Seconda vittoria consecutiva e terzo risultato utile di fila per il Genoa, che passa con un netto 3-0 sul campo del Crotone e si porta a 21 punti in classifica, a +6 sul Cagliari terzultimo. L’artefice della risalita del Grifone, sul campo, è Mattia Destro, che sta trascinando i rossoblu a suon di gol: con la doppietta al Crotone, il centravanti classe ‘91 tocca quota 9 reti in 16 presenze (tra il 2017 e il 2020 ne ha segnati 10 in 56 gare tra Bologna e Genoa). Numeri a dir poco importanti e significativi per il ragazzo nativo di Ascoli Piceno, reduce da svariate stagioni incolori e che sembrava ormai sul viale del tramonto.
Se è vero che Destro sembra tornato il bomber regolarissimo sotto porta che a inizio carriera fece faville con le maglie di Siena (12 reti in 30 apparizioni nel 2011-2012) e Roma (13 gol in 20 presenze nel 2013-2014) e che il Genoa aveva un disperato bisogno di una punta prolifica è capace di assicurare continuità, è pur vero che il protagonista principale della svolta a tinte rossoblu è il tecnico Davide Ballardini, spesso e volentieri chiamato a risollevare il club del presidente Preziosi a stagione in corso.
Lo scorso 20 dicembre, l’allenatore ravvenate è tornato in pista, subentrando all’esonerato Rolando Maran, capace di racimolare appena 7 punti in 13 giornate, di cui soltanto 2 nelle ultime otto partite alla guida dei liguri. Nelle prime sette partite del suo quinto capitolo in terra ligure, Ballardini è riuscito a dare un’identità alla squadra e a sfruttarne le armi principali, passando dal 4-4-2 di Maran al 3-5-2 e rilanciando numerosi giocatori, tra cui Criscito, reintegrato in rosa, Zappacosta, Zajc e il già citato Destro, solo alcuni dei calciatori che stanno aiutando in maniera considerevole la propria squadra a mettere in fila prestazioni degne di nota e risultati importanti.
Il risultato? 14 punti in 7 partite, con appena una sconfitta, peraltro di misura, sul campo del Sassuolo (2-1), quattro vittorie tanto convincenti quanto importanti negli scontri diretti con Spezia (2-1 al Picco), Bologna (2-0 a Marassi), Cagliari (1-0 in casa) e Crotone (3-0 allo Scida) e due pareggi con squadre del calibro di Lazio (1-1 tra le mura amiche) e Atalanta (0-0 in trasferta), entrambe in Champions League quest’anno. Oltre a ciò, da segnalare le quattro partite consecutive senza subire reti, per un totale di ben 398 minuti di imbattibilità.
Un ruolino di marcia a dir poco impressionante, ma Ballardini mantiene la calma. Del resto, quest’ultimo conosce bene il calcio italiano e le numerose insidie che la Serie A presenta. Il Genoa è sì decisamente più tranquillo è sicuro di prima, ma al contempo è ancora invischiato nella lotta per non retrocedere: in coda, infatti, è bagarre, con dieci squadre divise da altrettanti punti (il Cagliari è terzultimo a quota 15, soltanto sette punti in meno della Fiorentina undicesima).
Nonostante sia da tempo noto per la sua capacità di risollevare le sorti di una squadra a stagione in corso, Ballardini non ha mai avuto reali possibilità di lavorare in un club da inizio stagione: in questo senso, le poche occasioni avute hanno rappresentato delusioni cocenti per il nativo di Ravenna, con precoci esoneri al Pescara (ottobre 2006) e alla Lazio (febbraio 2010). Ben altra storia da subentrante: è in questa veste, infatti, che Ballardini si è tolto le migliori soddisfazioni della sua carriera. Il 27 dicembre 2007 prende il posto di Nedo Sonetti sulla panchina del Cagliari, che naviga in cattive acque e rischia seriamente la retrocessione, avendo conquistato appena 10 punti in 17 giornate, con ben undici sconfitte. Dall’arrivo di Ballardini, i sardi riescono a centrare pesantissime vittorie (Napoli, Lazio, Genoa, Atalanta e Fiorentina in casa, Udinese in trasferta) e pareggiano con Juventus e Sampdoria in trasferta e con la Roma in casa, ottenendo un totale di 32 punti in 21 partite (9 vittorie, 5 pareggi, 7 sconfitte) e piazzandosi al quattordicesimo posto con 42 punti.
L’8 agosto 2009 vince la Supercoppa italiana alla guida della Lazio, battendo per 2-1 l’Inter di José Mourinho a Pechino, mentre al Genoa ripete il capolavoro di Cagliari. Chiamato da Preziosi l’8 novembre 2010, in luogo di Gian Piero Gasperini, raccoglie la bellezza di 40 punti in 28 giornate e permette ai rossoblu di concludere la stagione al decimo posto con 51 punti. Oltre a ciò, fa registrare alcune vittorie di spessore, come quelle in casa con Roma (4-3 in rimonta), Palermo (1-0) e Lecce (4-2), pareggia 1-1 a San Siro col Milan, che si laurea campione d’Italia, e vince entrambi i derby stagionali con la Sampdoria (1-0 all’andata e 2-1 al ritorno). Viene richiamato dal Genoa il 21 gennaio 2013 e il 6 novembre 2017, centrando in entrambi i casi la salvezza, rispettivamente con una e quattro giornate d’anticipo.
Riesce nell’impresa anche alla guida del Palermo, nella stagione 2015-2016: subentra in corsa, il 12 aprile 2016, con i rosanero terzultimo con 28 punti e ottiene 11 punti nelle ultime sei giornate, con tre vittorie (2-0 contro Frosinone e Sampdoria e 3-2 col Verona), due pareggi (2-2 con l’Atalanta e 0-0 in casa della Fiorentina) e appena una sconfitta, sul campo della Juventus campione d’Italia. Quasi sempre, al termine di queste appassionanti cavalcate, l’allenatore ravvenate non è stato confermato dai rispettivi club, finendo anche per separarsi in maniera brusca con la proprietà (a Cagliari con Cellino e a Palermo con Zamparini): che questa sia la volta buona per diventare il condottiero di un progetto a lungo termine e smettere di indossare i panni del “semplice” traghettatore?
La palla, per il momento, è dello stesso Ballardini, ma passerà presto a Preziosi. Se il suo Genoa dovesse continuare così e, soprattutto, dovesse centrare la permanenza in Serie A per il quattordicesimo anno consecutivo, Ballardini potrebbe guadagnarsi la tanto agognata conferma per la prossima stagione. E chissà, magari con lui in panchina dall’inizio il Genoa potrà compiere progressi ancor più significativi e ambire a traguardi più importanti della salvezza. Da un lato, il tecnico classe ‘64 ha ampiamente dimostrato, nel corso della sua carriera, di meritare una chance del genere, dall’altro il ruolo di Caronte del calcio gli calza indubbiamente a pennello.
Dennis Izzo
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