padroni di casa dei Bucks ospitano i Phoenix Suns in una gara-6 cruciale per le ambizioni di Antetokounmpo e compagni, che hanno bisogno di una vittoria per conquistare il tanto agognato anello che in Wisconsin non festeggiano addirittura dal 1971, anno del primo e unico trionfo della storia della franchigia, trascinata dalle prodezze dei leggendari Kareem Abdul-Jabbar e Oscar Robertson. Dall’altro lato, i Suns devono necessariamente vincere per evitare l’eliminazione e prolungare la serie a gara-7, dove avrebbero dalla loro parte il pubblico della Talking Stick Resort Arena.
The @Bucks are the 2020-21 NBA Champions! #ThatsGame pic.twitter.com/lMNgoe8tal
— NBA (@NBA) July 21, 2021
Nel primo quarto, sono i Bucks a fare la partita, infliggendo agli avversari un parziale di 29-16, con Phoenix che tira con appena il 29% dal campo (7/24) e sembra accusare il colpo. Nel secondo quarto arriva la tanto attesa reazione degli uomini di Monty Williams, con Milwaukee incapace di ripetere la prestazione sfoggiata nel primo quarto: i Bucks, infatti, segnano appena 13 punti, gli stessi che mette a referto Chris Paul, tirando con il 20% (4/20) e incassando un pesantissimo parziale di 31-13 che dilapida il loro vantaggio e permette a Phoenix di andare all’intervallo in vantaggio di cinque lunghezze (47-42).
Dopo la pausa lunga, però, Milwaukee non sbaglia più, aggiudicandosi entrambi i quarti (35-30 nel terzo quarto e 28-21 nel quarto) e imponendosi per 105-98 al termine di una gara combattutissima, caratterizzata da tanti errori e da grande intensità da parte di entrambe le difese. Sugli scudi Giannis Antetokounmpo, autore di una prestazione leggendaria: il greco, infatti, fa registrare una sontuosa doppia doppia da 50 punti (career-high ai playoff), 14 rimbalzi, 2 assist e 5 stoppate col 64% dal campo (16/25) e un ottimo quanto inusuale 89.5% dalla lunetta (17/19).
Drafted 15th overall out of Greece in 2013, 2016-17 #KiaMIP, 2019-20 #KiaDPOY, 5x NBA All-Star, 2x #KiaMVP… & now NBA CHAMPION in Year 8.
First-time champ with the @Bucks and first-time Bill Russell #NBAFinals MVP… Giannis Antetokounmpo! #ThatsGame pic.twitter.com/yPstjkoyho
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Il classe ‘94 è il vero simbolo di una vittoria da incorniciare per i suoi Bucks: a 26 anni disputa le Finali per la prima volta nella sua carriera, chiudendole con medie di 35.2 punti, 13.2 rimbalzi, 5 assist, 1.2 palle recuperate e 1.8 stoppate col 62% al tiro in sei partite, aggiudicandosi anche l’MVP delle Finals (che si aggiunge ai due MVP della regular season e al premio di Difensore dell’anno) e scoppiando in lacrime a fine partita. È anche il trionfo delle idee di Mike Budenholzer, un allenatore che fino a poche settimane fa era ritenuto inadeguato al contesto da molti appassionati e addetti ai lavori e sembrava destinato a fare le valigie a fine stagione. L’ex head coach degli Atlanta Hawks ha smentito i detrattori trovando la chiave per sfruttare al meglio i chili e i centimetri di Antetokounmpo e valorizzare appieno le tante risorse presenti nel suo roster.
Tra queste, menzione speciale per Khris Middleton e Jrue Holiday, compagni ideali per il numero 34 greco. Il primo ha avuto spesso e volentieri il compito di chiudere le partite e di prendersi i tiri più pesanti, non deludendo le aspettative (24 punti, 6.3 rimbalzi, 5.3 assist e 1.5 palle rubate col 45% dal campo e il 36% da tre alle Finals), mentre il secondo ha dato un incredibile apporto nella metà campo difensiva (memorabile la palla strappata dalle mani di Booker nel finale di gara-5 e l’alley oop ad Antetokounmpo per archiviare la pratica), facendosi valere anche in attacco. Non meno prezioso il contributo del gregario P.J. Tucker, che da buon veterano ha portato tanta grinta, mentalità e tanta, tanta difesa, mentre Bobby Portis si è fatto apprezzare in uscita dalla panchina, rendendosi autore di tante cose importanti sia in attacco che in difesa.
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Dopo essere andati sotto per 2-0 sia contro i Brooklyn Nets in semifinale di Conference che contro i Phoenix Suns alle Finals, i Bucks hanno tirato fuori l’orgoglio, reagendo nel migliore dei modi quando tutti li davano per spacciati. Le delusioni degli anni scorsi, in particolar modo l’eliminazione in rimonta in finale di Conference contro i futuri campioni dei Toronto Raptors nel 2019 (da 2-0 a 4-2) e il tracollo al primo turno con i Miami Heat nella passata stagione (4-1), sono ormai soltanto un lontano ricordo. Proprio da quelle cadute, Milwaukee ha trovato la forza per rialzarsi e dimostrare al mondo intero il proprio valore, senza mai perdere fiducia nel proprio potenziale.
Molte squadre, spesso e volentieri, pretendono risultati immediati e non accettano ripetuti passi falsi, preferendo cambiare immediatamente direzione in caso di cocenti delusioni. Il cambiamento, anche e soprattutto quello più repentino e netto, fa parte della secolare storia della NBA, ma deve essere anche ragionato e dettato da scelte ponderate. Bene hanno fatto, dunque, i Bucks a credere nel loro progetto anche quando tutti li davano per spacciati e ritenevano che Antetokounmpo dovesse chiedere la trade per andare a vincere l’anello in altri lidi (Miami Heat e Golden State Warriors, due tra le tante squadre accostate al greco), magari con un ruolo meno centrale ma allo stesso modo di primo piano.
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Il numero 34, invece, ha saputo aspettare il suo turno, incassando critiche e attacchi di ogni tipo e riuscendo nell’impresa di vincere il titolo con la squadra che lo scelse al Draft quando ancora in pochi lo conoscevano davvero bene (quindicesima scelta al Draft 2013). Un traguardo di cui poche altre stelle NBA possono fregiarsi (tra queste, Dirk Nowitzki coi Dallas Mavericks e Tim Duncan, Tony Parker e Manu Ginobili coi San Antonio Spurs). Antetokounmpo avrebbe potuto unire le forze con giocatori del calibro di Stephen Curry e Jimmy Butler, ma non ha voluto lasciare i propri compagni nel momento più difficile, scegliendo la via più romantica e complessa per vincere il suo primo, storico anello di una carriera che è appena iniziata e che ha ancora tante belle storie da raccontare.
Phoenix, dal canto suo, deve incassare un’amara sconfitta al primo anno ad alti livelli dopo tante stagioni di tanking. I Suns escono indubbiamente a testa alta dal confronto coi Bucks e dalla post season in generale, in cui hanno eliminato i campioni in carica dei Los Angeles Lakers al primo turno (4-2) e sono arrivati a condurre per 2-0 le Finals, prima di capitolare sotto i colpi di Antetokounmpo e compagni. A 36 anni, Chris Paul chiude le prime Finali della sua carriera con medie di 21.8 punti, 2.7 rimbalzi e 8.2 assist col 55% al tiro e il 52% dalla lunga distanza, mentre Devin Booker e Deandre Ayton, seppur protagonisti indiscussi della cavalcata della franchigia dell’Arizona, hanno mostrato anche le loro lacune, dovute principalmente alla giovane età e all’inesperienza. Nessun dramma, questa squadra avrà presto la chance di riprovarci: con o senza Paul.
Dennis Izzo
Fonte foto in evidenza: Profilo Twitter Milwaukee Bucks
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Coordinatore editoriale di Voci di Città, nasce a Napoli nel 1998. Tra le sue tanti passioni figurano la lettura, i viaggi, la politica e la scrittura, ma soprattutto lo sport: prima il calcio, di cui si innamorò definitivamente in occasione della vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006 in Germania, poi il basket NBA, che lo tiene puntualmente sveglio quasi tutte le notti da ottobre a giugno. Grazie a VdC ha la possibilità di far coesistere tutte queste passioni in un’unica attività.
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