Un altro nome illustre si aggiunge alla lista dei tanti giocatori che hanno appeso le scarpette al chiodo negli ultimi anni. A salutare il mondo del calcio giocato, dopo Petr Čech, stavolta, è Fernando Torres, che si ritira dopo diciannove anni di carriera tra Spagna, Inghilterra, Italia e Giappone. 35 anni compiuti lo scorso 20 marzo, il centravanti spagnolo ha vissuto l’ultima esperienza della sua gloriosa esperienza da professionista in Oriente, tra le file del Sagan Tosu, squadra in cui milita il colombiano ex Cagliari e Roma Victor Ibarbo.
Cresciuto nelle giovani della squadra della sua città e per cui ha sempre fatto il tifo, l’Atlético Madrid (tutti i suoi amici tifavano per il Real), Torres diventa il più giovane capitano nella storia dei colchoneros a soli 19 anni, nella stagione 2003-2004. In breve tempo diviene un imprescindibile punto di riferimento della squadra e risulta tra i migliori giovani talenti della sua epoca, tanto da mettere a segno 91 reti in 244 presenze e diventare un beniamino della squadra della sua città, facendo sognare i tifosi che si stropicciano gli occhi di fronte alle sue prodezze.
Nel 2007 arriva la cessione da record al Liverpool, con la cui maglia continua a segnare a raffica. Anche in Inghilterra, Torres impiega poco tempo ad entrare nel cuore dei tifosi, continuando a segnare gol a grappoli (81 in totale in 142 apparizioni tra campionato e coppe) e risultando una delle pedine insostituibili della squadra, insieme al capitano Steven Gerrard. Con i Reds, però, non riesce a vincere alcun trofeo, così nel 2011 si accasa al Chelsea di Carlo Ancelotti a stagione in corso. A Londra, anche e soprattutto a causa dei tanti problemi fisici riportati nelle stagioni precedenti, in particolar modo al ginocchio destro, fatica a imporsi e a guadagnarsi un posto nell’undici titolare dei Blues, che possono contare anche su Nicolas Anelka e sul sempiterno Didier Drogba, oltre che su Salomon Kalou.
Nei suoi primi sei mesi al Chelsea si segnala soltanto per un gol al West Ham. Non va meglio l’anno successivo, in cui mette a referto appena 11 reti in 49 presenze stagionali, ma si rende autore di reti particolarmente importanti, tra cui quella nella gara di ritorno della semifinale di Champions League pareggiata per 2-2 al Camp Nou contro il Barcellona, che permette ai londinesi di approdare alla finalissima di Monaco di Baviera, poi vinta ai rigori contro i padroni di casa del Bayern Monaco. L’anno successivo ritrova in panchina il connazionale Rafa Benítez, già suo allenatore al Liverpool dal 2007 al 2010: sotto la sua guida, Torres vive la sua miglior annata col Chelsea dal punto di vista realizzativo, facendo registrare 22 reti in 64 presenze e mettendo in bacheca anche l’Europa League.
Dopo la breve quanto deludente esperienza al Milan (appena una rete in 10 presenze), nel gennaio 2015 El Niño fa ritorno all’Atlético Madrid, la squadra che lo aveva lanciato nel calcio che conta quando era ancora giovanissimo. Torres non è più un giovane talento e la sua media realizzativa è calata tantissimo negli ultimi anni, ma la gioia dei tifosi dei colchoneros nel riaccoglierlo è praticamente la stessa di quasi dieci anni prima.
Sotto la guida del Cholo Simeone, il classe ’84 risulta un’alternativa di lusso al titolare Diego Costa, segnando 32 gol in 144 presenze tra campionato e coppe e vincendo la seconda Europa League della sua carriera, prima di chiudere la sua carriera al Sagan Tosu, in Giappone. Da menzionare anche e soprattutto la sua esperienza con la maglia della Nazionale spagnola, di cui è il terzo miglior marcatore di sempre con 38 reti e decimo per presenze con 110 apparizioni totali.
Con la Roja, Torres ha partecipato a tre Europei (2004, 2008 e 2012), altrettanti Mondiali (2006, 2010 e 2014) e due Confederations Cup (2009 e 2013), recitando un ruolo da protagonista assoluto nell’Europeo vinto nel 2008 in Austria e Svizzera. Suo, infatti, il gol decisivo nella finalissima vinta 1-0 contro la Germania a Vienna. Con le Furie Fosse vince anche il primo storico Mondiale della storia della Spagna nel 2010 in Sudafrica, quindi si aggiudica un altro Europeo, nel 2012 in Polonia e Ucraina, rifilando una doppietta all’Irlanda nella fase a gironi (4-0) e andando a segno anche nel poker riservato all’Italia di Cesare Prandelli nella finale di Kiev. Il suo ultimo trofeo con la Spagna è la Confederations Cup disputatasi nel 2013 in Brasile, in cui segna addirittura quattro gol nel 10-0 a Tahiti e mette a referto una rete nel 3-0 alla Nigeria.
La sua gloriosa carriera in Nazionale si chiude il 23 giugno 2014, in occasione dell’ultima partita del deludente Mondiale in Brasile vinta 3-0 contro l’Australia. Una vittoria vana per le Furie Rosse, eliminate al primo turno dopo le precedenti sconfitte con Olanda (5-1) e Cile (2-0), con Torres che saluta la Roja nel miglior modo possibile, ossia andando a segno. La sua carriera da professionista, invece, termina oggi, dopo 19 stagioni, dieci trofei e 888 presenze e 317 reti tra club e Nazionali. In molti si chiedono cosa sarebbe potuto diventare Torres se non fosse stato limitato da numerosi infortuni proprio nel periodo più bello della sua carriera, ma El Niño ha lasciato comunque il segno e ci ha offerto a lungo il meglio del suo infinito repertorio, sia tecnico che umano.
Dennis Izzo
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