10 luglio, 30 gennaio e 12 marzo sono le tre date che hanno contraddistinto, nel bene e nel male, la stagione della Juventus. Nell’arco di poco più di otto mesi, gli impegni su più fronti hanno regalato gioie (tante) e amarezze (poche) ai bianconeri, con un’unica costante, ossia quella certezza di aver fatto tanti altri passi in avanti in termini di mentalità vincente e spirito di squadra.
Il 10 luglio la Juve annuncia l’ufficialità del colpo dell’anno, anzi, del secolo: Cristiano Ronaldo. Il portoghese arriva dopo aver portato il Real Madrid alla conquista della sua quarta Champions League nel giro di sei anni. Il 30 gennaio, invece, la Vecchia Signora vive uno dei momenti peggiori della sua stagione, con l’eliminazione ai quarti di finale di Coppa Italia con un pesantissimo 3-0 incassato dall’Atalanta.
Allegri finisce nel mirino delle critiche e non è certo la prima volta: tanti i capi d’accusa nei confronti dell’allenatore livornese, tra cui la scarsa qualità del gioco espresso e alcune scelte azzardate tra turnover e cambi. Come già accaduto più volte, però, alla fine ha avuto ragione lui, dimostrando coraggio e personalità nel ricoprire un incarico che non è da tutti.
Il 12 marzo è una data che rimarrà impressa a lungo nelle menti dei tifosi bianconeri, a prescindere da come si concluderà la scalata verso la finalissima di Champions League in programma al Wanda Metropolitano di Madrid il prossimo 1 giugno.
Proprio lo stadio che ospiterà l’atto finale della Coppa dalle grandi orecchie aveva visto la Juventus arrendersi per 2-0 sotto i colpi dei padroni di casa dell’Atlético. L’esito del duello sembrava già scritto, ma l’ultima pagina del romanzo era in realtà ancora tutta da comporre.
La storia insegna che nel calcio non bisogna mai scommettere contro un leone ferito, soprattutto se quel leone si chiama Juventus e sa cosa significa rialzarsi dopo una pesante batosta. Al ritorno, l’Allianz Stadium è una bolgia e spinge i suoi al miracolo finale: 3-0 per i bianconeri, la rimonta è compiuta e l’ansia del prepartita si trasforma in una gioia liberatoria che non ha prezzo per chi ha dovuto sopportare il peso delle critiche e delle speculazioni per mesi e mesi.
Immancabile, dunque, una menzione d’onore per il vero autore di questa splendida impresa, Max Allegri, capace di osare e di avere ragione. Del resto, l’ex Cagliari e Milan non è certo uno che lascia le cose al caso e l’undici titolare scelto per quella che finora è senza dubbio la partita più importante dell’anno ne è la conferma. Spazio alla velocità di Cancelo e Spinazzola sulle fasce nell’inedito 3-4-3 con Bernardeschi nel tridente d’attacco e la coraggiosa rinuncia a Dybala.
Sin dal calcio d’inizio si ha l’impressione che i bianconeri possano farcela. L’Atlético si difende a spada tratta, essendo probabilmente la squadra più capace al mondo sotto quest’aspetto, ma stavolta non basta e il tanto caro catenaccio si ritorce contro a Simeone e la sua banda.
Nella ripresa si ripropone il copione della prima frazione, con i colchoneros che tengono fede alla loro filosofia: catenaccio e contropiede. La Juventus, dal canto suo, non molla e in avvio di secondo tempo rende nullo il vantaggio dell’Atlético, pareggiando la sfida nel computo totale. Il marcatore? Ovviamente Cristiano Ronaldo, l’uomo della Champions, che con un’altra incornata vincente – stavolta su assist di Cancelo – cambia gli equilibri della partita.
Nel finale Allegri getta nella mischia Dybala e Kean, che rilevano rispettivamente Spinazzola e Mandzukic. Proprio il classe ‘2000 – reduce da una super doppietta all’Udinese – ha sui piedi il pallone del possibile 3-0, ma spreca un invitante assist dell’intramontabile Chiellini, calciando a lato col sinistro in area. I tempi supplementari sembrano ormai vicini, ma la Juve è un serbatoio inesauribile di risorse e non ha ancora finito la benzina.
Su tutti, in particolare, non l’ha affatto finita Bernardeschi, che corona una prova da applausi con una cavalcata da guerriero vero che frutta ai suoi un calcio di rigore. Sul dischetto ci va Cristiano Ronaldo (chi se non lui?). A chiunque tremerebbero le gambe in un momento del genere, ma CR7 sa assumersi certe responsabilità e spiazza Oblak con una naturalezza da fuoriclasse assoluto, da vero trascinatore.
Menzione speciale quanto meritata per Spinazzola e Bernardeschi, gli eroi che non ti aspetti: il primo sembrava ormai un corpo estraneo in casa Juve ed era in procinto di fare le valigie nello scorso mercato invernale. La sua scelta di restare alla corte di Allegri e giocarsi le sue chance si è rivelata vincente. Al debutto in Champions è stato l’attore principale della sua zona di competenza, lasciando un segno indelebile in una delle pagine più belle e appassionanti della storia recente del club bianconero.
Nella storia punta a entrarci anche il secondo, protagonista di una prestazione da fuoriclasse. Una soddisfazione tanto bella quanto meritata per un giocatore che spesso e volentieri è stato accusato di essere sopravvalutato. Berna sgomita e lotta su ogni pallone dall’inizio alla fine, serve a Ronaldo l’assist per l’1-0 che lancia i suoi verso la gloriosa impresa e ha il merito di guadagnarsi il calcio di rigore del definitivo 3-0.
Chapeau a entrambi e a Emre Can che sembra un difensore centrale di ruolo per l’efficienza, la solidità e la grinta con cui si mette in mostra nel terzetto a protezione della porta di Szczesny con Bonucci e Chiellini, quest’ultimo ancora in grado di fare la differenza a 35 anni. Insomma, per merito di tutti i bianconeri scesi in campo all’Allianz Stadium e, soprattutto, di Allegri, il sogno della vigilia si è tramutato in realtà al fischio finale. Con la speranza per tifosi juventini e non che sia solo il punto d’inizio.
Dennis Izzo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Coordinatore editoriale di Voci di Città, nasce a Napoli nel 1998. Tra le sue tanti passioni figurano la lettura, i viaggi, la politica e la scrittura, ma soprattutto lo sport: prima il calcio, di cui si innamorò definitivamente in occasione della vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006 in Germania, poi il basket NBA, che lo tiene puntualmente sveglio quasi tutte le notti da ottobre a giugno. Grazie a VdC ha la possibilità di far coesistere tutte queste passioni in un’unica attività.
“Se c’è un libro che vuoi leggere, ma non è stato ancora scritto, allora devi scriverlo.”