Nonostante sia trascorsa quasi una settimana dalla giornata più ingloriosa degli ultimi sessant’anni calcistici per il nostro paese, con l’eliminazione dalla Coppa dal Mondo rimediata nel doppio confronto dei playoff con la Svezia (1-0 per gli svedesi a Solna nella gara d’andata e 0-0 a San Siro in quella di ritorno), la clamorosa esclusione degli azzurri non è stata ancora metabolizzata da tifosi e addetti ai lavori e, in questo senso, non è bastato l’esonero del commissario tecnico Gian Piero Ventura per placare gli animi dei tanti italiani, ancora a dir poco indignati e delusi per il fallimento dell’Italia. Ventura si definisce il miglior commissario tecnico degli ultimi quarant’anni, ma non lo è ne per ciò che concerne le statistiche (56,25% di vittorie, meglio di lui negli ultimi trent’anni hanno fatto Azeglio Vicini, Arrigo Sacchi, Giovanni Trapattoni, Marcello Lippi e Roberto Donadoni), né dal punto di vista pratico, in quanto l’Italia era reduce da ben quattordici qualificazioni consecutive ai Mondiali e non mancava l’appuntamento con la rassegna iridata addirittura dal lontano 1958, ben sessant’anni fa.
Un fallimento epocale, dunque, anche se Ventura non ha proprio voluto saperne di dimettersi, come invece fecero Marcello Lippi (già campione del mondo nel 2006) e Cesare Prandelli (finalista agli Europei 2012 e terzo posto alla Confederations Cup 2013) in occasione delle eliminazioni al primo turno negli ultimi due Mondiali disputati dai nostri. Ciò detto, l’ex commissario tecnico non è certamente l’unico responsabile di un cammino disastroso culminato inevitabilmente nel peggiore dei modi, con la bruciante estromissione dalla Coppa del Mondo e l’addio anticipato alla Nazionale degli ultimi superstiti del Mondiale vinto nel 2006 e di un ciclo glorioso che ormai rappresenta soltanto un ricordo emozionante: Buffon (che avrebbe potuto prendere parte al sesto Mondiale in carriera, un vero e proprio record), Barzagli e De Rossi. Se è vero che l’eliminazione è una ferita ancora aperta e sanguinante, è pur vero che per evitare che il futuro ci riservi altre sorprese di questo tipo bisognerà ricostruire sin da subito e ripartire da un progetto solido, con idee chiare e concrete.
Il presidente della FIGC Carlo Tavecchio, assolutamente non esente da colpe, ha esonerato Ventura ma non ha raccolto l’invito dei tanti tifosi e addetti ai lavori che chiedevano a gran voce che anche lui si dimettesse, restando in sella con la promessa di riparare in prima persona agli errori commessi nel periodo post Europei 2016. A tenere banco in casa Italia è la scelta di un nuovo commissario tecnico, in modo tale da velocizzare il processo di rifondazione tecnica. Negli ultimi giorni sono venuti fuori tanti nomi, alcuni a dir poco suggestivi: tra questi, spiccano quelli di Carlo Ancelotti, Antonio Conte, Massimiliano Allegri, Roberto Mancini e Claudio Ranieri, mentre quello di Guidolin è un nome che piace e non poco alla Federazione (che pensò a lui anche prima di affidare la panchina a Ventura), ma in un momento storico particolarmente complicato appare un’ipotesi alquanto utopistica, in quanto Tavecchio molto probabilmente punterà su un tecnico più blasonato per riottenere quella fiducia che in pochi hanno riposto appieno in lui nel recente biennio e che, dopo la fallimentare spedizione verso la Russia, è davvero ai minimi storici.
Difficilmente uno degli allenatori sopracitati arriverà prima dell’estate prossima alla guida della Nazionale, anche perché, eccezion fatta per Ancelotti, ognuno di essi ha già un impiego. Al contempo, però, il fascino dell’Italia stuzzica e non poco i vari tecnici finiti nel mirino della FIGC, ragion per cui, in attesa del termine di questa stagione, la panchina potrebbe essere affidata a un traghettatore che prenda in mano le redini della squadra e concluda in maniera dignitosa un’annata da dimenticare. Non sarà un compito particolarmente impegnativo, anche perché fare peggio di quanto fatto da settembre scorso ad oggi è quasi impossibile. In questo senso, il candidato numero uno è Gigi Di Biagio, attualmente alla guida dell’Under-21. L’ex centrocampista di Foggia, Roma, Inter e Brescia, che con la maglia della Nazionale prese parte ai Mondiali nel 1998 e nel 2002 e agli Europei nel 2000, potrebbe essere la scelta giusta per integrare pian piano dei giovani talenti in Nazionale maggiore e affrontare al meglio le amichevoli di marzo con l’Inghilterra a Wembley e l’Argentina all’Olimpico di Roma, per poi passare la palla a un allenatore più esperto con cui iniziare ufficialmente il nuovo ciclo. Carlo Ancelotti sarebbe il nome giusto, quello per il quale tutti gli italiani metterebbero la firma. Per le sue indiscutibili competenze calcistiche, un curriculum che parla per lui e la capacità di mettere d’accordo tutti, il tecnico di Reggiolo sarebbe il nome giusto per ridare entusiasmo e speranze ai tifosi azzurri, che con l’arrivo di Conte avevano riposto nuovamente fiducia nella Nazionale e sono rimasti pienamente delusi dai risultati ottenuti da Ventura.
58 anni compiuti lo scorso 10 giugno, Ancelotti è uno che in carriera non solo ha vinto di tutto, ma lo ha fatto praticamente ovunque. Dopo essersi imposto come uno dei migliori allenatori al mondo alla guida del Milan, ha trionfato al Chelsea, al Paris Saint-Germain, al Real Madrid e al Bayern Monaco, lasciando ottimi ricordi in ben cinque paesi, guarda caso proprio quelli in cui ci sono i campionati più importanti del mondo (Italia, Inghilterra, Francia, Spagna e Germania). Con venti trofei in bacheca nel giro di ventidue anni, la sua può essere definita una carriera perfetta, la migliore di sempre? Quasi. Già, perché al buon Carletto manca ancora qualcosa per arrivare sulla cima dell’Olimpo del calcio, ossia centrare un traguardo prestigioso alla guida di una Nazionale. Non che non sia già un’icona della storia del calcio, ma una cosa del genere lo renderebbe davvero il più grande di tutti i tempi, anche perché nessun allenatore è mai riuscito a coronare un successo simile. Nel corso degli anni, numerose squadre nazionali si sono interessate al suo profilo, ma nessuna di esse è mai riuscita ad accaparrarselo. Un bene per lui, anche perché a gran parte dei suoi colleghi connazionali che hanno deciso di tuffarsi in avventure di questo tipo non è andata benissimo: Fabio Capello non ha lasciato il segno né alla guida dell’Inghilterra né sulla panchina della Russia, Claudio Ranieri è stato esonerato dopo poche partite dalla Grecia e Marcello Lippi non è riuscito nell’impresa di portare la Cina ai Mondiali.
Tra i pochi che si salvano, invece, figurano Gianni De Biasi, protagonista della prima storica qualificazione ad un torneo internazionale per l’Albania, condotta ad Euro 2016, e Giovanni Trapattoni, capace di portare l’Irlanda agli Europei nel 2012, ventiquattro anni dopo l’ultima partecipazione dei Boys in Green. Nei giorni scorsi si era parlato di un possibile approdo di Ancelotti sulla panchina della Croazia in ottica Mondiali, ma l’HNS ha deciso di riporre fiducia in Zlatko Dalić, subentrato a qualificazioni in corso ad Ante Čačić. Alla luce di tutto questo, gran parte dei tifosi italiani spera che il tecnico di Reggiolo possa ben presto divenire il nuovo commissario tecnico della Nazionale e farla risorgere dalle proprie ceneri, ridandole anche quell’appeal nei confronti delle altre nazionali più forti del globo che negli ultimi anni è venuto sempre più a mancare. Non sarà così semplice, però, strappare il suo sì, anche perché Ancelotti è un uomo tutto d’un pezzo, uno che conosce tutti i segreti del mestiere e non ha certo intenzione di accettare l’incarico senza avere precise garanzie dal presidente federale Tavecchio. Inoltre, il suo nome fa gola a numerosi top club europei, inglesi in testa, e il feeling che lega Carletto con la terra di Sua Maestà è noto da tempo.
Dennis Izzo
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