I tre dream team stilati da France Football hanno scatenato migliaia di commenti (forse anche milioni) tra i vari appassionati di calcio. La redazione francese aveva deciso nella prima metà di questo strano e nefasto 2020 di non assegnare il Pallone d’Oro. Per ovviare a tale mancanza, ha dunque deciso di annunciare la formazione ideale di tutti i tempi. Per evitare di fare “figli e figliastri“, anche se in un certo senso sembra esserci riuscita comunque, i dream team sono stati addirittura 3. Tre formazioni messe in piedi da 140 giornali e che, sulla carta, dovrebbero essere le migliori possibili nello scibile calcistico. Ma siamo sicuri che siano realmente fattibili?
Il modulo utilizzato per i tre dream team è il 3-4-3
Paradossalmente questa, che sarebbe la formazione di “riserva delle riserve”, potrebbe essere quella più attuabile. Regna l’equilibrio in quest’11, nonostante la grande mole di talento presente. La presenza di Neuer non stride, anche se per molti meritava un posto Casillas. Ma in questo caso è un po’ come chiedere: a chi vuoi più bene, mamma o papà? Passiamo dunque alla difesa: Philipp Lahm, Sergio Ramos e Paul Breitner. L’ex capitano del Bayern è diventato grande come terzino destro, ma ha giocato più volte anche da difensore centrale. Ramos è forse uno dei migliori registi difensivi che si siano mai visti in un campo di calcio. Breitner infine è uno dei difensori più arcigni e intelligenti tecnicamente che si conoscano. Tre leader difensivi di tutto rispetto.
Il centrocampo forse è il reparto più discutibile, costante presente anche nelle altre due formazioni: Didi e Neeskens rappresentano un ottimo connubio di tecnica e fisico. Le posizioni di Iniesta e Platini, invece, stridono con le loro carriere. Entrambi sono diventati grandi in mezzo al campo, lo spagnolo a centrocampo, il francese da trequartista. Si potrebbe dire che Iniesta ha giocato, qualche volta, nel tridente d’attacco blaugrana. Ma non parliamo del giocatore che ha fatto innamorare migliaia di appassionati. In questo caso il modulo non premia due geni del pallone, che verrebbero fortemente ridimensionati in questi ruoli.
Passiamo dunque all’attacco: Henry, Van Basten e George Best. Il nordirlandese più famoso del mondo ha fatto le fortune dello United da ala sinistra, ma ogni qual volta è stato adattato nella fascia opposta non ha certo sfigurato. Van Basten viene piazzato nel suo ruolo naturale. Henry potrebbe sembrare quello più sacrificato: ha dato il meglio di sè da punta centrale, ma a sinistra ha vinto forse i trofei più importanti della sua carriera. Per caratteristiche tecnico-tattiche, sembra anche il tridente più funzionale dei tre.
I pareri contrari cominciano a farsi molto più numerosi per quanto riguarda il dream team B. Buffon sui pali non ha scatenato quasi alcuna discussione. Cosa che invece hanno fatto le posizioni di Carlos Alberto e Roberto Carlos. Due tra i terzini più forti di ogni epoca. Hanno fatto le fortune della nazionale brasiliana e dei club in cui hanno militato, anche e soprattutto per le cavalcate offensive. “Costringerli” a difensori centrali per fare spazio a un centrocampista in più è un’ingiustizia. E il povero Baresi, inserito come libero, ne farebbe le spese a ogni azione offensiva.
Anche il centrocampo desta più di qualche perplessità. Anche in questo caso, nulla quaestio sulla mediana, con Pirlo e Rijkaard nel loro ruolo naturale. Grandi critiche, invece, sugli esterni. Zidane ha illuminato i palcoscenici internazionali da centrocampista centrale, venendo impiegato rare volte sulla sinistra (mentre in questo caso viene messo sulla destra). Di Stefano, invece, non ha giocato più basso della trequarti. Ruolo naturale seconda punta, all’occorrenza centravanti. 266 goal in 311 gare al Real Madrid. E omettiamo tutti i trofei vinti in quegli anni. Questo basta per rendere incomprensibile la scelta?
Passiamo dunque all’attacco: Ronaldinho, Cruyff e Garrincha. Teoricamente l’ultimo è l’unico nel suo vero ruolo. Ma in questo caso non si poteva sbagliare in quanto ha giocato sempre e solo da ala destra. Cruyff e Ronaldinho invece sarebbero due trequartisti, ma il primo ha vinto con l’olanda nella posizione di falso nueve, il secondo invece ha fatto divertire la generazione dei millennials sulla sinistra, quando militava tra le file del Barcellona. Tutto sommato è un reparto offensivo più che plausibile e che potrebbe fare divertire non poco gli spettatori.
Passiamo dunque al dream team numero 1. La formazione teoricamente migliore che il mondo del calcio possa offrire. Il talento è immenso, ma la composizione è da mani nei capelli.
In porta troviamo Yashin, quello che per molti è il portiere più forte di tutti i tempi, nonchè l’unico, fin qui, a vincere il pallone d’oro. In difesa, poi, Maldini, Beckenbauer e Cafù. Per il terzino brasiliano vale lo stesso discorso fatto per Carlos Alberto e Roberto Carlos: mettere uno dei terzini destri più forte di tutti i tempi come centrale è limitante. Beckenbauer al centro non si discute, mentre Maldini, per quanto abbia dato il meglio di sè da terzino sinistro, da difensore centrale si è fatto più che rispettare negli ultimi anni di carriera.
Anche in questo caso il centrocampo è il reparto più discusso. Matthaus e Xavi sono due mediani puri. Ma vedere Pelè e Maradona come esterni di fascia appare più che una forzatura: metterli lì solo per non escludere nessuno del tridente offensivo di cui tra poco parleremo. Maradona ha sempre giocato tra le linee, all’occorrenza da seconda punta. In ogni caso si è sempre mosso al centro del campo, dove poteva incantare con le sue qualità. Relegarlo nella linea laterale è quasi un abominio. Pelè ha vinto tre mondiali da protagonista nel ruolo di attaccante, ha messo a referto 761 reti in gare ufficiali (1281 contando le amichevoli) con una media realizzativa da 0.92 goal a partita. Un mostro d’area di rigore piazzato sulla fascia.
Il tridente offensivo, infine è il seguente: Cristiano Ronaldo, Ronaldo e Messi. Nulla da dire circa le posizioni in campo, essendo quelle che da sempre hanno occupato durante le loro carriere. Con un centrocampo ben più equilibrato e realistico potremmo seriamente parlare dell’11 più forte di sempre. Certo è che vedere una formazione con ben 5 attaccanti e un terzino dalle spiccate doti offensive, stride con tutto ciò che da sempre abbiamo visto nel rettangolo di gioco.
Non sono mancate le polemiche per gli assenti illustri di queste tre formazioni. Cannavaro e Kakà ad esempio, palloni d’oro nel 2006 e nel 2007. O ancora Gullitt, Casillas e Weah. Per non parlare poi di Scirea, Totti, Del Piero, Baggio e Riva, da molti considerati i migliori giocatori del calcio nostrano. Si potrebbero citare anche Mazzola, Puskas, Rivera ed Eusebio, il meglio che poteva offrire il calcio mezzo secolo fa. E la lista potrebbe continuare.
Vista l’improbabilità di questi tre 11, la loro inattuabilità in un campo giocato per la quasi totale mancanza di equilibrio, non era forse meglio stilare una lista come fece, a suo tempo, la FIFA?
Francesco Mascali
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Proprietario, editore e vice direttore di Voci di Città, nasce a Catania nel 1997. Da aprile 2019 è un giornalista pubblicista iscritto regolarmente all’albo professionale, esattamente due anni dopo consegue la laurea magistrale in Giurisprudenza, per poi iniziare la pratica forense presso l’ordine degli avvocati di Catania. Ama viaggiare, immergersi nelle serie tv e fotografare, ma sopra tutto e tutti c’è lo sport: che sia calcio, basket, MotoGP o Formula 1 non importa, il week-end è qualcosa di sacro e intoccabile. Tra uno spazio e l’altro trova anche il modo di scrivere e gestire un piccolo giornale che ha tanta voglia di crescere. La sua frase? «La vita è quella cosa che accade mentre sei impegnato a fare altri progetti»