Il calcio italiano riaccoglie uno dei suoi protagonisti principali degli anni passati: Giuseppe Rossi torna a calcare i campi di Serie A, firmando un contratto valevole fino al 30 giugno 2018 e stipendio di 200.000 euro, destinato ad aumentare in caso di rinnovo, col Genoa. Otto mesi per dimostrare di essere ancora Pepito, per far rialzare la testa ad una squadra che fin qui non ha trovato stabilità tra campo e panchina e si appresta a vivere mesi piuttosto difficili, in quanto a battersi per la salvezza ci sono tante altre squadre che fino a questo momento hanno dimostrato di non avere alcuna intenzione di lasciare nulla al caso. Ma, soprattutto, otto mesi per riprendersi ciò che gli è stato tolto troppo spesso da quei maledetti infortuni che ne hanno seriamente messo a rischio la carriera proprio quando sembrava aver toccato il cielo con un dito, prima al Villarreal poi alla Fiorentina, dove aveva ritrovato sé stesso e dimostrato ancora una volta tutto il suo enorme potenziale. Giocatore unico nel suo genere, Rossi resta ad oggi uno dei rimpianti più grandi del calcio italiano, in quanto aveva (ed ha tuttora) tutte le qualità per diventare uno dei migliori al mondo e risultare un punto di riferimento per la Nazionale azzurra, con la quale ha fatto vedere ottime cose sotto la guida di Marcello Lippi e Cesare Prandelli, senza però riuscire a prendere parte né ai Mondiali del 2010 né a quelli del 2014, a causa dei tristemente noti infortuni che lo hanno martoriato nel corso degli anni più cristallini della sua carriera fatta di tanti alti e bassi.
Il suo enorme talento non era sfuggito ad una delle squadre più forti e gloriose del panorama calcistico mondiale, il Manchester United di sir Alex Ferguson, che lo acquistò a soli 17 anni dal Parma, intravedendo in lui un possibile futuro campione, proprio come avvenne pochi anni prima con Cristiano Ronaldo e, all’inizio degli anni ’60, con George Best. Pur essendo chiuso da campioni del calibro di Wayne Rooney, Ruud van Nistelrooy, Diego Forlán e lo stesso Cristiano Ronaldo, il giovane attaccante italiano trova il modo di mettersi in mostra, andando a segno all’esordio in Premier League il 15 ottobre 2005 contro il Sunderland e contribuisce alla vittoria della Coppa di Lega andando a segno nel match del terzo turno vinto per 4-1 in casa contro il Barnet (sua prima presenza da titolare), totalizzando 14 presenze e 4 reti con i Red Devils in due anni. Dopo una breve esperienza di sei mesi in prestito al Newcastle, Rossi riabbraccia la “sua” Parma, città nella quale aveva mosso i suoi primi passi calcistici nei primi anni 2000. Alla corte di Claudio Ranieri, disputa la seconda parte della stagione 2006-2007 e, con 9 reti in 19 presenze in Serie A, risulta uno dei principali protagonisti della salvezza centrata dai ducali, che sembravano quasi spacciati e condannati al ritorno in Serie B.
Nell’estate 2007 arriva la svolta più significativa della sua carriera, il passaggio al Villarreal. In Spagna, Pepito, così soprannominato da Enzo Bearzot per le qualità in comune con Paolo Rossi (eroe dei Mondiali 1982 e soprannominato Pablito), risulta sin da subito un punto fermo del Sottomarino Giallo, trascinandolo in Europa per quattro anni consecutivi (due qualificazioni in Champions League e altrettante in Europa League) e segnando gol a grappoli, diventando il primatista di gol segnati con la maglia del club spagnolo (82 in 159 presenze) e risultando il secondo miglior marcatore dell’Europa League nel 2010-2011 con undici reti, alle spalle di Radamel Falcao del Porto (17), trascinando il Villarreal fino alla semifinale persa proprio contro i portoghesi. Dopo aver ottenuto la tanto agognata consacrazione a livello internazionale, il 26 ottobre 2011 si infortuna gravemente al legamento crociato del ginocchio destro e, dopo sei mesi, si procura lo stesso infortunio, operandosi ulteriori due volte e chiudendo di fatto con largo anticipo la sua esperienza in terra spagnola, che si conclude con la retrocessione del Villarreal privo del suo principale punto di riferimento.
Nella sessione di mercato invernale della stagione 2012-2013 viene acquistato a titolo definitivo dalla Fiorentina, con cui disputa un’ottima prima parte di annata 2013-2014, siglando quindici reti, di cui una tripletta alla Juventus di Antonio Conte campione d’Italia in carica nella storica rimonta da 0-2 a 4-2 al Franchi il 20 ottobre 2013, per poi infortunarsi nuovamente al ginocchio il 5 gennaio 2013 e tornare in campo soltanto sul finire della sua prima stagione in maglia viola, che si conclude con 24 presenze e 17 reti tra campionato, Coppa Italia (in cui i gigliati arrivano fino alla finale persa per 3-1 col Napoli all’Olimpico) ed Europa League. Dopo aver saltato per infortunio l’intera stagione 2014-2015, nel gennaio 2016 torna in Spagna, accasandosi in prestito al Levante. Con i rossoblu di Valencia sembra rinascere, ma nonostante i suoi gol (6 reti in 17 presenze), la squadra retrocede in Segunda División da ultima in classifica. L’anno successivo passa al Celta Vigo, dove sigla altre sei reti e ottiene la salvezza e raggiunge le semifinali di Europa League e della Coppa di Spagna: il suo contributo per la squadra celeste, però, risulta piuttosto limitato, a causa dell’ennesimo infortunio che lo costringe a chiudere anticipatamente la stagione, al termine della quale resta svincolato in seguito alla conclusione del suo accordo contrattuale con la Fiorentina.
Per ciò che concerne l’esperienza in Nazionale, invece, il talentuoso Pepito ha sempre dato l’impressione di poter diventare un punto fermo degli azzurri in un’era in cui bisognava cercare di rimanere ad alti livelli dopo la vittoria della Coppa del Mondo in Germania nel 2006, ma non è mai riuscito ad imporsi con continuità con la maglia dell’Italia, soprattutto a causa dei numerosi infortuni che ne hanno limitato le presenze in campo con le squadre di club (Villarreal prima, Fiorentina poi) e al contempo gli hanno quindi chiuso le porte della Nazionale per i Mondiali del 2010 e del 2014. Nel 2009, invece, si mette in evidenza nella Confederations Cup disputatasi in Sudafrica, in cui realizza una sontuosa doppietta nella gara inaugurale vinta per 3-1 contro i “suoi” Stati Uniti (Rossi, infatti, è nato a Teaneck, nel New Jersey). 30 presenze e 7 reti il suo bottino totale con l’Italia, con la quale non è più stato convocato dopo il fallimentare Mondiale brasiliano cui non ha preso parte. Insomma, Rossi è uno dei tanti casi che purtroppo abbondano nel mondo del calcio, ossia uno dei numerosi campioni che viene frenato da infortuni proprio nel momento in cui sembra in grado di compiere il passo decisivo verso i propri obiettivi (individuali e non) e di diventare uno dei migliori al mondo.
Tutto sommato, la sua è stata una carriera positiva fin qui, in quanto è riuscito a raggiungere vari risultati di spessore (miglior marcatore dell’Italia alla Confederations Cup, miglior realizzatore nella storia del Villarreal, gol all’esordio in tutti i campionati in cui ha giocato), ma al contempo ha numerosi rimpianti causatigli dai tanti, troppi problemi fisici (mancata partecipazione ad un Mondiale o a un Europeo, tante stagioni passate più in infermeria che sul campo). Proprio quando tutto sembrava compromesso e la sua carriera appariva appesa a un filo, ecco che arriva una notizia che rende felici non soltanto Giuseppe Rossi, ma anche e soprattutto tutti coloro che hanno avuto la fortuna di vederlo in campo nei suoi anni migliori e che non attendevano altro che rivederlo ancora: Pepito è tornato, ripartirà dal Genoa, una squadra che sembra più che adatta a lui, un ambiente che ha fatto rialzare la testa a tanti ottimi giocatori che sembravano sul viale del tramonto e che ha bisogno come il pane di un attaccante delle sue qualità. Il Grifone ha sempre amato il rischio e l’ha dimostrato tante volte nel corso della sua storia, puntando su nomi da rilanciare: Rossi è soltanto l’ultimo di una lunga serie e, anche nel suo caso, da quelle parti si augurano di riuscire a rivitalizzarlo.
Al di là dell’aspetto “romantico” della trattativa che lo ha portato a indossare la maglia rossoblu, in molti si chiedono quale sarà l’apporto che Rossi potrà garantire al Genoa e, soprattutto, che ruolo avrà nelle gerarchie di Ballardini. Il tecnico romagnolo, ancora imbattuto dopo due partite alla sua terza esperienza sulla panchina del Grifone (una vittoria e un pareggio nelle prime due gare), ha dato sin qui fiducia a Goran Pandev e Adel Taarabt in coppia d’attacco dal primo minuto nel suo 3-5-2, con Lapadula, Galabinov e Centurión gettati nella mischia a gara in corso. Se si considera che i liguri hanno a disposizione anche Pellegri, Ricci e Palladino, diventano otto gli attaccanti presenti in rosa. Una vera e propria sovrabbondanza nel reparto offensivo, dunque, per la formazione rossoblu, con Rossi che non dovrà affrettare i tempi di recupero (circa tre settimane prima di rivederlo in campo) e, soprattutto, non avrà su di sé tanta pressione. La scelta giusta per tornare ai suoi livelli? Lo stabilirà il rettangolo verde, che tanto gli ha dato e tanto gli ha tolto fin qui.
Dennis Izzo
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