Spesso e volentieri il calcio moderno viene tacciato della colpa di aver messo da parte valori fondamentali che un tempo non soltanto pullulavano in questo sport, ma addirittura ne erano una componente essenziale. Valori come lo spirito di sacrificio, l’attaccamento alla maglia, il rispetto per i propri compagni e per gli avversari, la passione per il gioco e non il mero interesse per i contratti esosi e la notorietà. Nonostante ciò, c’è ancora chi i valori sopracitati non li abbandona, contribuendo a diffonderli: tra questi, spicca Armando Izzo, difensore del Torino e della Nazionale che sta vivendo il miglior periodo della sua carriera.
Classe ’92, il nativo di Napoli ha una storia piuttosto complicata alle sue spalle, come molti suoi concittadini: cresciuto nelle tristemente note Vele di Scampia, Izzo ha rischiato di intraprendere la cattiva strada, anche e soprattutto a causa della povertà, ma non ha mai mollato. Nemmeno la scomparsa del padre, ucciso da una leucemia a soli 29 anni, ha fermato il suo sogno, semmai lo ha reso ancor più forte per onorarne al meglio la memoria. Diventare un calciatore professionista sembrava utopia per un ragazzo nelle sue condizioni, tant’è che aveva deciso di smettere nel 2007, a 15 anni, in quanto tra le file delle giovanili del Napoli non era stipendiato e non poteva dunque aiutare la sua famiglia in difficoltà.
Quegli anni, per fortuna, restano soltanto un lontano ricordo per Izzo, che oggi è un punto fermo del Torino di Walter Mazzarri. Quest’ultimo ha avuto un ruolo a dir poco determinante nella maturazione del ragazzo napoletano, non soltanto in termini calcistici, ma anche e soprattutto per ciò che concerne l’aspetto mentale. Il primo incontro tra i due avvenne nel 2010, quando Mazzarri guidava la prima squadra del Napoli e Izzo faceva parte della Primavera e venne aggregato al ritiro estivo. Il tecnico toscano venne a sapere che il giovanissimo difensore non poteva permettersi un paio di scarpe per correre insieme ai suoi compagni e, senza esitazioni, gliene acquistò un paio.
Da allora nacque un rapporto speciale tra i due, anche se Izzo non ebbe mai modo di debuttare tra i professionisti con la squadra della sua città, venendo girato in prestito alla Triestina e poi ceduto in comproprietà all’Avellino, con cui raggiunge la promozione in Serie B e si mette in mostra tra i cadetti nel 2013-2014, facendo registrare 30 presenze e un gol. Al termine del suo terzo anno con la maglia degli irpini arriva per lui la tanto agognata chance di giocare in Serie A, con il Genoa che decide di puntare su di lui. Divenuto in breve tempo un pilastro insostituibile della difesa rossoblù, nel 2017-2018 è costretto a scendere in campo in appena 16 occasioni in seguito alla squalifica rimediata nell’ambito del processo sportivo sul Calcioscommesse per le presunte combine delle partite Modena-Avellino del 17 maggio 2014 e Avellino-Reggina del 25 maggio 2014, risalenti all’ultima stagione del difensore con la squadra irpina.
Un altro ostacolo piuttosto complicato da scavalcare, ma per uno come lui, abituato a fronteggiare situazioni ai limiti dell’impossibile, andare avanti con la coscienza pulita risulta più facile del previsto. Se la sua carriera sembra subire un freno dopo questo scossone, in realtà il meglio deve ancora venire. La stagione che sta per concludersi, infatti, ha visto Izzo affermarsi definitivamente come uno dei migliori difensori del campionato italiano e non solo. A Torino, sponda granata, il 27enne ha ritrovato Walter Mazzarri in panchina ed è proprio in virtù della sua presenza che non ha esitato ad accettare l’offerta della società piemontese.
32 presenze e ben 4 reti per lui (massimo in carriera) fino a questo momento in Serie A con la maglia granata. Se il Torino è la quarta miglior difesa del campionato, con appena 29 reti subite in 33 partite, dietro soltanto a Juventus (23), Inter (27) e Napoli (28), e non ha subito nemmeno un gol in cinque delle ultime undici gare giocate in trasferta (in Europa, soltanto il Liverpool è riuscito nell’impresa, mentre il Barcellona si è fermato a dieci partite), molto lo deve anche e soprattutto al suo numero 5, primo per percentuale di duelli aerei vinti tra Premier League, Serie A, Liga, Bundesliga e Ligue 1 (poco più del 77%) e primo per palloni rubati nella massima serie nostrana. Oltre a ciò, lo scorso 26 marzo ha avuto modo di debuttare con la maglia dell’Italia, entrando in campo nel corso della gara vinta per 6-0 contro il Liechtenstein al Tardini di Parma e valevole per le qualificazioni agli Europei 2020.
La favola di Armando Izzo, partito dal basso che più basso non si potrebbe e arrivato, traguardo dopo traguardo, alla conquista dei palcoscenici più importanti, all’insegna degli stessi valori che lo hanno fatto sopravvivere in una realtà dove soltanto i più forti non cedono dinanzi a tentazioni e difficoltà. Valori che il ragazzo di Scampia porta ancora oggi nel cuore e trasmette anche sul campo. Per molti, diventare un calciatore è una semplice professione, per altri ancora la realizzazione di un sogno. Per lui, invece, è molto più di tutto questo, ossia la dimostrazione che con impegno e forza di volontà si possono abbattere tutte le ostilità.
Dennis Izzo
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Coordinatore editoriale di Voci di Città, nasce a Napoli nel 1998. Nel 2016 consegue il diploma scientifico e in seguito si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli. Tra le sue tanti passioni figurano la lettura, i viaggi, la politica e la scrittura, ma soprattutto lo sport: prima il calcio, di cui si innamorò definitivamente in occasione della vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006 in Germania, poi il basket NBA, che lo tiene puntualmente sveglio quasi tutte le notti da ottobre a giugno. Grazie a VdC ha la possibilità di far coesistere tutte queste passioni in un’unica attività.
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