L‘avventura da giramondo di Marco Rossi si arricchisce di nuove esperienze degne di nota, tappe significative nella carriera di un uomo che, partito dalla Lumezzane, ha lasciato l’Italia dopo aver guidato anche Pro Patria, Spezia e Scafatese, per approdare in Ungheria, all’Honvéd. In sella alla panchina dei rossoneri di Budapest ha dovuto far fronte a non poche difficoltà, ma è riuscito a superarle con un’incredibile forza di volontà e una passione fuori dal comune. Pur non essendo tra le favorite per la vittoria del titolo nazionale, lo scorso anno l’Honvéd è tornato a vincere il campionato ungherese (il quattordicesimo della sua storia), impresa che non gli riusciva addirittura dalla stagione 1992-1993.
Una cavalcata storica quella dei rossoneri di Budapest, una corsa appassionante conclusasi nel migliore dei modi, proprio quando le cose stavano iniziando a prendere una piega tutt’altro che positiva e il sogno di vincere sembrava ormai sfumato. Tra errori arbitrali tanto frequenti quanto decisivi e una concorrenza spietata da parte delle altre pretendenti al titolo, sulla carta meglio dotate per centrare un obiettivo del genere (su tutte le potenti Videoton e Ferencváros), infatti, non è stato facile per la squadra rossonera mantenere il primo posto in classifica fino all’ultima giornata, concludendo il campionato in vetta con 65 punti. Meriti anche e soprattutto per il già citato Marco Rossi, che dopo alcune esperienze in Italia ha avuto il coraggio di tuffarsi in un’esperienza professionale profondamente diversa da quelle che ha avuto modo di vivere nel nostro paese ed ha raccolto i frutti di un lavoro encomiabile.
A fine anno ha messo in bacheca il primo trofeo della sua carriera ed è stato anche premiato con il prestigioso riconoscimento di miglior allenatore del torneo, divenendo il primo italiano a vincere in terra ungherese, nonché una vera e propria icona per l’Honvéd e i suoi tifosi (per rispetto di questi ultimi, ha poi rifiutato un’allettante offerta del Debrecen). Al termine della scorsa stagione, però, Marco Rossi ha lasciato Budapest, dimettendosi per la seconda volta nel corso della sua quinquennale esperienza sulla panchina rossonera – stavolta in seguito a divergenze con la società, che gli proponeva un prolungamento di contratto di appena un anno e a cifre identiche all’accordo precedente – ma non ha fatto fatica a trovare una nuova casa. Ad accoglierlo, infatti, ci ha pensato il FK DAC, squadra con sede a Dunajská Streda, in Slovacchia. Il club non è mai riuscito ad andare oltre il terzo posto in classifica nel corso della sua storia e negli ultimi quattro anni ha oscillanti tra il settimo e l’undicesimo posto, lasciando piuttosto a desiderare e vedendosi spesso superare da altre squadre più affamate o meglio strutturate nella corsa all’Europa e a piazzamenti dignitosi in classifica.
Con l’arrivo del tecnico italiano, i gialloblu hanno ripreso a marciare con convinzione e personalità, tanto da essere attualmente quarti in classifica con 32 punti, appena due lunghezze in meno rispetto a Zilina e Slovan Bratislava, rispettivamente seconda e terza in classifica a pari merito. Con tre partite ancora da giocare prima che cali il sipario sul campionato slovacco, Marco Rossi sembra vicino ad un altro bel traguardo in poco meno di un anno. I risultati ottenuti tra Honvéd e DAC non sono passati inosservati, tanto che l’allenatore piemontese avrebbe ricevuto numerose offerte interessanti: dalla proposta di un club di Ligue 1 a quella di una squadra cipriota, passando per una ricca offerta dagli Emirati Arabi Uniti e (forse la più importante) la possibilità di diventare commissario tecnico della Nazionale ungherese, per la cui panchina era il candidato principale insieme al tecnico portoghese ex Fiorentina Paulo Sousa (i magiari hanno poi scelto il belga Georges Leekens). Insomma, se è vero che il classe ’64 si è formato ed è cresciuto in Italia, è pur vero che è all’estero che ha trovato la sua dimensione e la sua carriera sembra destinata a proseguire lontano dal Bel paese.
Dopo Ungheria e Slovacchia, quale sarà la prossima tappa di Marco Rossi? Di certo, un ritorno a casa appare un’ipotesi più che utopistica, almeno per il momento. È proprio vero che «nemo propheta in patria» oppure è l’innato feeling tra l’estero e il nativo di Druento ad averlo portato più volte lontano dall’Italia? Già, perché anche da calciatore non ha giocato soltanto in Italia, trascorrendo un anno con la maglia dei messicani dell’América e un altro con quella dei tedeschi dell’Eintracht Francoforte. Un richiamo talmente forte che è proseguito anche quando Marco Rossi ha appeso le scarpette al chiodo per diventare allenatore: prima un po’ di sana esperienza in Italia, tra Serie C e Serie D (Lumezzane, Pro Patria, Spezia, Scafatese, Cavese), poi cinque anni in Ungheria, all’Honvéd, con il titolo vinto a coronamento di una favola iniziata col raggiungimento della salvezza l’anno precedente, quindi l’avventura al DAC, in Slovacchia. Due anni di contratto con la possibilità di firmare per un’ulteriore stagione, però, non bastano a garantire la sua permanenza in quel di Dunajská Streda: le offerte, del resto, non mancano, in linea con le sue ambizioni e con quanto è riuscito a fare fin qui, soprattutto negli ultimi anni, anche se probabilmente proprio alla luce di quanto è stato in grado di fare in Ungheria avrebbe meritato di ricevere maggiore considerazione.
Dennis Izzo
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