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Italia: il gioco c’è, ma non basta. Final Four per il Portogallo
18 Novembre 2018
CalcioVoci di Sport

Italia: il gioco c’è, ma non basta. Final Four per il Portogallo

Home » Voci di Sport » Calcio » Italia: il gioco c’è, ma non basta. Final Four per il Portogallo
3 minuti (tempo di lettura)

Nel match di ritorno disputatosi a San Siro, l’Italia non riesce a riscattare la sconfitta rimediata contro il Portogallo lo scorso 10 settembre in quel di Lisbona, non andando oltre lo 0-0 contro i campioni d’Europa in carica: il pareggio a reti bianche permette ai lusitani di concludere il gruppo 3 della Lega A della Nations League al primo posto a quota 7 punti, qualificandosi alle Final Four della manifestazione, mentre gli azzurri devono accontentarsi del secondo posto con 5 punti, quattro in più della Polonia ultima e già fuori dai giochi prima di quest’ultima giornata. 

Reduce dal successo per 1-0 in casa della stessa Polonia, che aveva permesso alla sua Italia di restare in corsa per la conquista del primo posto del girone, Mancini si affida al 4-3-3, in cui trovano posto Donnarumma tra i pali, Florenzi e Biraghi sulle corsie esterne, Bonucci e Chiellini – con quest’ultimo che raggiunge le 100 presenze in Nazionale – al centro della difesa, Barella, Jorginho e Verratti in mezzo al campo e Chiesa e Insigne a supportare l’unica punta Immobile nel tridente d’attacco. Santos, dal canto suo, risponde col medesimo schieramento tattico, con i due esterni difensivi “italiani” Cancelo e Mario Rui e Bruma e Bernardo Silva a comporre il trio offensivo con l’ex Milan André Silva, in gol all’andata. Da segnalare l’assenza di Cristiano Ronaldo, ancora out dai convocati.

Nella prima frazione di gioco, l’Italia domina in lungo e in largo, mettendo più volte in difficoltà la difesa portoghese: in avvio di gara ci prova Insigne dalla distanza, con Rui Patricio che risponde presente e sventa la minaccia, quindi tocca a Florenzi impensierire l’estremo difensore del Wolverhampton con un destro che termina sul fondo di un soffio. Rispetto alle prime gare con Mancini in panchina, gli azzurri sembrano aver finalmente trovato una propria identità di gioco ben definita, con Jorginho e Verratti che orchestrano il gioco in cabina di regia e Insigne che è un lontano parente dell’oggetto misterioso dell’era Ventura. 

A dieci minuti dall’intervallo, è proprio Verratti a rendersi protagonista di un gran lancio per Immobile, con Rui Patricio che non si lascia sorprendere dal centravanti della Lazio, opponendosi al suo tentativo con i piedi. Sugli sviluppi di un corner successivo, quindi, è Bonucci a rendersi pericoloso con un colpo di testa che per poco non inquadra la porta avversaria. Quella difesa da Donnarumma, invece, non corre il minimo pericolo, col Portogallo che non riesce mai a rendersi pericoloso ed incisivo nella metà campo azzurra.

Nel secondo tempo, l’Italia continua a pressare alto e a pungere con i propri giocatori più pericolosi, da Chiesa a Insigne. Santos non è soddisfatto dell’atteggiamento dei suoi, soprattutto in fase offensiva, decidendo dunque di correre ai ripari: a poco più di venti minuti dal fischio finale, João Mário subentra a Pizzi. Il centrocampista dell’Inter si mette subito in evidenza con un tentativo di destro che non crea particolari patemi d’animo a Donnarumma. Mancini, di contro, risponde con l’ingresso in campo di Lasagna, che al 74′ rileva uno spento Immobile. Due minuti più tardi, Donnarumma si salva con un grande intervento su una botta dalla distanza di William Carvalho, quindi Mancini cerca di tenere alta la concentrazione e inalterato l’equilibrio in mezzo al campo, sostituendo Verratti con Pellegrini, per poi far entrare Berardi in luogo di Chiesa a pochi istanti dal 90′. 

Lo 0-0 finale non può essere certo definito un risultato positivo, anche e soprattutto alla luce della notevole mole di gioco espressa dagli azzurri a distanza di poco più di un anno da un altro 0-0 che costò un’eliminazione, contro la Svezia. Se in quel caso si trattava di uno spareggio per una competizione ben più importante, cui non mancavamo addirittura dal 1962, ossia i Mondiali, in questo caso, l’uscita di scena dalla Nations League può essere soltanto letta come la logica conseguenza di un anno disastroso cui l’avvento di Mancini sembra aver finalmente posto fine, in maniera graduale. 

Rispetto a qualche mese fa, infatti, gli azzurri hanno ritrovato gran parte delle certezze che erano state spazzate via dalla fallimentare spedizione verso i Mondiali di Russia, tornando a proporre un gioco piuttosto convincente e a dare l’impressione di lottare da squadra vera. Quel che sembra ancora mancare, e anche in maniera piuttosto palese, è la capacità di andare in gol: appena otto, infatti, le reti realizzate nelle dieci gare successive al tracollo con la Svezia. Martedì prossimo, l’Italia affronterà gli Stati Uniti in amichevole alla Luminus Arena di Genk, in Belgio: occasione ideale per sperimentare ulteriori soluzioni e continuare a proporre quanto di buono fatto finora. La risalita è appena iniziata, ma rispetto a un anno fa le sensazioni non possono che essere positive, soprattutto in ottica futura. 

Dennis Izzo

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Dennis Izzo

About Dennis Izzo

Coordinatore editoriale di Voci di Città, nasce a Napoli nel 1998. Nel 2016 consegue il diploma scientifico e in seguito si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli. Tra le sue tanti passioni figurano la lettura, i viaggi, la politica e la scrittura, ma soprattutto lo sport: prima il calcio, di cui si innamorò definitivamente in occasione della vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006 in Germania, poi il basket NBA, che lo tiene puntualmente sveglio quasi tutte le notti da ottobre a giugno. Grazie a VdC ha la possibilità di far coesistere tutte queste passioni in un’unica attività.

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