Dopo una serie di risultati tutt’altro che da incorniciare e un rapporto con l’ambiente sempre più incrinatosi, José Mourinho lascia la panchina del Manchester United. Chiamato a sostituire Louis van Gaal nell’estate 2016 per riportare i Red Devils ai fasti d’un tempo, lo Special One è riuscito soltanto in parte ad adempiere al proprio compito, vincendo ben tre trofei nella sua prima stagione alla guida del club (Community Shield, Capital One Cup e Europa League), ma deludendo ampiamente le aspettative nell’ultimo anno e mezzo.
Il primo anno di trionfi e successi – pur con un deludente sesto posto in Premier League – sembrava l’occasione giusta per dare il via a un nuovo ciclo vincente dalle parti di Old Trafford, ma la seconda annata dell’ex tecnico di Porto, Chelsea, Inter e Real Madrid alla guida del Manchester United si è rivelata a dir poco negativa, eccezion fatta per il buon secondo posto in campionato, seppur con ben 19 punti in meno rispetto al Manchester City campione d’Inghilterra. In particolar modo, ciò che non è andato giù a tifosi e società è l’eliminazione agli ottavi di Champions League per mano del Siviglia di Montella.
Nonostante le spese folli dell’estate precedente (circa 165 milioni di euro spesi per ingaggiare Romelu Lukaku, Nemanja Matić e Victor Lindelöf), il ritorno di Zlatan Ibrahimović dall’infortunio e l’arrivo nella sessione di mercato invernale di Alexis Sánchez dall’Arsenal in cambio di Henrikh Mkhitaryan, lo United ha chiuso la scorsa stagione con zero trofei vinti, uscendo anche ai quarti di Capital One Cup per mano del Bristol militante in Championship e perdendo le finali di Supercoppa europea e FA Cup, rispettivamente contro le sue ex squadre Real Madrid (2-1) e Chelsea (1-0).
La sua terza stagione alla guida del Manchester United si è conclusa ancor prima del previsto, sulla falsariga di quanto gli capitò in occasione del quarto anno della sua prima esperienza alla guida del Chelsea, all’inizio della stagione 2007-2008. Dopo l’eliminazione ai sedicesimi di Coppa di Lega col Derby County guidato dal suo ex giocatore Frank Lampard (altra squadra di Championship a far fuori i Red Devils dal torneo), la squadra più titolata d’Inghilterra aveva iniziato la stagione attualmente in corso con ben due pesanti ko in tre gare di campionato (3-2 sul campo del Brighton e 3-0 incassato a domicilio contro il Tottenham), per poi rialzarsi soltanto parzialmente.
Nonostante il passaggio del turno nel girone di Champions League (secondo posto con 10 punti, frutto di tre vittorie, un pareggio e due sconfitte in sei gare), la stagione dello United appare già irrimediabilmente compromessa a metà dicembre, col primo posto in Premier League distante già diciannove lunghezze (i cugini del City sono primi a quota 45, i Red Devils sesti con 26 punti) e l‘urna di Nyon che ha riservato loro il Paris Saint-Germain agli ottavi della Coppa dalle grandi orecchie.
Probabilmente, la mossa di interrompere il rapporto con Mourinho, in quest’ottica, può rappresentare uno stimolo per alcuni di quei giocatori che non hanno vissuto un’esperienza particolarmente indimenticabile sotto la guida del portoghese, tra cui in particolar modo Paul Pogba. Pagato la bellezza di circa 105 milioni di euro per riportarlo a “casa” dopo un quadriennio alla Juventus, infatti, il giovane e talentuoso centrocampista francese non è mai riuscito a trovare la continuità di rendimento necessaria per imporsi una volta per tutte tra i migliori nel suo ruolo, rivelandosi piuttosto altalenante e discontinuo, anche e soprattutto in seguito al ruolo cucitogli addosso da Mou.
Quest’ultimo, infatti, l’ha spesso e volentieri utilizzato come trequartista nel 4-2-3-1 alle spalle di Ibrahimović o da mezzala sinistra nel 4-3-3, con risultati alterni rispetto alla posizione che ricopriva nel 3-5-2 di Antonio Conte alla Juventus. Se il centrocampista francese classe ’93 sembrava vicinissimo all’addio (stavolta definitivo) ai Red Devils, dunque, con l’esonero di Mourinho potrebbe anche decidere di restare, soprattutto se in panchina dovesse arrivare il suo connazionale Zinédine Zidane, uno a cui l’ex bianconero viene spesso paragonato dal punto di vista tecnico.
Tra i tanti giocatori il cui rapporto con l’ormai ex coach dello United non è mai sbocciato del tutto, figura anche il nome di Romelu Lukaku, che già al Chelsea era stato bocciato dallo Special One. Quest’ultimo l’ha poi rivoluto alla sua corte nell’estate 2017, invogliando la società inglese a sborsare circa 85 milioni di euro per ingaggiarlo dall’Everton e soffiarlo alla concorrenza proprio dei Blues di Conte, per poi finire col farne spesso a meno per scelta tecnica. Da segnalare, inoltre, anche lo scarso utilizzo di Alexis Sánchez, ormai finito nel dimenticatoio dopo aver battuto la concorrenza dei cugini del City per portarlo all’Old Trafford.
Mourinho chiude la sua esperienza sulla panchina del Manchester United dopo tre anni e mezzo, tre trofei vinti e 144 presenze in panchina, con 84 vittorie, 32 pareggi e 28 sconfitte. Numeri alla mano, l’ex Inter è stato in grado di fare appena meglio dei suoi predecessori David Moyes e Louis van Gaal, portando tre trofei in più nella bacheca della squadra, ma finendo con l’uscire di scena dopo che nelle ultime due stagioni non è stato in grado di competere su alcun fronte. La separazione tra le parti, del resto, era ormai nell’aria da tempo e l’ufficialità dell’esonero non sorprende più di tanto, alla luce delle innumerevoli polemiche ed incomprensioni tra la società e il tecnico, con una frattura troppo profonda per poter essere risanata senza lasciare conseguenze.
Se fino a qualche anno fa lo Special One era tra gli allenatori più stimati al mondo, oggi è sì ancora tra i più vincenti della storia del calcio, ma è reduce da stagioni tutt’altro che esaltanti, costretto a fare i conti col suo secondo esonero in terra inglese, nonché il secondo negli ultimi tre anni e mezzo, e un futuro ancora tutto da scrivere. E mentre lo United affida la panchina al suo ex vice Michael Carrick e pensa al sopracitato Zidane, agli italiani Allegri e Conte e a Pochettino e Southgate per il nuovo corso, in molti si chiedono: chi deciderà di dare fiducia a Mourinho?
Dennis Izzo
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Coordinatore editoriale di Voci di Città, nasce a Napoli nel 1998. Nel 2016 consegue il diploma scientifico e in seguito si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli. Tra le sue tanti passioni figurano la lettura, i viaggi, la politica e la scrittura, ma soprattutto lo sport: prima il calcio, di cui si innamorò definitivamente in occasione della vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006 in Germania, poi il basket NBA, che lo tiene puntualmente sveglio quasi tutte le notti da ottobre a giugno. Grazie a VdC ha la possibilità di far coesistere tutte queste passioni in un’unica attività.
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